Congedo straordinario legge 104: si può interrompere? Solo in questo modo per non perdere gli anni già pagati

Se il congedo straordinario non viene interrotto in modo corretto si rischiano gravi sanzioni o interventi disciplinari.

Il congedo straordinario è un’agevolazione riservata ai titolari di Legge 104, grazie alla quale si possono ottenere 2 anni permesso retribuito dal lavoro. Lo scopo è di poter prestare assistenza ad un familiare affetto da handicap grave.

congedo straordinario
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Ma è consentito interrompere all’improvviso la fruizione del congedo straordinario? Tale operazione comporta dei rischi? Scopriamo cosa stabilisce la disciplina normativa e qual è il modo corretto per smettere di utilizzare le agevolazioni.

Per ulteriori informazioni relative all’interruzione, leggi il seguente articolo: “Congedo straordinario con legge 104: è possibile interromperlo? Si, ma attenzione“.

Congedo straordinario: i casi in cui può esserci interruzione

È bene chiarire subito che ci sono solo due ragioni per le quali è lecito interrompere l’utilizzo del congedo straordinario previsto dalla Legge 104. In particolare, nel caso di:

  1. malattia grave;
  2. maternità.

Al di fuori di tali ipotesi, una volta che è stata presentata richiesta per fruire del beneficio, non può esserci un ripensamento. L’unica eccezione è stabilita per il congedo frazionato che, per legge, si può interrompere per, poi, essere ripreso successivamente. È necessaria, tuttavia, una programmazione anticipata dell’interruzione, di comune accordo con il datore di lavoro.

È vietato, dunque, l’interruzione durante il godimento della misura e senza preavviso, tranne per malattia grave e maternità.

Interruzione per malattia

Come si interrompe il congedo straordinario per malattia? La sospensione può esserci se, nel periodo di fruizione, il beneficiario è colpito da una malattia molto grave. È necessario, però, che trascorrano più di 60 giorni dall’inizio della sospensione dal lavoro.

Per presentare richiesta per interruzione del congedo straordinario bisogna inoltrare all’INPS la certificazione sanitaria attestante la grave patologia. Bisogna provare, infatti, l’impossibilità di svolgere attività lavorativa e mansioni specifiche.

Il certificato deve essere emesso dal proprio medico curante e deve indicare le date di inizio e di fine della malattia e le sue cause.

In che modo interrompere il congedo straordinario per maternità?

L’altra causa di interruzione del congedo straordinario è la maternità. Per beneficiarne, bisogna possedere un apposito certificato del ginecologo dell’ASL, un documento con il timbro dell’ospedale o, in ogni caso, convalidato da un medico dell’ASL, che accerti la data presunta del parto e il mese di gestazione.

La richiedente deve inviare tale certificazione sia all’INPS sia al datore di lavoro, seguendo lo stesso iter burocratico stabilito nel caso di sospensione del congedo per malattia grave. In alternativa, l’inoltro della documentazione può essere effettuato telematicamente dal medico del Servizio Sanitario Nazionale o convenzionato.

Non perdere il seguente approfondimento: “Congedo straordinario e convivenza: quando si rischia di perdere l’indennità“.

In cosa consiste il congedo straordinario?

Ricordiamo in cosa consiste il congedo Legge 104 e quali sono i casi nei quali spetta. Si tratta di un periodo di assenza dal lavoro della durata massima di 2 anni, nell’intera vita lavorativa. Lo scopo di tale agevolazione è quello di consentire di conciliare la carriera con il dovere di assistenza nei confronti di un familiare disabile grave.

Il limite dei 2 anni per ogni disabile non può, in nessun caso, essere superato. Questo significa che, se si hanno più disabili a carico, si può richiedere il beneficio per ognuno di essi, ma rispettando tale soglia. La normativa, infatti, vieta il cd. “raddoppio”.

Il congedo biennale può essere fruito anche in maniera frazionata, in settimane oppure mesi; ad esempio, si può utilizzare un mese di aspettativa a dicembre e 2 settimane a gennaio. Nell’ipotesi di suddivisione in giorni, l’anno si considera di 365 giorni.

Per ottenere il permesso, bisogna presentare specifica domanda all’INPS e l’agevolazione inizierà a decorrere dalla data di presentazione della richiesta. Attenzione, però, perché per evitare che vengano contati anche i giorni festivi, i sabati e le domeniche, si deve ricominciare a lavorare tra un periodo di fruizione e un altro.

Se, ad esempio, si vuole sfruttare una settimana di congedo, dal lunedì al venerdì, e non si riprende il lunedì della settimana successiva, continuerà a decorrere il periodo di aspettativa.

Non si considerano, invece, i giorni di ferie, la malattia, le festività e i sabati che cadono tra il periodo di fruizione del permesso e la ripresa del lavoro.

Ipotesi di esclusione

Ci sono delle ipotesi in cui il congedo non è riconosciuto. Nel dettaglio, durante i periodi in cui non si svolge attività lavorativa, come per il part- time verticale con momenti non retribuiti.

Nel caso, invece, di più familiari che prestano assistenza allo stesso disabile, il congedo (al pari dei permessi retribuiti) può essere richiesto da un solo soggetto. C’è, tuttavia, un’eccezione a tale regola, relativa ai genitori (anche adottivi) di figli affetti da disabilità grave.

In tal caso, infatti, tutti e due i genitori possono ottenere sia il congedo biennale sia i permessi retribuiti per assistere lo stesso figlio, anche in maniera alternata. Ovviamente, non può essere superato il limite dei 2 anni e il congedo non può essere fruito contemporaneamente, nello steso giorno, da entrambi.

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