Pensione in anticipo con invalidità all’80%: le soluzioni sono numerose e molto convenienti

Gli invalidi hanno la possibilità di accedere alla pensione prima? Esistono degli strumenti che lo consentono? Scopriamolo.

Gli invalidi all’80% hanno diritto, se rispettano specifici requisiti anagrafici e contributivi, alla pensione anticipata, tramite le Deroghe Amato.

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La pensione di inabilità, invece, è riservata a coloro che non possono più lavorare a causa di un peggioramento delle proprie condizioni di salute. La RITA, infine, consente di smettere di lavorare con 5 o 10 anni di anticipo. Si tratta di misura convenienti? Vediamo cosa stabilisce la legge.

Pensione anticipata con le Deroghe Amato: i destinatari

In Redazione è giunto il seguente quesito:

Buongiorno, ho un’invalidità all’80%, 57 anni di età e 15 di contributi. Attualmente sono disoccupato. Qual è la soluzione migliore per andare in pensione? Grazie.”

Il nostro Lettore potrebbe avere diversi metodi a disposizione. Scopriamo quali sono.

Innanzitutto, il Decreto Amato consente ai disabili o portatori di handicap all’80%, di andare in pensione in anticipo. È necessario, però, aver versato almeno 20 anni di contributi. In particolare, gli uomini possono smettere di lavorare a 61 anni (56 anni se non vedenti), mentre le donne già a 51 anni, se, ovviamente, si matura il presupposto contributivo.

Il Decreto Amato, inoltre, contiene 3 deroghe, che riducono ulteriormente il requisito contributivo per i disabili. Nel dettaglio, si può accedere al pensionamento con soli 15 anni di contributi, se ricorrono, alternativamente, le seguenti condizioni:

  1. aver versato 15 anni di contributi prima del 1992 (780 settimane);
  2. essere stati autorizzati al versamento di contribuzione volontaria, entro il 24 dicembre 1992;
  3. possedere almeno 25 anni di anzianità assicurativa, 15 anni di contributi effettivi come lavoratore dipendente e 10 anni di lavoro discontinuo.

Attenzione, però, i beneficiari della misura sono solo gli iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria dell’INPS (ad esclusione delle Gestioni speciali dei lavoratori autonomi) e alle forme di previdenza sostitutive della stessa. Restano, dunque, esclusi i lavoratori dipendenti del settore pubblico e i lavoratori autonomi.

Consulta anche: “Pensione con 15 anni di contributi? In questi particolari casi è possibile“.

Pensione di inabilità: quando spetta?

Un’ulteriore possibilità per andare in pensione in anticipo è la pensione di inabilità. La Legge n. 335/1995, all’art. 2, comma 12, prevede il diritto per i dipendenti pubblici di beneficiare di uno specifico trattamento pensionistico in caso di cessazione dell’attività lavorativa per infermità. Tale infermità deve aver causato la totale impossibilità per il soggetto di svolgere qualsiasi attività lavorativa, in maniera permanente.

Questa prestazione, tuttavia, si rivolge ai soli lavoratori dipendenti pubblici, iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria. Gli interessati, inoltre, devono possedere i seguenti requisiti:

  • un’anzianità contributiva di 5 anni, dei quali almeno 3 nel quinquennio antecedente l’invio della domanda;
  • cessazione del rapporto di lavoro a causa dell’infermità sopraggiunta, non legata a causa di servizio;
  • riconoscimento della totale e permanente incapacità a svolgere ogni mansione, per via dell’infermità.

Leggi anche: “Pensione di inabilità, quando viene erogata ai lavoratori: contributi e maggiorazione“.

RITA: rendita con 5 o 10 anni in anticipo

L’ultima opzione a disposizione del nostro Lettore potrebbe essere la RITA, la cd. Rendita Integrativa Temporanea Anticipata. Si tratta di uno strumento che consente di anticipare la liquidazione della pensione integrativa. Di conseguenza, è chiaro che possono usufruirne solo coloro che hanno aderito a un Fondo per la pensione complementare.

È una possibilità molto vantaggiosa per i disoccupati iscritti ai Fondi pensionistici, perché possono andare in pensione in anticipo. In particolare, la RITA è rivolta a coloro che:

  • hanno cessato l’attività lavorativa;
  • raggiungono l’età anagrafica per la pensione di vecchiaia entro i 5 anni successivi (che hanno, dunque, 62 anni);
  • hanno maturato, al momento della domanda, almeno 20 anni di contributi e almeno 5 anni di partecipazione a forme pensionistiche complementari.

Per i disoccupati di lungo periodo, invece, sono richiesti:

  • cessazione dell’attività lavorativa;
  • inoccupazione da più di 24 mesi;
  • raggiungimento dell’età anagrafica per la pensione nei 10 anni successivi;
  • maturazione di 5 anni di iscrizione ai Fondi pensione complementare.

A seconda delle ipotesi, quindi, si può chiedere la liquidazione anticipata della pensione integrativa con 5 oppure 10 anni di anticipo.

Potrebbe interessarti anche il seguente articolo: “Come aiuta la RITA ad andare in pensione 5 o 10 anni prima“.

Conclusioni

Il nostro gentile Lettore, pur avendo un’invalidità al’80%, non può, attualmente, andare in pensione usufruendo delle Deroghe Amato. Potrebbe, però, attendere il compimento dei 61 anni di età ed usufruire della prima o della seconda deroga, se possiede tutti gli altri requisiti.

Con 15 anni di contributi, potrebbe usufruire della pensione di inabilità, se ha ottenuto il riconoscimento dell’impossibilità a svolgere qualunque attività lavorativa, a causa dell’infermità e se è un dipendente pubblico.

Infine, se risulta iscritto ad un Fondo di pensione integrativa, può beneficiare della RITA e godere di tale indennità fino al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia.

Se hai dubbi o vuoi porre una domanda di carattere previdenziale, fiscale e legge 104, invia qui il tuo quesito.

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