Il Buono Ordinario è il più “vecchio” tra i buoni fruttiferi postali e segue regole e condizioni diverse. Soprattutto riguardo alla scadenza.
I buoni fruttiferi postali sono molto diffusi tra quegli italiani che si preoccupano di mettere a sicuro il proprio denaro. Tra i tanti motivi abbiamo: garanzia di rimborso, semplicità di sottoscrizione, assenza di costi di apertura e di chiusura (tranne per quanto riguarda gli oneri fiscali), esenzione dall’imposta di successione, tassazione agevolata del 12,5%.

Insomma, ci sono tanti buoni motivi per scegliere i buoni fruttiferi postali come strumento di risparmio. Tuttavia, i tassi di rendimento sono molto bassi e alla scadenza, tranne il capitale investito e gli interessi maturati, non si guadagna molto. Infatti, oltre a essere titoli di media scadenza, sono anche a basso rischio, perché non sono influenzati dalle variazioni dei mercati finanziari.
Leggi anche: “Cambiati i tassi di interesse dei Buoni fruttiferi postali: ma non è una bella notizia per i risparmiatori”
Comunque, può sembrare strano ma è proprio il basso rischio che rende appetibile i buoni postali: il guadagno è sempre certo e non si rischia di perdere i soldi. Quindi, nel portafoglio degli investitori accanto ai titoli di Stato, come BOT (Buoni ordinari del Tesoro) e BTP (Buoni del Tesoro poliennali), c’è spazio anche per i buoni fruttiferi postali.
Buono ordinario: attenzione alla scadenza, si rischia di perdere tutti i soldi
Sul sito poste.it nella sezione “Risparmio e Investimenti” sono presenti 10 tipologie di buoni postali con scadenze e rendimenti diversi. Per ciascun buono postale si descrivono le caratteristiche, i tassi di rendimento, la scadenza. A proposito di scadenza, molti italiani hanno dei dubbi sul Buono ordinario e si chiedono: “Scade dopo 20 o 30 anni?”.
Ricordiamo, che un buono postale ha una scadenza predefinita che varia dalla tipologia scelta. Il giorno successivo alla scadenza il buono diventa infruttifero (cioè non maturano più gli interessi) e si può chiedere il rimborso entro 10 anni. Superati questi il titolo cade in prescrizione.
Leggi anche: Buoni fruttiferi postali che scadono nel 2024: attenzione alla data, c’è il rischio di perdere tutto
Nello specifico, i buoni ordinari hanno una doppia scadenza:
- quelli fino al 27 dicembre 2000 (ossia, Serie Z) hanno una durata di 30 anni e maturano interessi fino al 31 dicembre dell’anno solare di scadenza;
- quelli emessi successivamente (ossia, Serie A1) hanno una durata di 20 anni e smettono di essere fruttiferi al termine del ventesimo anno.
Inoltre, anche la capitalizzazione degli interessi (ovvero, quando anche gli interessi si trasformano in capitale) segue un calcolo diverso:
- buoni ordinari con scadenza 30 anni: maturano interessi in regine di capitalizzazione composta (primi 20 anni) e semplice (ultimi 10 anni);
- buoni ordinari con scadenza 20 anni: maturano solo gli interessi in regine di capitalizzazione composta.
Dal 28 dicembre 2023 il Buono Ordinario ha subito un ribasso dei tassi di interesse passando dal 3,50% al 2,75%. Qualora si volessero investire 10mila euro, il valore netto a scadenza sarebbe di 1.611,78 euro. Il simulatore di Poste Italiane però non tiene conto dell’imposta di bollo, che dovrà essere calcolata in base alla normativa vigente.