La nuova manovra finanziaria prevede un’ulteriore rivalutazione delle aliquote degli assegni pensionistici. Ecco i nuovi importi.
Nel 2023, si attende un aumento dell’8,76% delle pensioni minime ma, allo stesso tempo, di appena il 2,5% per quelle che superano i 5 mila euro. Sono gli effetti nella rivalutazione.
La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha dichiarato soddisfatta: “Rivaluteremo tutte le pensioni, ma con percentuali di perequazione diverse”. La percentuale di perequazione delle pensioni, dunque, non sarà la stessa per tuti i contribuenti.
Il Governo ha stabilito il taglio degli incrementi previsti per i trattamenti uguali a più di 10 volte il minimo, cioè le pensioni di importo maggiore di 5 mila euro lordi al mese. Gli assegni pensionistici di importo inferiore, invece, saranno interessati da una rivalutazione del 120%.
Non sono ancora note le percentuali di indicizzazione che verranno adottate per le altre fasce di reddito pensionistico; bisognerà, dunque, attendere, per scoprire se ci sarà la conferma delle aliquote precedenti oppure una loro modifica. Al momento, è mantenuta solo la perequazione al 100% per le pensioni fino a 4 volte il minimo (cioè pari a circa 2 mila euro lordi al mese).
Scopriamo, dunque, quali sono i principali cambiamenti previsti della Legge di Bilancio, in tema rivalutazione delle pensioni per il prossimo anno.
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La nuova rivalutazione sarà in vigore sulle pensioni con decorrenza dal 1° gennaio 2023. Con Decreto del Ministero dell’Economia, l’indice di rivalutazione è stato fissato al 7,3%, per l’adeguamento all’attuale soglia di inflazione. A tale indice, tuttavia, la legge aggiunge gli scaglioni di perequazione, che sono inversamente proporzionali alle somme a cui si ha diritto.
In particolare, i nuovi scaglioni sono 3:
La Legge di Bilancio ha modificato tali percentuali di perequazione, predisponendo altri 2 scaglioni:
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In seguito ai cambiamenti della Manovra finanziaria, dal prossimo gennaio le pensioni avranno i seguenti nuovi importi:
Non ci sono ancora notizie certe, invece, per le aliquote degli importi intermedi. L’unico dato sicuro è che “man mano che la pensione aumenta, l’incremento diminuisce”, come ha specificato la stessa Giorgia Meloni. Dovrebbe rimanere inalterata la perequazione al 90% per le pensioni di ammontare compreso tra le 5 e le 6 volte il minimo e quella al 75% per gli assegni di importo tra le 6 e le 10 volte il minimo.
Infine, è bene sottolineare che alle somme spettanti è necessario togliere il 2% che è già stato percepito nel 2022, come anticipo della perequazione. Tale misura, infatti, rientrava tra i provvedimenti del Decreto Aiuti- bis per i pensionati che percepivano un assegno fino a 35 mila euro annui.
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