Il dilemma della pensione anticipata: rinunciare ai soldi o lavorare fino a tarda età?

La pensione anticipata consente di lasciare il lavoro prima dei 67 anni di età ma accettando una riduzione sull’assegno pensionistico. 

Maturare meno anni di contributi significa ridurre l’importo sul cedolino della pensione. Il compromesso è accettabile?

Dubbi sulla pensione anticipata
Pensione anticipata – InformazioneOggi.it

Godersi il meritato riposo prima del tempo accettando una riduzione dell’importo della pensione o continuare a lavorare fino a tarda età ricevendo, poi, un assegno più corposo? La pensione anticipata mette i lavoratori davanti ad un dilemma. Allo stesso tempo gli anticipi pensionistici sono una questione delicata anche per il Governo. Richiedono, infatti, di escogitare sistemi di accesso ai trattamenti più semplici che incrementano, però, la spesa pubblica. Per evitare un aumento spropositato si rendono necessari dei compromessi che limitano la convenienza per i lavoratori che desiderano lasciare il lavoro prima del tempo.

Di quali compromessi si parla? Di limiti reddituali, di rinuncia al cumulo, di una pensione più bassa accumulando meno contributi (soprattutto per quei lavoratori che rientrano nel sistema di calcolo puramente contributivo). L’anticipo non lascia scelta, o il lavoro o la pensione ad eccezione di Opzione Donna. La misura consente alle lavoratrici caregiver, invalide al 74% o disoccupate di lasciare il lavoro a 60 anni (59 anni con un figlio e 58 anni con due figli) con 35 anni di contribuzione. Impone il ricalcolo dell’importo pensionistico unicamente con il sistema contributivo ma permette il cumulo con il lavoro. Come detto, però, questa è un’eccezione alla regola generale.

Pensione anticipata e convenienza, il caso di Quota 103

Nel 2023 i lavoratori possono andare in pensione con Quota 103. Si tratta di uno scivolo temporaneo in attesa che il Governo proceda con la tanto attesa Riforma delle Pensioni. Consente di lasciare il lavoro al compimento dei 62 anni di età avendo maturato un alto numero di contributi, ben 41. Una formula, dunque, destinata a pochi ma di cui è bene approfondire la convenienza.

Requisiti di accesso a Quota 103

Come per le precedenti Quote – 100 e 102 – anche quella attualmente attiva prevede

  • un anticipo pensionistico con finestra di differimento di tre mesi,
  • la cessazione dell’attività lavorativa fino alla maturazione dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia (67 anni di età e venti di contribuzione).

Significa, ad esempio, che il socio lavoratore di un’azienda commerciale dovrà interrompere la partecipazione al rapporto di lavoro e accettare di perdere l’erogazione di reddito da lavoro dipendente e autonomo. Fanno eccezione i redditi da lavoro autonomo occasionale di importo inferiore a 5 mila euro all’anno. In questo caso non si dovrà interrompere l’occupazione.

Ma in ogni altro caso, percependo anche un solo euro di reddito si perderà l’intera annualità di pensione e si dovranno restituire le somme già percepite.

Il disincentivo quanto costa al lavoratore?

Quota 103 prevede un meccanismo di disincentivo alla pensione anticipata. Nello specifico, dalla decorrenza e fino al compimento dei 67 anni il valore lordo dell’assegno pensionistico non potrà superare i 2.820 euro circa (cinque volte il valore del trattamento minimo pensionistico ossia 563,74 euro nel 2023).

In pensione anticipata con Opzione Donna, vantaggi e svantaggi

Opzione Donna comporta l’accettazione del ricalcolo pensionistico unicamente con il sistema contributivo. Significa dover accettare una perdita di importo anche del 10% se non di più. La riduzione sarà maggiore specialmente per le lavoratrici che hanno molti anni di contribuzione versati prima del 1° gennaio 1996.

Ricordiamo che per la cristallizzazione del diritto potranno andare in pensione anticipata tutte le lavoratrici (non tenendo conto delle restrizioni introdotte dalla Legge di Bilancio 2023) che hanno maturato i vecchi requisiti prima della scadenza del diritto.

Ape sociale, il limite reddituale da rispettare

L‘APE Sociale non è una vera e propria pensione anticipata ma un’indennità che accompagna il lavoratore fino alla pensione di vecchiaia. Rivolta unicamente a caregiver, invalidi al 74%, disoccupati e addetti alle mansioni gravose richiede una condizione da conoscere.

L‘importo spettante non potrà superare i 1.500 euro. La parte eccedente comincerà ad essere erogata unicamente una volta richiesta a 67 anni la pensione di vecchiaia. Inoltre, al lavoratore che lascerà il lavoro con l’APE Sociale non verrà erogata la tredicesima. Sono perdite da considerare prima di scegliere questa forma di pensione anticipata. Si potrebbe procedere con un confronto con il computo nella Gestione Separata per capire quale soluzione è preferibile.

Il computo in Gestione Separata

Tale computo consente di anticipare il pensionamento

  • avendo versato almeno un mese di contributi nella Gestione Separata,
  • possedendo i requisiti per l’opzione con metodo contributivo (15 anni versati in totale di cui cinque dopo il 1995 e meno di 18 entro il 31 dicembre 1995).

Di conseguenza il computo prevede un sistema di calcolo puramente contributivo (svantaggio) ma con l’erogazione per tredici mensilità senza dover rispettare un limite massimo (vantaggio rispetto l’APE).

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