Titoli di Stato (BOT e BTP) con super rendimenti nel 2022: le previsoni e performance nel 2023

Quali sono i titoli che hanno dato più soddisfazioni agli investitori? Si tratta dell’Oro, del petrolio e del dollaro Usa.

Il 2022 che si è appena concluso sarà ricordato come un anno terribile per i mercati finanziari. A cominciare dai due investimenti che non mancano in nessun portafoglio: azioni e obbligazioni.

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Ma cosa significa questo per gli investitori? Vediamo alcuni esempi che ci aiutano a capire meglio le ricadute su risparmi e capitale.

Le perdite generalizzate non hanno comunque risparmiato i portafogli più diversificati: anche i listini meno volatili come il Ftse Mib a ha registrato da fine 2021 una flessione del 12%. Si tratta della peggiore performance annuale dal 2018, quando l’indice era sceso del 16,1% e della seconda peggiore negli ultimi dieci anni.

Ancora peggio per chi ha puntato sui titoli a maggiore potenziale di crescita; il Ftse Italia Growth ha chiuso con un crollo del 19,3%. La situazione è ancora peggiore per quanti hanno scommesso sulle azioni Usa che perdono oltre il 14%.

Gli investimenti migliori e peggiori nel 2022

Sul fronte internazionale a registrare le perdite maggiori sono i Titoli delle società tecnologiche, che hanno avuto un tracollo quasi del 30%. Chi ha puntato sui colossi di Big Tech si ritrova in media oggi con circa 7 mila euro nel portafoglio rispetto ai 10 mila investiti.

Il peso maggiore in tutto questo lo ha avuto l’inflazione acuitasi oltre le previsioni a causa dell’impatto sui prezzi energetici della guerra in Ucraina.

Come negli Stati Uniti, anche in Europa nel 2023 essa rimarrà una preoccupazione centrale. L’aspettativa sul peggioramento del quadro economico è mantenuta dalla prosecuzione della politica di aumento dei tassi di interesse.

Rispetto alla Federal Reserve la BCE ha un minore margine di manovra per aumentare i tassi di interesse; per questi motivi l’inflazione ha maggiori possibilità di rimanere elevata per il corso dell’intero anno.

La performance straordinaria di petrolio e metalli preziosi

Per questo chi ha investito in materie prime come il petrolio e metalli preziosi come l’oro ha potuto sorridere prendendo profitto nel corso dell’anno.

Ad esempio chi ha puntato sul petrolio, ha potuto sfruttare una straordinaria performance con un incremento e un guadagno potenziale del 41%. Qualcosa di simile è avvenuto per l’investitore sull’oro che, sebbene con un guadagno inferiore, ha portato a casa 10.600 euro ogni 10 mila investiti.

Chi infine è stato abbastanza lungimirante da investire sul dollaro si ritrova con circa 10.650 euro ogni 10 mila investiti. Performance simili ma inferiori per il Franco Svizzero; la valuta rifugio per eccellenza ha fatto guadagnare circa 10.490 sui 10.000 iniziali presi ad esempio.

I risultati nel 2022 sugli investimenti in Titoli di Stato

In Ue si è passati da una situazione di tassi negativi per la maggior parte dei Paesi dell’Eurozona, a rendimenti che sui Titoli di Stato decennali sono sopra il 4% per: Italia, Grecia e Cipro; altri arrivano sopra il 3% e nessuno sotto il 2%. La corsa a rialzo ha portato la media dei rendimenti dei Titoli di Stato nell’eurozona al 3%.

Chi ha inizio 2022 ha investito 10 mila euro in titoli di Stato italiani oggi si ritrova con 1.688 euro in meno sul conto. Tra i Titoli con peggiori performance peggiori ci sono i Titoli di stato del Regno Unito; le quotazioni di questi sono crollate del -28,6%.

Novità positive: fine della guerra e obbligazioni su cui conviene ancora puntare

Cosa significa una tregua della guerra in Ucraina per i mercati è presto detto: minore pressione sul prezzo dell’energia e quindi sull’inflazione. Consumi e crescita possono essere ancora salvati? L’inverno è una stagione che non rivelerà sorprese sul fronte del conflitto armato. Se si avrà un’accelerazione in questo senso, una pace di compromesso potrà arrivare prima dell’inizio della primavera.

Per questo la situazione è difficilmente prevedibile e si conferma in evoluzione almeno fino alla prima metà del 2023.

Tra le novità positive in questo senso l’emissione calendarizzata al primo semestre del prossimo anno di Eurobond per un valore fino a 80 miliardi di euro. Le emissioni finanzieranno gli obiettivi europei e saranno sostenute che dalle garanzie di tutti gli Stati dell’eurozona.

Le obbligazioni USA sembrano una protezione non troppo costosa dal rischio. Per il momento la politica monetaria, ago della bilancia negli Stati Uniti, non dovrebbe necessitare di aumentare i tassi in modo aggressivo nel 2023.

Non possono che beneficiarne le quotazioni dei Titoli di Stato decennali degli Stati Uniti. I rendimenti dei Treasury Usa a 10 anni sono prossimi a scendere al 3,5%; un incentivo per gli investitori a mantenersi investiti su di essi per continuare a monitorare debolezza e forza dell’economia globale.

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