Quali vantaggi comporta il “no” a pensione anticipata Quota 103?

I lavoratori che maturano i requisiti di pensionamento con Quota 103 ma scelgono di continuare a lavorare otterranno un Bonus. 

Il Governo spinge i lavoratori a non andare in pensione con Quota 103 offrendo un esonero contributivo che farà aumentare l’importo in busta paga.

La non scelta di Quota 103 quali vantaggi offre
Perché dire no a Quota 103 (Informazioneoggi.it)

C’è chi parla di apocalisse delle pensioni con anno limite il 2030. Entro questa data i trattamenti previdenziali saranno a rischio perché la generazione nata tra il 1964 e il 1965 comincerà ad andare in pensione e parliamo di milioni di persone. Un numero talmente alto che l’INPS potrebbe non riuscire a garantire loro o agli altri pensionati l’assegno mensile. Se anche si riuscisse ad evitare questo problema ne sorgerebbero altri nel tempo legati alla crescita zero in Italia.

Troppi pensionati e pochi lavoratori a pagare gli assegni. In più le pensioni anticipate permettono l’uscita dal mondo del lavoro troppo presto. Significa pagare il trattamento per tanti anni a chi non partecipa più alla vita lavorativa. Il Governo sta pensando, dunque, di ridurre la platea dei beneficiari delle pensioni anticipate. Ha già iniziato quest’anno con il peggioramento delle condizioni di accesso a Quota 103 e la proposta di un Bonus per chi rimane a lavoro.

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Perché dire “no” a Quota 103: il Bonus promesso

Nel 2024 Quota 103 permette ancora il pensionamento a 62 anni di età e con 41 anni di contributi maturati ma con altre condizioni poco convenienti. Iniziamo dalla finestra di decorrenza più lunga ossia di sette mesi per i dipendenti privati e nove mesi per quelli pubblici. Continuiamo con l’imposizione del valore lordo mensile massimo dell’assegno inferiore a quattro volte il trattamento minimo e con l’introduzione del calcolo contributivo per tutti.

Pessime condizioni che si affiancano al Bonus per chi resta al lavoro. I dipendente che raggiunti i requisiti di pensionamento con Quota 103 possono richiedere il Bonus Maroni, una somma netta in busta paga pari alla quota di contributi previdenziali a carico del lavoratore. Tale incentivo verrà erogato fino al momento del pensionamento. Da sapere, però, che l’accumulo del montante individuale sarà meno ricco non accantonando la propria quota di contributi.

L’esonero viene applicato su richiesta del lavoratore e scatta alla prima decorrenza utile dell’ipotetica pensione considerando anche le finestre di decorrenza previste per il 2024. Le finestre sono

  • il 2 agosto 2024 per i dipendenti privati iscritti alla Gestione esclusiva dell’AGO,
  • il 1° settembre per i dipendenti privati di una Gestione diversa da quella dell’AGO,
  • il 2 ottobre per i dipendenti pubblici iscritti alla Gestione esclusiva dell’AGO,
  • il 1° novembre per i dipendenti pubblici di altre Gestioni.

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