Reperibilità notturna e Legge 104: i caregiver hanno dei diritti, scopriamo quali

La normativa sulla reperibilità notturna di un titolare con Legge 104 confonde spesso i caregiver. Cerchiamo di fare chiarezza. 

Il punto è capire se essendo caregiver titolari di Legge 104 in quanto assistenti di una persona con invalidità si ha il diritto di scegliere i turni di lavoro.

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InformazioneOggi.it

La Legge 104 consente di approfittare di diversi benefici sia come invalidi che come caregiver ossia familiari che assistono una persona con disabilità grave. Il compito di assicurarsi che l’invalido abbia tutto ciò di cui ha bisogno in maniera continuativa non è semplice. Richiede pazienza, attenzione, disponibilità, responsabilità e la capacità di destreggiarsi tra lavoro, assistito e vita privata. Proprio con riferimento alla sfera lavorativa la Legge 104 consente delle agevolazioni come i permessi retribuiti o il congedo parentale. Questi benefici consentono di assentarsi dal posto di lavoro percependo la retribuzione per tre giorni al mese oppure per un periodo più lungo (fino a due anni) in caso di congedo.

Il datore di lavoro deve concedere i permessi a condizione che il dipendente si occupi realmente del familiare durante la giornata di assenza. Nel caso in cui avesse prove che il lavoratore invece di assistere la persona invalida ha dedicato una giornata a sé stesso e ai propri interessi potrebbe anche arrivare al licenziamento.

Tra le agevolazioni c’è, poi, la scelta del luogo di lavoro più vicino alla residenza dell’assistito. E per quanto riguarda il lavoro notturno?

Reperibilità notturna e Legge 104, la normativa

In redazione è arrivato un quesito. “Lavoro in ospedale come tecnico di laboratorio. Pur avendo l’esonero dalle notti in quanto in possesso della Legge 104 come caregiver mi hanno imposto la reperibilità notturna dalle 20.00 alle 8.00 della mattina successiva. Chiedo, sono obbligata a fare la reperibilità?“.

Obbligo, questo è il punto chiave della questione. La normativa non obbliga il caregiver a prestare servizio nelle ore notturne se il datore di lavoro lo richiede. I lavoratori che assistono i familiari con disabilità, infatti, sono tutelati dalla Legge 5 febbraio 1994, 104 e successive modifiche. Il lavoro notturno “non deve essere obbligatoriamente prestato dalla lavoratrice o lavoratore che abbia a proprio carico un soggetto disabile“. A tal proposito occorre dare un senso alla definizione di familiare a carico. Nell’interpello numero 4 del 6 febbraio 2009, il Ministero del Lavoro ha chiarito il concetto.

Una persona è a carico di un’altra ai fini fiscali se ha reddito complessivo annuo inferiore a 2.840,51 euro oppure 4 mila euro se minori di 24 anni. Il raggiungimento del limite non deve tener conto dei redditi esenti come le pensioni sociali, le indennità, le pensioni e i trattamenti per ciechi civili, sordi e invalidi civili.

Soddisfacendo questi requisiti reddituali, il disabile è considerato a carico e l’interpello chiarisce che valgono le direttive che disciplinano i permessi lavorativi. Di conseguenza il disabile deve essere considerato a carico anche con riferimento all’esenzione dal lavoro notturno se il lavoratore vi presta effettiva assistenza.

Nessun obbligo in caso di assistenza

Con risposta al quesito, dunque, la continuità e l’esclusività (poi diventati sistematicità e adeguatezza) dell’assistenza sono i primi due aspetti chiave dell’esonero dalla reperibilità notturna (Circolare INPS numero 90 del 23 maggio 2007) e non la quotidianità. Ma bisogna anche considerare l’utilizzo dei permessi o meno. Il dipendente non può essere collocato in un servizio di reperibilità quando utilizza i permessi 104 per assistere il familiare. In quella giornata di permesso l’attività lavorativa è sospesa e, dunque, il dipendente è esonerato dalla prestazione di lavoro nelle ore notturne. Il datore di lavoro, però, può concordare con il lavoratore i giorni di reperibilità notturna in modo tale che non coincidano con i permessi. Sempre a condizione che il dipendente sia disponibile a lavorare di notte.

La Legge, infatti, non vieta l’assegnazione di orario notturno ma, d’altra parte, non obbliga nemmeno il lavoratore ad accettare. La normativa, infatti, vieta la reperibilità di notte solamente per le donne nel periodo che intercorre tra l’accertamento della gravidanza e il compimento di un anno di età del bambino (dalle 24.00 alle 6.00) e per i minori per un periodo di almeno dodici ore consecutive, tra le 22.00 e 6.00 e le 23.00 e le 7.00.

Non possono essere obbligati ad accettare il lavoro di notte, invece,

  • le lavoratrici madri o i padri con figli fino a tre anni,
  • i genitori unici di figli minori di dodici anni,
  • i genitori adottivi o affidatari di un minore nei primi tre anni di ingresso del bambino in famiglia e non oltre i dodici anni,
  • i lavoratori che hanno a carico familiari con disabilità titolari di Legge 104.

Il CCNL non può derogare il divieto di prestare lavoro notturno così come accordi individuali tra datore e dipendente. Chi viola la normativa andrà incontro ad una sanzione compresa tra 516 e 2.585 euro nonché all’arresto da due a quattro mesi (DL 66/2003, articolo 18 bis).

Ultime puntualizzazioni

Il Ministero del Lavoro nella Risoluzione numero 4 del 6 febbraio 2009 ribadisce come solo il soggetto che risulti già godere dei benefici della Legge 104/1992 – o possederne i requisiti per goderne – secondo gli attuali criteri normativi e giurisprudenziali richiamati potrà richiedere l’esonero dalla prestazione del lavoro notturno.

Tali parole sottolineano ancora una volta come il caregiver che assiste un familiare disabile non sia obbligato a svolgere lavoro notturno. La richiesta di esonero dovrà essere presentata al datore di lavoro e secondo quanto si evince dalla normativa nessuna imposizione potrà essere avanzata specialmente se cade nei giorni di permesso retribuito.

Chi effettua assistenza deve poter garantire sistematicità e adeguatezza rispetto alle concrete esigenze della persona con disabilità in situazione di gravità (circolare INPS numero 90 del 2007). Di conseguenza si desume come il lavoratore dovrà considerarsi esente dalla reperibilità notturna per assistere il familiare con invalidità.

Se hai dubbi o vuoi porre una domanda di carattere previdenziale, fiscale e legge 104, invia qui il tuo quesito.

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