Contratto di espansione e pensione anticipata: le ultime novità su uno strumento davvero incredibile

L’INPS ha emanato una Circolare che ha introdotto rilevanti novità sul contratto di espansione. Di cosa si tratta?

Il contratto di espansione è uno strumento ideato con lo scopo di permettere alle imprese italiane di favorire il ricambio generazionale e di innovare, così, l’organico, acquisendo nuove risorse.

contratto di espansione
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Tale sistema aiuta le aziende con più di 100 dipendenti ad incrementare i processi di reindustrializzazione e riorganizzazione ed, inoltre, consente l’anticipo della pensione ai lavoratori più anziani. Per le aziende, però, prevede degli oneri e la necessità di predisporre un progettualità ben dettagliata.

Analizziamo, dunque,  la disciplina normativa del contratto di espansione ed individuiamo quali sono le novità più rilevanti introdotte di recente dall’Esecutivo.

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Contratto di espansione: in cosa consiste?

Il contratto di espansione è previsto dal Decreto Crescita 2019 ed, inizialmente, era rivolto solo alle imprese con un organico di almeno 1.000 unità; in seguito alle riforme del 2020 e del 2021, tuttavia, ora lo strumento può essere utilizzato anche dalle aziende con almeno 100 dipendenti.

L’obiettivo principale di tale contratto è il supporto all’innovazione tecnologica. A tal fine, il Decreto Crescita ha introdotto specifiche misure, quali:

  • assunzioni, rivolte soprattutto a personale qualificato e altamente specializzato, capace di aumentare la competitività dell’impresa;
  • scivoli pensionistici. In particolare, è prevista la pensione anticipata fino a 5 anni per coloro che sono prossimi al congedo;
  • diminuzione dell’orario di lavoro e Cassa Integrazione Straordinaria, per un massimo di 18 mesi, per tutti i dipendenti che non possono beneficiare dello scivolo pensionistico;
  • formazione, finalizzata all’aggiornamento delle competenze (soprattutto tecnologiche) dei lavoratori.

In che modo si può usufruire di tale strumento?

La disciplina normativa prescrive un preciso iter burocratico che devono seguire le imprese che intendono beneficiare dei vantaggi del contratto di espansione. Di seguito, tutti i passaggi nel dettaglio:

  • avvio di una procedura di consultazione, destinata alla stipula in sede governativa del contratto di espansione, con il Ministero del Lavoro e con i sindacati;
  • attesa per la verifica, da parte del suddetto Ministero, del testo del progetto di formazione e di riqualificazione e dei dati relativi alle nuove assunzioni;
  • dimostrazione al Ministero che si gode della necessaria copertura finanziaria per il contratto.

Le aziende, quindi, devono presentare il Piano dettagliatamente redatto e accompagnato dalla risorse sufficienti per l’attuazione di quanto indicato nel programma di riconversione.

Solo dopo aver superato tutte le verifiche, alla fine dell’iter, si può procedere alla stipula del contratto di espansione.

Il datore di lavoro, però, per realizzare concretamente quando previsto dal Progetto, deve anche presentare domanda all’INPS, unita alla fideiussione bancaria, a garanzia della solvibilità. Infine, all’INPS spetta il calcolo della cifra dovuta alle varie aziende e all’erogazione mensile delle stesse.

Le ultimissime novità sul contratto di espansione

Attraverso la Circolare n. 88 dello scorso 25 luglio, l’INSP ha precisato le nuove indicazioni della Legge di Bilancio 2022, relative alla normativa del contratto di espansione e dell’indennità mensile per il pensionamento anticipato, ai sensi dell’art. 41, comma 5-bis, del DLgs. 148/2015.

La nuova disciplina ha influito sulla finalità principale di questo particolare contratto collettivo aziendale, di natura gestionale, diretto all’aumento dell’efficienza organizzativa delle imprese, alla riqualificazione del personale e all’uscita anticipata dei lavoratori prossimi alla pensione (c.d. Piani di esodo).

Nello specifico, l’ultima Legge di Bilancio stabilisce una proroga del periodo sperimentale della misura, fino al 2023. Predispone, inoltre, un’estensione del numero di aziende coinvolte nel Piano per gli anni 2022 e 2023, tramite la riduzione del requisito dimensionale minimo, da 100 a 50 unità lavorative in organico.

L’INPS, inoltre, ha specificato che nel contratto stipulato in sede governativa, può essere indicato un solo Piano di esodo annuale. Solo in ipotesi assolutamente straordinarie, dunque, si possono prevedere due Piani di esodo, con riferimento allo stesso anno.

 

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