Pensioni minime in aumento contro in caro vita e non solo: le scelte chiave del Governo per il 2023

La materia della previdenza è tornata fortemente in auge con la redazione della bozza della legge di Bilancio 2023 e, in attesa di una riforma davvero strutturale, il Governo ha lasciato intendere quali saranno i prossimi interventi mirati. 

Come è ben noto la legge di Bilancio rappresenta un passo molto importante dell’azione di Governo.

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Essa di fatto è uno degli atti normativi fondamentali dello Stato ed infatti include le previsioni di entrata e di spesa per l’anno successivo, rivelandosi sempre fondamentale dunque per il piano di investimenti e riforme del paese.

Ebbene dal testo della manovra economica in vista del 2023, emergono importanti novità proprio in fatto di pensioni. In attesa di una riforma previdenziale davvero strutturale e completa, che possa permettere di superare la legge Fornero, abbiamo singoli interventi ‘localizzati’, come ad es. in materia di pensioni minime e Quota 103.

Cosa c’è di nuovo nella legge di Bilancio in campo pensionistico? Cerchiamo di farne una sintesi di seguito, nel corso di questo articolo.

Pensioni e previdenza nella legge di Bilancio 2023: ecco Quota 103 e le proroghe di Ape Sociale e Opzione Donna

Nelle ultime ore l’Esecutivo insediatosi alcune settimane fa ha chiarito quali saranno le prime novità in fatto di previdenza, nell’ambito di una conferenza stampa certamente attesa. Il passo successivo sarà l’invio della bozza del disegno di legge citato al Parlamento, per il consueto iter mirato all’approvazione. Si tratta di un percorso da completare entro l’anno per evitare il temuto esercizio provvisorio, che di fatto limiterebbe moltissimo l’azione riformatrice del Governo.

Ebbene, pur senza ancora una riforma strutturale vera e propria, non sono pochi gli interventi iniziali del Governo alla complessa ed articolata materia previdenziale. Infatti, da un recente comunicato stampa e dalle dichiarazioni dei ministri possiamo scoprire diverse novità tra cui Quota 103, a sostituire Quota 102 prossima alla sua scadenza a fine anno.

Si tratta di una nuova soluzione ponte, per evitare il temuto ritorno all’applicazione della legge Fornero tout court e dei suoi rigidi criteri di pensionamento. I requisiti nel testo del disegno di legge di Bilancio 2023 sono 62 anni d’età anagrafica e 41 di contributi regolarmente versati e servono a costituire una nuova possibilità di pensione anticipata, appunto ad impedire il brusco ritorno allo ‘scalone’ della legge varata all’epoca del Governo Monti.

Ma sul tavolo vi sono anche varie novità in tema di proroghe delle misure già in vigore, ovvero Opzione Donna e APE sociale, che hanno sicuramente registrato più luci che ombre,  ed aumenti per le pensioni minime, in modo da riproporzionare gli importi di questi trattamenti previdenziali al carovita. Grazie al bonus Maroni, inoltre, avremo agevolazioni per chi resta al lavoro, pur potendo andare in pensione.

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La strategia del Governo in materia previdenziale e i costi in gioco

Come appena accennato, in vista anche e soprattutto un aumento per le pensioni minime, grazie alla rivalutazione del 120% nel 2023 (inclusa quella prevista per l’inflazione), portando l’ammontare a 570 euro.

Il disegno di legge finanziaria per il 2023 implica dunque un primo avvicinamento a quella che sarà la riforma previdenziale del futuro. Ecco allora Quota 103, che garantirebbe uscite anticipate generalizzate con 62 anni d’età e 41 di contribuzione, ma per il solo 2023.

I costi stimati dai tecnici di Palazzo Chigi sono pari a circa un miliardo di euro. Si era parlato anche di Quota 41 con 61 anni di età anagrafica, ma l’ipotesi è stata ultimamente abbandonata perché alle casse dello Stato sarebbe costata circa il doppio. E questo, si sa, non è il momento per spendere troppo, ma per fare interventi equilibrati con un occhio di riguardo ai conti pubblici.

Ecco perché, a maggior ragione, è al momento inattuabile Quota 41 senza il requisito dell’età – così come in realtà voluto dalla Lega. Questo perché ritenuta, almeno per il momento, insostenibile sul piano delle risorse finanziarie. Tuttavia non dimentichiamo che Quota 41 resta l’obiettivo previdenziale di questo Governo, che intenderebbe cogliere entro la legislatura.

Non stupiscono perciò le parole del sottosegretario leghista Durigon, che recentemente ha dichiarato agli organi di informazione che la nuova Quota 103 per il 2023 deve essere intesa esclusivamente come un intervento ponte, con all’orizzonte la riforma complessiva della previdenza, all’insegna della flessibilità e in combinazione con gli obiettivi di cui al Pnrr.

Senza dimenticare però che sul fronte costi, il Ministero dell’Economia dovrà anche considerare i maggiori costi della previdenza 2023, a causa inevitabile rivalutazione degli assegni previdenziali del 7,3%, per dare un mano alle famiglie, tutelando il potere di acquisto e controbattendo al peso dell’inflazione.

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Conclusioni

Tra i temi caldi della manovra ovviamente anche la previdenza, ed infatti proprio alcuni giorni fa vi è stato un incontro su questi temi tra la ministra del lavoro Calderone e i rappresentanti dei sindacati.

D’altronde non si poteva aspettare oltre e si è rivelato essenziale intervenire con misure ad hoc sul regime di pensionamento anticipato che ha il nome di Quota 102, prossimo a concludere la sua esperienza a fine anno, dopo il triennio sperimentale di Quota 101. Obiettivo – lo rimarchiamo – era ed è evitare il ritorno alla scalone di 5 anni, con l’applicazione tout court alla legge Fornero dal primo gennaio 2023.

Ricordiamo infine che non siamo comunque all’ufficializzazione definitiva dell’articolato provvedimento, poiché non è ancora pronto il testo ufficiale della manovra. Il disegno di legge dovrà infatti passare per i rami del Parlamento per la fase della discussione, cui seguirà l’approvazione definitiva.

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