Pensionamento e calcolo cambia in base al lavoro che si svolge: attenzione a requisiti e scadenze

Raggiunta una determinata età i lavoratori del settore pubblico sono collocati a riposo d’ufficio e devono anche in pensione.

Due possono essere i casi: al raggiungimento dei 67 anni di età oppure dei 65 anni. Nel primo caso si raggiunge la pensione di vecchiaia, mentre nel secondo caso il diritto alla pensione anticipata ordinaria.

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In realtà, riguardo alla pensione anticipa ci sono alcune misure che anticipano ulteriormente l’età anagrafica, purché i lavoratori abbiamo determinati requisiti. Un esempio è l’APE Sociale che permette di andare in pensione con almeno 63 anni di età e 30 anni di contributi. In questo caso, bisogna svolgere attività lavorative gravose. Ricordiamo che i contributi lavorativi maturati sono un altro requisito fondamentale per la pensione, soprattutto se si richiede quella anticipata.

Le novità sulle pensioni sono contenute nella nuova legge di Bilancio che ha prorogato APE sociale e Opzione donna e previsto Quota 103. In alternativa alla pensione il governo a previsto un incentivo (il già noto bonus Maroni) per chi decide di rimanere al lavoro pur avendo raggiunto i requisiti per il pensionamento. Si tratta di un aumento in busta paga derivato da uno sconto sui contributi.

Pensione: si calcola così per questi lavoratori ma attenzione a requisiti e scadenze

Il personale del comparto Scuola (quindi docenti, dirigenti scolastici e personale ATA) può accedere alla pensione seguendo le stesse regole applicate ai dipendenti statali. Però, ci sono alcune differenze che riguardano la decorrenza, la scadenza della domanda e i requisiti.

Infatti, per chiedere il pensionamento prima di tutto devono inviare una domanda contenente la volontà di cessazione dal servizio. La domanda andrà inviata entro dei termini fissati annualmente da un apposito decreto ministeriale. Invece, per il calcolo della pensione netta il personale della scuola deve possedere alcuni requisiti maturati e riconosciuti entro la fine dell’anno solare. Si tratta di requisiti anagrafici, contributivi e amministrativi che, però, cambiano ogni anno in base al ruolo ricoperto.

Nello specifico, la cessazione del servizio scatta a partire dal 1° settembre. Però prima di questa data i richiedenti devono inviare una richiesta preventiva per comunicare la scelta di andare in pensione. In realtà, tale richiesta è obbligatoria solo per il personale a tempo indeterminato di ruolo e riguarda i docenti e il personale educativo, i dirigenti scolastici e, infine, il personale ATA.

La scadenza di invio della domanda varia in base al ruolo ricoperto. Per esempio, i dirigenti possono presentare domanda entro febbraio per andare in pensione lo stesso anno. Invece, i docenti e il personale scolastico devono presentare una richiesta l’anno precedente. Ecco un esempio per capire meglio: in pensione dal 1° settembre 2023, la domanda doveva essere presentata entro il 21 ottobre 2022.

Ecco le opzioni a disposizione degli insegnanti di scuola

Gli insegnati di scuola possono scegliere tra pensione di vecchiaia, pensione anticipata, Opzione donna, APE sociale e le varie quote 100-102-103. I requisiti e le condizioni cambiano in base all’opzione scelta.

Partiamo dalla pensione di vecchiaia che può essere richiesta al raggiungimento dei 67 anni di età che deve essere raggiunta entro il 31 agosto 2023 (d’ufficio) oppure entro il 31 dicembre 2023 (a domanda). In più, servono 20 anni di contributi lavorativi versati. La normativa a cui riferirsi è la seguente: Legge numero 214 del 2011, articolo 24, commi 6 e 7).

Si può richiedere la pensione di vecchiaia anche se si hanno 66 anni e 7 mesi di età anagrafica. In questo caso, però, l’età deve essere raggiunta entro il 31 dicembre 2023 e bisogna aver maturato 30 anni di contributi entro il 31 agosto 2023. La normativa di rifermento è la Legge numero 205 del 2017, articolo 1, commi 147-153.

Quota 103

Per accedere alla pensione anticipata i docenti devono possedere i seguenti contributi:

  • se donne, 41 anni e 10 mesi;
  • se uomini, 42 anni e 10 mesi;
  • riconoscimento dall’INPS.

La domanda di cessazione del servizio deve essere presentata entro il 31 agosto 2023. Inoltre, per aderire a questa opzione pensionistica i docenti devo compiere 62 anni entro il 31 dicembre 2023. La domanda dovrà essere inviata nei termini stabiliti da un apposito decreto del ministero dell’Istruzione.

In molti avranno notato che la pensione anticipa non è altro che la nuova Quota 103. Questa misura, oltre ai docenti, può essere richiesta anche dai dirigenti scolastici e dal personale ATA. L’importante che i requisiti siano maturati entro il 31 dicembre 2023. Attenzione perché i termini e le modalità per usufruire di Quota 103 seguono un calendario bene specifico. Infatti, la riapertura dei termini prevede l’invio della comunicazione della volontà di cessazione dal servizio entro il 28 febbraio 2023.

Opzione donna

I docenti, i dirigenti scolastici e il personale ATA anche per quest’anno possono fruire di Opzione donna, purché abbiano i seguenti requisiti entro il 31 dicembre 2022:

  • compiuto 60 anni di età (59 se con un figlio oppure 58 se con duo o più figli);
  • maturato 35 anni di contributi lavorativi;
  • rientrano in una di queste categorie: caregivers, disabili, disoccupate.

Per un approfondimento si consiglia il seguente articolo: “Ape Sociale e Opzione Donna: qual è più conveniente? Attenzione ai nuovi requisiti”.

Come calcolare la pensione per il personale scuola

L’assegno pensionistico è influenzato da due elementi: i contributi versati e il metodo di calcolo (misto, retributivo o contributivo). Quest’ultimo dipende da quando si è iniziato a lavorare e quindi a maturare i contributi.

Infatti, se un lavoratore ha iniziato a versare i contributi prima del 1995 il calcolo è retributivo; invece, se il contributi sono stati versati dopo il 1995 per il calcolo della pensione sarà utilizzato il metodo contributivo. Infine, se si hanno meno di 18 anni di contributi maturati a fine 1995, il calcolo sarà misto, ovvero sia retributivo sia contributivo.

Importante per il calcolo sono anche tre elementi:

  • il montante contributivo, ossia il numero dei contributi versati nell’intera vita lavorativa;
  • l’età della pensione, che dipende dall’opzione scelta;
  • i coefficienti di trasformazione applicati al montante in base all’età della pensione.

In estrema sintesi, per ottenere la pensione lorda mensile bisogna moltiplicare il montante contributivo per il coefficiente. L’importo ottenuto dovrà essere poi diviso per 13 mensilità. Invece, per conoscere la pensione netta bisogna partire dalla pensione lorda e da questa sottrarre le tasse: imposta Irpef e addizionali regionali e comunali. Bisogna, però tenere conto anche di altre detrazioni spettanti.

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