Omicron: nuove varianti che fanno paura, ci sono dubbi sui vaccini

Le possibili varianti Covid-19 saranno più o meno pericolose di Omicron? Gli ultimi sviluppi della scienza.

Gli scienziati stanno lavorando per cercare di capire gli effetti di una possibile futura variante del Covid-19. Al momento, però, non ci sono sufficienti elementi per prevedere se sarà come Omicron, più lieve o più grave.

possibili varianti
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La fine dello stato di emergenza, la riduzione del numero dei vaccini, la revoca delle misure di sicurezza e protezione preoccupano la comunità scientifica, in vista di possibili mutazioni del virus ed un ritorno alla fase acuta della pandemia.

Cosa ci sarà dopo Omicron?

La fine della pandemia, purtroppo, sembra ancora lontana. I ricercatori, infatti, hanno rilevato casi di subvariante BA.2, che sembrerebbe più trasmissibile delle altre varianti Covid -19. Inoltre, di recente una ricerca scientifica ha portato alla luce gli effetti reali del il farmaco Ivermectina che ostacola il Covid-19

La comunità scientifica, tuttavia, è combattuta circa le sue probabili conseguenze della nuova variante. C’è chi ritiene che sarà molto più lieve, in virtù della copertura vaccinale e chi, invece, teme per un incremento della mortalità.

Al momento non è possibile stabilire quale delle due posizioni sia quella prevalente.

Le future varianti derivano tutte dal ceppo Omicron?

Le future mutazioni saranno più pericolose? Scienziati illustri, tra cui Peter V. Markov, Nikolaos I. Stilianakis e Aris Katzourakis ritengono che potrebbero esserlo. Esse, infatti, sono imprevedibili, come nel caso di Alpha e Delta.

Il dottor John Roberts, responsabile dell’International Medical Corps, ha sottolineato la difficoltà nel fare stime precise, perché la maggiore o minore contagiosità dipenderà da numerosi fattori, come ad esempio, lo stato di salute della popolazione.

Omicron, ad esempio, è stata più letale delle mutazioni precedenti, perché è parzialmente resistente ai vaccini. Il motivo, come spiega Mark Woolhouse, professore di epidemiologia all’Università di Edimburgo, sta nel fatto che non ha avuto origine dalla variante Delta.

Il virus, dunque, non muta in maniera lineare e la stessa sottovariante BA.2 (diffusa soprattutto in Danimarca e Nepal) è differente dalla BA.1. Per tale ragione è impossibile capire da quale stirpe verrà la prossima variante.

Un’ipotesi più ottimistica, invece, ritiene che il SARS-CoV-2 possa diventare simile agli altri virus respiratori, come la comune influenza stagionale e che possa, dunque, acutizzarsi solamente in determinati periodi dell’anno.

I vaccini saranno ancora efficaci?

Il vaccino continua ad essere lo strumento migliore per prevenire il ricovero e la malattia grave, anche nel caso di Omicron 2.

Hans Kluge, direttore generale dell’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità), ha dichiarato alla rivista medica TheBMJ, che, probabilmente, “l’Europa si sta avviando verso la fine della pandemia“.

Sicuramente questo risultato è dovuto ad una serie di fattori, quali l’efficacia delle terapie e l’inizio della stagione calda.

Anche il professore Luthra ha specificato come i vaccini abbiano protetto da ospedalizzazione e morte e che, dunque, si spera di mantenere risultati simili anche in caso di mutazioni. Le aziende farmaceutiche, inoltre, stanno lavorando alla sperimentazione di nuove formule, in grado di fornire un’adeguata protezione anche a ceppi virali differenti da Omicron.

L’importanza della ricerca scientifica

Gli scienziati sono impegnati con l’aggiornamento dei vaccini a mRNA, vista la loro validità sulla variante Delta. Il virologo Semih Tareen, tuttavia, ritiene che, fino a quando coesisteranno vecchie e nuove mutazioni, sarà necessario combinare varie terapie.

Per questo motivo, le ricerche sono rivolte alla scoperta di un vaccino “universale”, pan-coronavirus, in grado di combattere l’intero ceppo virale e non solo la proteina spike (che si evolve continuamente e velocemente).

**Le informazioni presenti nell’ articolo hanno esclusivamente scopo divulgativo e riguardano studi scientifici pubblicati su riviste mediche. Pertanto, non sostituiscono il consulto del medico o dello specialista, e non devono essere considerate per formulare trattamenti o diagnosi.**

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