In pensione con Quota 41: nel 2024 cambierà tutto forse con qualche sorpresa

Pensione anticipata con soli 41 anni di contributi e senza vincolo di età: questo è quello che vorrebbe il governo per il 2024. Ma è per tutti?

Il 19 gennaio 2023 governo e sindacati si sono incontrati per parlare della riforma delle pensioni e come ha chiarito in precedenza Marina Calderone, ministro del Lavoro, c’è la volontà di attuarla il prima possibile.

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Dopo questo primo incontro ce ne saranno altri fino a quando la riforma non inizierà a prendere forma. Secondo il governo la pubblicazione della prima bozza potrebbe essere pronta fra 5 mesi. Durante gli incontri si parlerà anche delle nuove misure anticipate visto che Quota 103 sarà valida solo per il 2023 e Ape Sociale e Opzione Donna dovevano andare in soffitta già l’anno scorso e poi, un po’ a sorpresa, il governo le ha prorogate. In realtà Opzione Donna con notevoli cambiamenti per molti è sembrata una nuova misura.

In pensione con Quota 41 ma nel 2024: ecco chi potrebbe andarci

L’intenzione del governo è una misura che dovrebbe andare bene per tutti. I sindacati puntano su Quota 41 senza requisito d’età ma solo con gli anni di contributi maturati: 41 appunto. Una grande differenza con Quota 103 che, come è noto, darebbe accesso sì con 41 anni di contributi ma è riservato a coloro che hanno compito 62 anni di età anagrafica.

Se il 1° gennaio 2024 Quota 41 entrerà in vigore, potranno andare in pensione in anticipo i nati e alle nate negli anni Settanta: nello specifico, con tre anni e mezzo per gli uomini e quasi due anni e mezzo le donne. Invece, i nati e le nate nel 1958 che matureranno 41 anni nel 2024 potranno andare in pensione con un anno di anticipo. I lavoratori e le lavoratrici nati successivamente potrebbero avere una caratteristica comune: ovvero aver iniziato a lavorare entro i 26 anni. Invece, per chi ha iniziato a lavorare più tardi, fruirà della pensione ordinaria.

Vantaggi e svantaggi di Quota 41

In realtà, questa misura potrebbe essere un vantaggio per le nuove generazioni, soprattutto se nati negli anni Ottanta e Novanta. Infatti, andrebbero in pensione almeno 4 o 5 anni prima rispetto a coloro nati negli anni Duemila. Si troverebbero, invece, in una via di mezzo i nati negli anni Sessanta: anticipo di 2 anni per gli uomini e di 1 per le donne.

Lo svantaggio per chi decide di andare in pensione in anticipo è sull’assegno. Infatti, chi percepisce un assegno pensionistico per più tempo avrà di conseguenza un importo meno sostanzioso. Si stima il taglio sul cedolino sia del 9% per le donne e del 12% per gli uomini. Quindi, come sempre i lavoratori e le lavoratrici dovranno scegliere se anticipare l’uscita dal mondo del lavoro oppure un assegno più assegno più sostanzioso.

In sostanza, la nuova misura permette di anticipare la pensione 10 mesi prima per le donne e un anno e 10 mesi prima per gli uomini. Non sarà più considerata la differenza di età tra uomini e donne appunto perché il requisito anagrafico sarà eliminato.

Quota 41 però ha un costo molto elevato. Infatti, secondo il quotidiano Il Messaggero che ha riportato la notizia, “Il costo per le casse dello Stato sarebbe tra i 6 ed i 9 miliardi di euro all’anno per i primi dieci anni, per un totale di 75 miliardi di euro”.

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