Titoli di Stato italiani (BOT E BTP): obbligazioni che non temeno la crisi economica, su quali investire e perchè

I titoli di Stato italiani: una famiglia di obbligazioni che non teme l’incertezza. Quali sono le tipologie presenti sul mercato e le loro differenze.

Si tratta di un insieme di caratteristiche che fanno dei Titoli di Stato gli investimenti migliori per coloro che necessitano di una protezione dal rischio e vogliono sfruttare interessi periodici costanti.

titoli di stato
Redazione informazioneoggi.it

La garanzia sui Titoli di Stato è la solvibilità dello Stato italiano, garante di ultima istanza degli investimenti tramite cui riceve liquidità in cambio di interessi divenuti oggi parecchio importanti. Si tratta di una famiglia piuttosto variegata di obbligazioni sovrane di cui quella più conosciuta è probabilmente il BTP.

Lo Stato si finanzia oltre che con le imposte dirette e indirette anche in parte importante attraverso le emissioni di Titoli di Stato.

Con l’aumento dei rendimenti osservato nel 2022 la loro attrattiva agli occhi del pubblico è diventata maggiore. Non si tratta tuttavia sempre di occasioni vantaggiose e bisogna discernere tra gli alti interessi e i profitti finali.

Le due variabili principali per valutare la qualità dei titoli di Stato sono date dal prezzo di ingresso e dalla cedola periodica o il rimborso finale. A queste due variabili si aggiunge la durata fino a scadenza naturale che rappresenta per l’investitore il tempo di esposizione del capitale alle incertezze e volatilità del mercato.

Tutto questo viene messo in correlazione con la valutazione assegnata dalle agenzie di rating: si tratta di una stima ufficiale sulla capacità di rimborsare il denaro ricevuto a prestito con la cessione del Titolo. Le stime fatte da società private sono tuttavia considerate autorevoli e in grado di condizionare i rendimenti a rialzo o ribasso.

Titoli di Stato, cosa sapere per orientarsi nella scelta dell’investimento

Il tasso medio dei bond governativi italiani, all’atto di emissione, è passato dallo 0,10% del 2021 all’1,31% al 30 settembre 2022. Il prezzo è invece diminuito in modo consistente e intorno al 20%. A seconda dei titoli sono diverse le differenze con cui un Titolo di Stato può valorizzare il capitale.

Per orientarsi nelle tipologie di titoli di Stato italiani, bisogna innanzitutto sapere che ci sono caratteristiche comuni a tutti. Queste sono ad esempio, il taglio minimo, sempre di 1.000 euro e il rimborso a scadenza alla pari che corrisponde al prezzo di emissione iniziale. Oltre questo vi è la tassazione agevolata sul capital gain, ovvero l’eventuale profitto maturato che è pari al 12,5% contro il 26% applicato su le altre rendite finanziarie diverse dal titolo di Stato, dalle polizze vita o dai Buoni Fruttiferi Postali.

Le principali differenze tra i Titoli di Stato

I titoli “zero coupon”: Bot. Si tratta dei Buoni ordinari del Tesoro caratterizzati dall’assenza, come dice il nome, di interessi sotto forma di cedole periodiche. Il loro rendimento è dato interamente dalla differenza tra il prezzo d’acquisto e il valore di rimborso a scadenza.

In questo sono simili ad altri prodotti finanziari in cui si guadagna dalla differenza tra il prezzo in iniziale di apertura e quello di chiusura dell’operazione. Le Azioni senza cedole, i CFD sul Forex o sulle commodity sono uno dei più noti esempi.

Il Bot, dedicato generalmente agli investitori istituzionali, può avere quattro possibili scadenze: a 3, 6, 12 mesi o inferiore, definita flessibile. Il titolo con una serie di scadenze a breve termine funge in genere da controparte difensiva in un portafoglio diversificato.

Il Bot attualmente ha una rendita minore dell’inflazione acquisita, può essere sempre liquidato sul mercato ai prezzi correnti e ha una quotazione che varia in base alle dinamiche di domande e offerta. Questo ultimo aspetto è più marcato sui Bot in quanto risente non soltanto del contesto economico generale ma anche del prezzo delle emissioni di Bot successive; se il rendimento ottenibile dalle emissioni successive aumenta, il prezzo del titolo obbligazionario scende e viceversa.

