Dove destinare il TFR? Il dipendente ha 3 possibilità di scelta

Ci sono tre strade che il lavoratore può percorrere per il Trattamento di Fine Rapporto. Datore, INPS e Fondo pensione.

Durante la carriera lavorativa il dipendente matura il Trattamento di Fine Rapporto, una somma che verrà liquidata al termine del rapporto di lavoro. Ogni lavoratore può scegliere dove destinare il TFR.

Tre scelte per maturare il TFR
INPS, Azienda e Fondo Pensione, le differenze (Informazioneoggi.it)

Le opzioni a disposizione del lavoratore sono tre. Il Trattamento di Fine Rapporto può essere maturato e liquidato dal datore di lavoro, dal datore di lavoro ma con le somme a carico del Fondo Tesoreria INPS e dai Fondi di previdenza complementare. La scelta si potrà compiere tramite la compilazione del modello TFR2 che l’azienda fornisce al dipendente al momento dell’assunzione.

La riconsegna del modello dovrà avvenire entro sei mesi. In caso di silenzio da parte del lavoratore il TFR sarà devoluto alla previdenza complementare nel Fondo di destinazione previsto dal CCNL oppure in caso di più forme pensionistiche collettive in quella individuata con accordo aziendale o dove c’è il maggior numero di adesioni.

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Dove far maturare il Trattamento di Fine Rapporto?

Le aziende con oltre 50 dipendenti devono versare al Fondo di Tesoreria le quote maturate da ogni lavoratore che non sono destinate a forma pensionistiche complementari. Le aziende fino a 49 dipendenti, invece, si occuperanno personalmente della gestione del TFR. Nel primo caso il versamento al Fondo Tesoreria riguarda tutti i dipendenti escludendo chi ha contratti di lavoro inferiori a tre mesi, i lavoratori a domicilio, i domestici, gli stagionali del settore agro-alimentare, gli impiegati e dirigenti del settore agricolo, i dipendenti con CCNL che prevede l’accantonamento del TFR presso soggetti terzi.

Sarà l’azienda a versare mensilmente il TFR al Fondo Tesoreria tramite modello F24. Si prevede la rivalutazione delle quote così come avviene per le somme che rimangono in azienda ma tale rivalutazione sarà a carico dell’INPS. Durante la liquidazione verrà erogato l’accantonamento annuale più la rivalutazione. Infine il Fondo Pensione. Questa opzione prevede una rivalutazione con quota fissa dell’1,5% più il 75% dell’Indice ISTA.

Si differenzia dalle altre soluzioni perché le somme versate alla previdenza complementare vengono investite in base al profilo di rischio del lavoratore. Se l’interessato sceglie un profilo dinamico investirà nei mercati azionari mentre optando per un profilo più cauto il TFR verrà investito nei mercati obbligazionari. Concludiamo con un’importante differenza tra TFR maturato all’INPS o nel Fondo Pensione. Nel primo caso il TFR sarà liquidato al momento della cessazione del rapporto di lavoro. Nel secondo solo raggiunto il pensionamento.

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