Opzione Donna, tra conferme e novità: facciamo il punto della situazione

Opzione Donna, la struttura definitiva includerebbe alcuni cambiamenti. Vediamo quali sono le ultime indicazioni al riguardo.

È il momento di fare il punto della situazione e capire come Opzione Donna rientrerà nel sistema pensionistico.

Opzione Donna novità
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Il Ministro del Lavoro Orlando e tante lavoratrici chiedono che Opzione Donna diventi strutturale per poter lasciare il mondo del lavoro anticipatamente. L’impegno occupazione per le donne è, normalmente, doppio. Si devono destreggiare non solo tra il lavoro ma anche tra gli impegni casalinghi e di cura verso i familiari. La stanchezza di percorrere due strade parallele per molti anni potrebbe invogliare tante donne a lasciare anticipatamente l’occupazione ma solamente se le condizioni da accettare tutelano il lavoro svolto. Opzioni Donna si è rivelata una possibilità che ha accontentato molte lavoratrici che sono andate in pensione a 58 anni. Il problema è che continuando in questo modo, l’INPS si ritroverà a pagare l’assegno pensionistico per tanti anni dato che la speranza di vita in Italia per le donne è di 84 anni.

Nessuno tocchi Opzione Donna

Opzione Donna è nel mirino dell’UE e del Governo Draghi. Bruxelles spinge affinché il pensionamento anticipato sparisca dalla normativa e l’esecutivo ha tentato già lo scorso anno di relegare in un angolo il sistema pensionistico per le donne. L’istituto è difeso dalle lavoratrici che non vogliono rinunciare alla possibilità di lasciare anticipatamente il mondo del lavoro. Richiedono, in più, che l’Opzione venga strutturata definitivamente per stabilizzare l’iter di uscita anticipata.

Si tratta di un passo importante che il Governo sta valutando proprio per non impedire a chi dedica la sua vita ad un agire multitasking di avvalersi di un diritto fondamentale.

Gli ipotetici cambiamenti da apportare

Il presidente di Itinerari previdenziali Alberto Brambilla indica un possibile cambiamento in caso di conferma strutturale di Opzione Donna. Il riferimento è all’età anagrafica della possibile uscita anticipata. Non sarà più di 58 anni bensì di 60 anni – 61 per le lavoratrici autonome. I contributi da accumulare rimarranno, invece, di 35 anni.

Il sistema di calcolo utilizzato è quello contributivo, più svantaggioso rispetto a quello misto o retributivo. La penalizzazione è legata al passaggio dei contributi versati prima del 1996 dal sistema retributivo a quello contributivo. Anticipando di molto la pensione, la riduzione dell’importo sarà importante mentre attendendo i tempi giusti si potrà ottenere una somma superiore. Le lavoratrici, però, chiedono la possibilità di poter scegliere in autonomia se uscire anticipatamente dal mondo del lavoro accettando i compromessi economici o se continuare fino alla pensione di vecchiaia.

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