I titoli di Stato con cedole: i BTP

Acquistare titoli di Stato è in genere sinonimo di rendimenti cedolari. Si tratta di interessi che sono corrisposti a fronte del credito fornito all’emittente sotto forma di pagamento del Titolo ricevuto in garanzia. La logica delle obbligazioni come i BTP è molto semplice: con scadenze che vanno dai 18 mesi fino ai 50 anni offrono interessi semestrali, che variano in relazione al prezzo della quotazione. Questa rimane costantemente esposta al mercato e varia a sua volta in relazione alla domanda determinata dall’andamento economico.

Data la sua ampia versatilità il BTP è il principale Titolo usato per la raccolta periodica di liquidità effettuata dal Tesoro. I rendimenti dei BTP si differenziano principalmente in base alla durata: 18 mesi, 3, 5, 7, 10, 15, 20, 30 e 50 anni. A differenza dei BOT, oltre l’influenza delle quotazioni, data la possibilità di chiusura anticipata dell’operazione, c’è anche quella degli interessi che vengono accumulati sul capitale investito.

Altre tipologie particolari nella famiglia dei Btp sono le novità del Btp Green e del BPT Futura e BTP Italia.

Si tratta di Titoli di Stato che si differenziano per la correlazione tra il loro rendimento e variabili di mercato diverse dalla semplice domanda e offerta. Il BTP Green è associato ai finanziamenti legati a iniziative ecologiche. È quindi un titolo legato a criteri ESG e all’indotto della transizione ecologica del Paese.

Il Btp Futura è stato un Titolo emesso dal 2020 e fino al 2021. Con una durata compresa fra gli 8 e i 16 anni è pensato per incentivare il suo mantenimento a lungo termine. Il BTP futura ha infatti un meccanismo di interessi crescenti, in questo simile ai Buoni Postali, e l’accredito di un premio fedeltà per i risparmiatori che mantengono il titolo dall’emissione alla scadenza.

I Titoli di Stato indicizzati: BTP Italia e Ccteu

Una categoria a parte nella famiglia dei Btp è rappresentata dai titoli la cui cedola è indicizzata all’inflazione. Riveste un ruolo particolare in questa fase di mercato il Btp Italia emesso proprio in relazione agli effetti dell’alta inflazione. Il Btp Italia è emesso con scadenze da 4 a 8 anni; ha un rendimento fisso minimo del 1,6% a cui si aggiunge una componente variabile determinata dall’inflazione calcolata dall’andamento dell’indice Foi. Questo rappresenta il costo della vita basato sulle spese di “famiglie, operai e impiegati”. Il capitale rimborsato alla scadenza viene rivalutato sulla base della variazione osservata nel medesimo indice. Anche per il Btp Italia è previsto un premio di fedeltà ottenuto da chi mantiene l’investimento fino a scadenza.

Il fascino della cedola variabile: i Ccteu

Anche per Ccteu c’è un meccanismo di profitto simile a quello dei BTP Italia. La sua particolarità è la cedola variabile, questa volta indicizzata all’inflazione indirettamente calcolata secondo il tasso Euribor a sei mesi. La cedola viene corrisposta su cadenza semestrale e la durata del Ccteu varia dai 3 fino ai 7 anni. Questi titoli sono indicati durante i periodi in cui la BCE decide di alzare i tassi di interesse e sono quindi correlati anche alle variazioni a rialzo dell’inflazione.

Un ultimo titolo indicizzato all’inflazione è Btp€i. Si tratta di un Titolo di Stato a metà delle caratteristiche dei BTP Italia e dei Ccteu. Queste obbligazioni risentono infatti delle dinamiche economiche dell’eurozona; sono allo stesso tempo esposte alle variazioni dell’inflazione in base a cedole indicizzate al costo della vita dell’area euro, calcolata secondo il tasso armonizzato dei prezzi al consumo dall’Eurostat.

Oltre a questa differenza, rispetto al Btp Italia, il Btp€i ha scadenze più ampie che si estendono dai 18 mesi a: 3, 5, 7, 10, 15, 20 fino a 30 anni.

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