Pensione 2023: 3 ottimi metodi per accedere a 62 anni oppure a 58

Chi è intenzionato ad andare in pensione nel 2023, potrà contare su almeno 3 strumenti di flessibilità in uscita. Quali sono?

In attesa della Riforma delle Pensioni, il Governo ha introdotto ben 3 novità con la nuova Legge di Bilancio.

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InformazioneOggi

Fin dalla campagna elettorale, la compagine di centrodestra ha dimostrato di avere le idee chiare, per quanto riguarda il tema pensioni. Sono vari, infatti, i progetti presentati e bisognerà solo capire se le risorse economiche a disposizione basteranno per mettere in atto il piano.

Senza dubbio, c’è la volontà di offrire a tutti la facoltà di andare in pensione a 62 anni, al raggiungimento dei 41 anni di contribuzione. Quest’ultimo requisito pare sia un vero e proprio chiodo fisso per l’Esecutivo, in particolare per la Lega, che vorrebbe una Quota 41 aperta a tutti i lavoratori, senza una soglia minima di età anagrafica. Al momento, si tratta solo di  un “sogno” e bisognerà attendere i prossimi mesi per scoprire se potrà tramutarsi in realtà.

Ma quali sono le proposte del nuovo Governo in ambito pensione? Scopriamolo.

Pensione a 62 anni: quali possibilità?

Una delle possibili modalità per garantire la pensione anticipata e scongiurare il ritorno alla Legge Fornero potrebbe essere Quota 41 legata ad una determinata anzianità anagrafica. Potranno, infatti, usufruirne nel 2023 solo i lavoratori che hanno raggiunto i 62 anni di età.

Possono, invece, continuare ad andare in pensione alla maturazione del solo requisito contributivo dei 41 anni i lavoratori cd. precoci. Questi ultimi, devono:

  • avere almeno un anno di contributi prima dei 19 anni di età;
  • maturare 35 anni di contribuzione effettiva;
  • svolgere una delle mansioni riconosciute come gravose.

In alternativa, bisogna:

  • essere invalidi almeno al 74%;
  • prestare assistenza, da almeno 6 mesi, ad un disabile grave convivente;
  • essere disoccupati da almeno 3 mesi ed aver concluso la fruizione della NASPI.

Consulta anche il seguente articolo: “Quota 41 si farà ma la conseguenza sugli importi della pensione sarà devastante“.

Come andare in pensione con meno di 41 anni di contributi?

A partire dal prossimo anno, i lavoratori avranno a disposizione numerosi strumenti per andare in pensione senza attendere il compimento dei 67 anni di età, necessari per la pensione di vecchiaia. A beneficiare di tali misure di flessibilità in uscita sono, soprattutto, coloro che possiedono un’anzianità contributiva molto elevata, superiore a 40 anni. Oltre a Quota 41, infatti, tali contribuenti possono usufruire della pensione anticipata ordinaria, a 42 anni e 10 mesi di contributi (per gli uomini) o a 41 anni e 10 mesi (per le donne), a prescindere dall’età anagrafica.

Possono, poi, accedere al pensionamento anticipato, coloro che raggiungono le seguenti combinazioni:

  • 62+41;
  • 63+41;
  • 64+41;
  • 65+41;
  • 66+41.

Quali opportunità hanno, invece, i lavoratori che possiedono meno di 40 anni di contribuzione? A loro, purtroppo, sono riservati meno strumenti di uscita anticipata e, dunque, nella maggior parte dei casi, dovranno attendere il compimento dei 67 anni di età, per accedere alla pensione di vecchiaia.

La legge di Bilancio, tuttavia, dovrebbe introdurre delle agevolazioni anche per tale categoria di contribuenti. In realtà, non si tratta di novità, ma di proroghe di misure già in atto, che scadranno il prossimo 31 dicembre. Ci riferiamo, in particolare, ad Opzione Donna e all’Ape Sociale.

Opzione Donna: come cambierà nel 2023?

Opzione Donna verrà rinnovata anche per il 2023. I requisiti dovrebbero rimanere gli stessi, mentre cambierà il termine entro il quale maturarli. Nessuna novità neanche per quanto riguarda la finestra mobile di 12 mesi (in virtù della quale bisogna attendere un anno, dalla maturazione del diritto, per la decorrenza della pensione) e l’applicazione del calcolo contributivo puro.

Chi potrà lasciare il lavoro tramite Opzione Donna? Le lavoratrici autonome con 59 anni di età e le lavoratrici dipendenti con 58 anni di età, a patto che abbiano raggiunto un’anzianità contributiva di almeno 35 anni, entro il 31 dicembre 2022. La proroga, dunque, avrà come effetto lo slittamento di un altro anno del termine entro il quale maturare i presupposti fissati dalla legge. La dara originaria, infatti, era il 31 dicembre 2021.

Non perdere il seguente articolo: “Pensione Opzione donna confermata anche per il 2023 ma cresce la penalizzazione“.

Ape Sociale: si va verso la proroga?

Un’ulteriore possibilità per smettere di lavorare senza dover attendere la pensione di vecchiaia è l’Ape Sociale. Nella Legge di Bilancio, infatti, è stato inserito il rinnovo anche di questo strumento pensionistico. Non dovrebbero esserci cambiamenti per quanto riguarda le condizioni di accesso a tale agevolazione che, dunque, restano:

  • 63 anni di età;
  • 30 anni di contributi versati, qualora di tratti di caregivers (che prestano assistenza ad un familiare disabile grave convivente da almeno 6 mesi), disoccupati e invalidi;
  • 32 anni di contribuzione effettiva per edili e ceramisti;
  • 36 anni di contributi versati per addetti a lavori gravosi. I lavori gravosi e quello dei ceramisti ed edili, inoltre, deve essere compiuto almeno in 6 negli ultimi 7 anni di carriera, oppure in 7 negli ultimi 10 anni;
  • possesso di un’invalidità di almeno il 74%, debitamente accertata dalle competenti Commissioni mediche dell’ASL.

Sull’Ape Sociale non spetta la tredicesima né la reversibilità in seguito alla morte prematura del percettore. La sua durata si protrae fino al compimento dei 67 anni di età, cioè fino a quando si può accedere alla pensione di vecchiaia. Il suo importo massimo non può superare i 1.500 euro ed, infine, non da diritto al riconoscimento di assegni familiari, maggiorazioni sociali e integrazioni al trattamento minimo.

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