Pensione per le donne con soli 61 anni di età? L’entusiasmante ipotesi del Governo

Il 2024 potrebbe essere un anno memorabile per le donne, per l’introduzione della facoltà di andare in pensione con 61 anni di età.

La normativa previdenziale italiana non differenza tra uomini e donne per quanto riguarda l’accesso alla pensione di vecchiaia. Prevede, infatti, per tutti la necessità che vengano raggiunti almeno 67 anni di età e 20 anni di contribuzione.

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Le donne possono smettere di lavorare in anticipo – InformazioneOggi.it

Ci sono, tuttavia, alcuni strumenti di anticipo pensionistico che prevedono condizioni agevolate per le donne.

Proprio per questi ultimi la Legge di Bilancio 2024 potrebbe introdurre importanti modifiche, consentendo ad una platea di lavoratrici di smettere di lavorare molto prima del previsto.

Donne in pensione a 61 anni: in cosa consiste Ape Donna e chi potrà beneficiarne?

Ad anticipare la possibilità di strumenti di flessibilità in uscita dedicati alle donne è stato il Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Claudio Durigon, che durante un’intervista degli scorsi giorni ha sottolineato: “Vedremo di dare ristoro alle donne che hanno età e anni di lavoro che non hanno potuto maturare l’assegno previdenziale per varie vicissitudini, di poter andare in pensione prima“.

Ma in che modo potrebbe essere perseguito tale obiettivo? L’ipotesi più accreditata è quella che riguarda l’introduzione di Ape Donna. Si tratterebbe di una specie di Ape Sociale, rivolta esclusivamente alle contribuenti che hanno almeno 61 anni di età.

In pratica, le donne potranno ricevere un assegno fino alla maturazione dell’età per la pensione di vecchiaia (attualmente di 67 anni).

La misura, tuttavia, non sarà destinata a tutte le contribuenti ma esclusivamente a coloro che possiedono determinati requisiti, proprio come accade per l’Ape Sociale.

Nel dettaglio, le beneficiarie saranno:

  • le licenziate;
  • le invalide almeno al 74%;
  • le caregivers di familiari disabili gravi;
  • le addette a mansioni o mestieri usuranti o gravosi.

Potrebbe, inoltre, essere inserita un’agevolazione anagrafica di un anno per coloro che hanno un figlio e di due anni per coloro che hanno da due a più figli.

Se la riforma dovesse andare in porto, si tratterebbe di una vera conquista per le contribuenti, soprattutto dopo la modifica delle condizioni di accesso di Opzione Donna, introdotte dalla scorsa Legge di Bilancio.

L’Ape Donna consentirebbe l’interruzione anticipata dell’attività lavorativa perché sarebbero necessari non 35 anni di contributi bensì appena 28 o 30 anni.

In ogni caso, specifichiamo che non sono ancora state rese dichiarazioni ufficiali circa l’introduzione della misura e che, dunque, bisognerà attendere le prossime mosse dell’Esecutivo.

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