Superbonus: il blocco della cessione del credito mette in ginocchio cittadini e imprese: le soluzioni

Il sistema delle cessioni del credito del Superbonus e dei principali Bonus edilizi è, purtroppo, bloccato. Come si potrebbe risolvere il problema?

Il meccanismo della cessione legata al Superbonus è fermo già da un po’.

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La causa è da rinvenire anche nei continui interventi legislativi che, invece di semplificare, hanno aggravato la situazione, generando un enorme caos normativo e un diffuso sconforto nel settore edilizio. A nulla, infatti, sono serviti i correttivi introdotti dal D.L Aiuti quater, convertito di recente in Legge n. 6 /2023.

Per far fronte alle esigenze dei proprietari degli immobili e delle imprese, si cercano diverse soluzioni, come l’acquisto, da parte dei privati, del credito fiscale da Bonus edilizio. Ma procediamo con ordine ed analizziamo attentamente la questione.

Leggi anche il seguente approfondimento: “Superbonus e bonus edili: la nuova guida ANCE ti aiuta a non commettere errori“.

Superbonus: le cause dell’arresto della cessione del credito

Una nostra Lettrice ha inviato il seguente quesito:

Buongiorno, in base alla normativa vigente, è ancora possibile richiedere il Superbonus. Purtroppo, nonostante da mesi abbia tutte le carte in regola per ottenere il Prestito Ponte, Poste e Banche hanno rifiutato la mia richiesta; hanno sottolineato che, al momento, le erogazioni sono ferme e non si sa se e quando riprenderanno. A cosa serve, dunque, la proroga dell’agevolazione, se non si ha alcuna possibilità di avere le somme dagli Istituti di credito? Grazie.

Confermiamo alla nostra Lettrice che, purtroppo, attualmente ci sono più di 15 miliardi di crediti bloccati. Secondo i dati diffusi dall’ANCE (l’Associazione Nazionale Costruttori Edili), circa 25 mila imprese rischiano il fallimento. Per ogni miliardo di crediti congelato, si verifica il blocco di più di 6 mila interventi edilizi, con la conseguente perdita di 130 mila posti di lavoro nel settore delle costruzioni. A questo, ovviamente, si aggiungono tutte le altre conseguenze economiche e sociali.

Per tale motivo, l’ANCE ha sottolineato la necessità di interventi mirati, per evitare un ulteriore prolungamento del blocco della cessione del credito ed il fallimento di un intero settore.

Lo stop dei crediti sta, infatti, condizionando non solo le imprese, ma anche i committenti e i professionisti. L’associazione Esodati del Superbonus, che raccoglie le richieste di alcuni cittadini, delle imprese e dei professionisti che hanno avuto un danno dalle varie modifiche al Superbonus, a fine dicembre ha anche chiesto al Ministero dell’Economia e delle Finanze di aprire un tavolo tecnico di confronto.

In ogni caso, le banche e le Poste inizieranno a soddisfare i crediti dei lavori già avviati, ma, almeno per il momento, non ne accetteranno di nuovi. Di conseguenza, è davvero difficile trovare istituti di credito che accettano nuove cessioni.

Possibili rimedi

Non c’è una soluzione unitaria al problema. L’ABI e l’ANCE hanno avanzato una proposta, cioè la previsione di “un meccanismo transitorio e straordinario che consenta agli operatori finanziari di ampliare la capacità di acquisizione di crediti mediante la compensazione con le imposte che la generalità dei loro clienti versano per il loro tramite, per una quota ritenuta ragionevole e sostenibile”.

Un altro rimedio potrebbe essere l’intervento delle Regioni, che stanno aiutando le imprese tramite l’acquisto dei crediti oppure le iniziative degli operatori privati. Per esempio, Intesa San Paolo ha stipulato un accordo per vendere a Ludoil Energy SPA ben 1,3 miliardi di euro di crediti, derivanti da Superbonus e da ulteriori Bonus edilizi ed un accordo per vendere 500 milioni di euro al Gruppo Unoenergy.

Di recente, inoltre, la Provincia di Treviso ha comprato, da due banche, crediti fiscali derivanti da Superbonus e agevolazioni edilizie per un totale di 14,5 milioni di euro.

Un’impresa o un Ente, ovviamente, prima di procedere all’acquisto di credito fiscale da Bonus edilizi, deve valutare una serie di elementi. Innanzitutto, l’acquirente deve avere la capienza fiscale per scontare il credito; in particolare, per le detrazioni da Superbonus, si tratta di 112 mila euro per gli edifici unifamiliari e di 572 mila euro per i condomini. Inoltre, la normativa vigente prevede che il cessionario si assumi il rischio di “default” del credito acquistato, perché, nell’ipotesi in cui quest’ultimo non fosse valido o causasse delle irregolarità, non sarebbe fruibile. Infine, bisogna considerare l’inflazione.

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Conclusioni

Senza dubbio, il Superbonus e tutte le altre agevolazioni in ambito edilizio sono importantissimi per favorire la salvaguardia del patrimonio immobiliare, ma, senza la cessione, si rischia che tali strumenti vadano in disuso.

La cessione dei crediti fiscali ai privati è una delle varie opzioni da prendere seriamente in considerazione ma, come per tutti gli scambi commerciali, è legata alla domanda e all’offerta presenti sul mercato. Affinché ci sia il concreto interesse da parte di un possibile acquirente, infatti, deve esserci la possibilità di un vantaggioso risparmio fiscale.

Se hai dubbi o vuoi porre una domanda di carattere previdenziale, fiscale e legge 104, invia qui il tuo quesito.

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