Pensione e anni di contributi mancanti, il recupero è possibile: le condizioni

I contributi volontari, utili per la pensione, possono essere utilizzati per coprire dei periodi “vuoti” in cui non si è svolta attività lavorativa ma al verificarsi di alcune condizioni. Scopriamo quali.

I buchi contributivi sono periodi della carriera lavorativa privi di copertura previdenziale. Come recuperarli per raggiungere la pensione?

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InformazioneOggi.it

Con l’avvicinarsi dei 67 anni di età oppure dei 41 anni di contributi, i lavoratori cominciano a riflettere sull’opportunità del pensionamento. Al compimento dei 67 anni basteranno 20 anni di contribuzione per poter accedere alla pensione di vecchiaia. In alternativa, volendo uscire dal mondo del lavoro più in giovane età è possibile contare sulla pensione anticipata ordinaria (42 anni e dieci mesi di contribuzione per gli uomini e 41 anni e dieci mesi per le donne) o sulla pensione per precoci (41 anni di contributi) oppure su Quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contributi). Notiamo, dunque, come la contribuzione sia elemento imprescindibile per il pensionamento. Cosa fare se mancano pochi anni alla maturazione del requisito contributivo ma si ha il desiderio di andare già in pensione?

Un lettore chiede “Il prossimo maggio 2023 compirò 62 anni e nel mese di dicembre maturerò 40 anni e otto mesi di contribuzione. Ho un buco di contributi dal 1° ottobre 1991 al 31 gennaio 1992 in seguito alla chiusura dell’attività commerciale poi assunto in azienda privata. Vorrei sapere se posso riscattare con versamento questo periodo mancante per raggiungere i 41 anni di contributi al 31 dicembre 2023“.

Contributi volontari e Quota 103, la forma di pensionamento prevista nel 2023

La Legge di Bilancio 2023 ha introdotto Quota 103 come scivolo di pensione anticipata. La formula consente di lasciare il mondo del lavoro al compimento dei 62 anni e con 41 anni di contribuzione maturata durante la carriera lavorativa. Condizione necessaria è che la soddisfazione di entrambi i requisiti arrivi entro il 31 dicembre 2023.

Il nostro lettore potrà soddisfare il requisito anagrafico ma non è certo di poter colmare il vuoto contributivo mancante per il raggiungimento dei 41 anni. Nello specifico mancherebbero solo pochi mesi, quattro. Chiede se tramite contribuzione volontaria potrebbe recuperare il periodo di assenza di versamenti a cavallo tra 1991 e 1992 dovuto a pochi mesi di disoccupazione.

La normativa italiana stabilisce che l’opportunità concessa dai versamenti volontari di contribuzione è solamente quella di poter coprire i periodi correnti privi di ogni contribuzione versando un onere commisurato allo stipendio imponibile percepito nelle 52 settimane precedenti all’inoltro della domanda e al numero di settimane da inserire in estratto (DL 184/1997).

Questo perché i contributi volontari permettono unicamente di coprire periodi contestuali al versamento. C’è una sola eccezione, nel momento in cui si effettua la richiesta sarà possibile coprire anche il semestre precedente alla domanda.

Unica condizione per colmare vuoti di contributi lontani nel tempo

Buchi contributivi passati, dunque, non sono colmabili a meno che non si sia svolto un rapporto di lavoro part time. E tale possibilità è stata concessa solo ultimamente. Fino al 2020, infatti, i dipendenti con contratti di lavoro part time verticale o ciclico non potevano maturare le 52 settimane richieste nell’arco di un anno se non presentando domanda di contestuale versamento volontario dei contributi.

A partire dal 2021, invece, grazie al comma 350 dell’articolo 1 della Legge di Bilancio 2021 è stato concesso il diritto gratuito alla contribuzione piena indispensabile al diritto pensionistico anche per i periodi non lavorati rispettando, però, il minimale contributivo verificando tale condizione rapportando la contribuzione del lavoratore in quegli anni con il minimale vigente.

Con una semplice domanda online, l’INPS riconoscerà retroattivamente i periodi di vuoto contributivo. Basterà che il richiedente presenti l’adeguata documentazione firmata dall’ex datore di lavoro in cui si attesta, tra le altre cose, che nel periodo di svolgimento del lavoro part time il dipendente non ha accumulato altre assenze prive di contribuzione (ad esempio le aspettative personali).

Recupero degli anni senza contributi

La normativa permette di recuperare gli anni non lavorati con il versamento volontario dei contributi versando in autonomia il costo di ogni anno di contribuzione per raggiungere l’anzianità contributiva (o aumentare l’importo dell’assegno pensionistico). Requisiti indispensabili aver maturato almeno cinque anni di contributi o tre anni negli ultimi cinque precedenti alla presentazione della domanda. In più occorrerà aver cessato il rapporto di lavoro. Tale opportunità è concessa a tutti i lavoratori, compresi gli iscritti alla Gestione Separata INPS (non titolari di pensione e non iscritti al altra Cassa). Il costo del recupero sarà molto alto.

In alternativa si può optare per il riscatto dei contributi versati dal 1996 in poi a condizione che il riscatto faccia riferimento ad un periodo non coperto da nessun’altra contribuzione. I periodi da riscattare sono

  • quelli di interruzione o sospensione del rapporto di lavoro per un massimo di tre anni per motivi di famiglia o studio o per sospensioni a causa di motivi disciplinari,
  • di formazione professionale, studio e ricerca per acquisire titoli e competenze,
  • di inserimento nel mercato di lavoro (come il lavoro interinale),
  • lavoro part time non coperto da contribuzione.

Naspi e riscatto dei buchi contributivi

I lavoratori con periodi di vuoto contributivo devono sapere che se hanno ricevuto la NASPI durante la disoccupazione allora potranno contare sui contributi figurativi riconosciuti per maturare il diritto alla pensione. Non sarà sicuramente il caso del lettore dato che la Nuova Prestazione di Assicurazione Sociale per l’Impiego è stata introdotta nel 2015 sostituendo l’ASpl e la mini ASpl attive dal 2013.

Nel 1991 si poteva accedere all’indennità di mobilità. I periodi di percezione della misura erano coperti da contributi figurativi ugualmente utili ai fini pensionistici senza nessuna limitazione di durata. Avendola percepita, dunque, si potrà contare sulla contribuzione figurativa maturata per raggiungere il requisito retributivo necessario per andare in pensione.

Se hai dubbi o vuoi porre una domanda di carattere previdenziale, fiscale e legge 104, invia qui il tuo quesito.

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