Pensione di inabilità, quando viene erogata ai lavoratori: contributi e maggiorazione

La pensione di inabilità spetta ai lavoratori che non possono più esercitare la professione per un aggravarsi delle condizioni di salute. 

Scopriamo quando viene erogata la pensione di invalidità e qual è l’iter a cui sottoporsi per ottenere il trattamento.

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InformazioneOggi.it

La Legge dell’8 agosto 1995 numero 335, articolo 2 comma 12 stabilisce il diritto per i dipendenti pubblici di conseguire un trattamento pensionistico qualora la cessazione dell’attività lavorativa sia legata ad una infermità. Tale infermità non dovrà essere dipesa da causa di servizio e dovrà determinare, invece, l’assoluta impossibilità per l’interessato di svolgere qualsiasi attività lavorativa in modo permanente. Lo Stato tutela così, dunque, i soggetti che non possono più esercitare la professione a causa di un aggravarsi delle condizioni di salute. Per ottenere il riconoscimento della pensione di invalidità occorrerà chiedere al datore di lavoro di essere sottoposti all’apposita visita medico-legale.

Approfondiamo la tematica di rilevante interesse per rispondere al quesito giunto in redazione “Sono un impiegato pubblico, ho un’invalidità civile di 2/3 (articolo 3 comma 1), 64 anni di età e 37 anni di contributi. Desidero sapere se, quando e come potrò andare in pensione“. La soluzione è proprio la pensione di inabilità.

Pensione di inabilità, a chi si rivolge

Destinatari della prestazione sono i lavoratori dipendenti pubblici iscritti alle forme previdenziali esclusive dell’Assicurazione Generale Obbligatoria. Condizioni necessarie per richiedere il trattamento sono:

  • il possesso di un’anzianità contributiva di cinque anni di cui almeno tre anni nel quinquennio precedente all’inoltro della domanda. Concorrono alla formazione dell’anzianità anche eventuali periodi di riscattati o ricongiunti presso l’INPS,
  • la risoluzione del rapporto di lavoro a causa dell’infermità sopraggiunta non dipendente da causa di servizio,
  • il riconoscimento dell’assoluta e permanente impossibilità a svolgere qualsiasi mansione in seguito alla sopraggiunta infermità.

Il trattamento non è compatibile con lo svolgimento di un’occupazione autonoma né con un lavoro dipendente sia in Italia che all’estero. Qualora dovesse essere rilevata una retribuzione successiva alla concessione della pensione di inabilità legata ad un lavoro subordinato o autonomo, la prestazione verrebbe immediatamente revocata a decorrere dal primo giorno del mese successivo al rilevamento. Inoltre l’INPS chiederebbe indietro le somme percepite illegittimamente.

I dettagli della prestazione

Una volta che la Commissione medico-legale INPS accerta l’inabilità permanente e assoluta scatta il collocamento a riposo e la persona con invalidità non dovrà più essere sottoposta ad accertamenti sanitari proprio per la natura della sua infermità. La pensione di inabilità decorre dal giorno successivo alla risoluzione del rapporto di lavoro. Verrà erogata a vita, fino alla morte del pensionato. In più ha carattere di reversibilità per i superstiti.

Se la domanda, però, viene presentata in seguito alla cessazione del rapporto di lavoro allora la decorrenza scatterà il primo giorno del mese successivo all’inoltro. Per quanto riguarda l’importo spettante, invece, la normativa prevede l’attribuzione di un Bonus o di un’anzianità convenzionale come se il richiedente avesse lavorato per 40 anni di servizio o fino al 60esimo anno di età. Tale maggiorazione viene aggiunta alla pensione calcolata sulla base dei contributi versati – 37 nel caso del lettore che ha posto il quesito. Ipotizzando che la contribuzione sia stata versata in parte prima del 1° gennaio 1996 e in parte dopo, si potrebbe pensare che il sistema di calcolo utilizzato sarà quello misto. Solo se al 31 dicembre 1995 l’anzianità risultava superiore a 18 anni. Qualora a fine dicembre 1995 l’anzianità contributiva risultava inferiore a 18 anni allora il sistema di calcolo utilizzato sarà quello contributivo.

Inoltro della domanda per il pensionamento: la procedura

Se la richiesta della pensione di inabilità dovesse rivelarsi l’occasione per lasciare il lavoro occorre sapere come inoltrare la domanda di accesso al trattamento. Sarà necessario presentare la richiesta all’amministrazione presso la quale il dipendente presta o ha prestato servizio. All’istanza dovrà essere allegato il certificato medico attestante l’inabilità assoluta e permanente. Il riconoscimento verrà effettuato da Commissioni differenti a seconda dell’ente di appartenenza. Parliamo della Commissione medica ospedaliera per il Comparto Forze Armate, Corpi di Polizia, dipendenti del Ministero della Difesa; della Commissione medica ASL per il comparto enti pubblici non economici e della Commissione medica di verifica specifica per il comparto scuola, università, Ministeri, sanità ed enti locali.

Una volta accertato il diritto al trattamento e deliberato il collocamento a riposo per la conclusione dell’iter occorrerà attendere 85 giorni. Tale il periodo designato per la fine del provvedimento in relazione alla pensione di inabilità.

Se il diritto non dovesse essere accordato, invece, si potrebbe presentare ricorso al Comitato provinciale dell’INPS entro 90 giorni dal giorno in cui si è ricevuta la risposta negativa.

Come si calcola la maggiorazione sulla pensione di inabilità

Contributi e maggiorazione, queste le variabili che influiscono sull’importo della pensione di inabilità. Attenzione, la maggiorazione spetta solamente se il richiedente ha meno di 60 anni. L’incremento virtuale, infatti, calcola la presunta contribuzione maturata fino ai sessant’anni per un massimo di 40 anni di contribuzione.

I contributi, nello specifico vengono calcolati sulla base delle medie contributive degli ultimi cinque anni con rivalutazione ai sensi della Legge Amato. Occorre, dunque,

  • rivalutare le ultime 260 settimane di retribuzione prima del pensionamento oppure il minino numero esistente per i coefficienti di rivalutazione della Quota B,
  • sommare tutte le retribuzioni così trovate,
  • moltiplicare il risultato per l’aliquota di computo della Gestione che per i dipendenti è del 33%,
  • dividere il risultato per 260 settimane per ottenere la media contributiva settimanale,
  • moltiplicare il risultato ottenuto per il numero di settimane di differenza tra la decorrenza della pensione di inabilità e il compimento dei 60 anni per calcolare la quota di maggiorazione.

Per i dipendenti pubblici inabili, poi, si dovrà tener conto di un doppio tetto. Il beneficio dovrà essere inferiore all’80% della base pensionabile delle quote di pensione determinate con calcolo retributivo e all’importo della pensione privilegiata che il dipendente avrebbe ricevuto se la causa dell’infermità fosse stata di servizio.

Se hai dubbi o vuoi porre una domanda di carattere previdenziale, fiscale e legge 104, invia qui il tuo quesito.

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