Riforma pensioni in bilico? Cosa succederà alle legge Fornero nel 2023

La riforma pensioni continua a tener banco con numerosi argomenti di spunto e di discussione. Qual è la situazione odierna e cosa potrebbe cambiare in futuro? Alcuni chiarimenti a riguardo.

Il tema della riforma pensioni è sempre meno rinviabile e compare infatti tra i punti chiave dell’agenda di Governo.

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In molti si chiedono quale sarà il volto della previdenza in Italia da qui ai prossimi anni, ma fare delle previsioni precise ed a prova di errore è al momento praticamente impossibile. Coloro che sono chiamati a dettagliare la riforma in oggetto, ovvero Governo, istituzioni e parti sociali sembrano però concordi nel voler superare la legge Fornero, che da molti osservatori è stata ritenuta finora alla base di varie iniquità.

Vari infatti i correttivi disposti a questo discusso provvedimento, la cui entrata in vigore risale al Governo Monti: pensiamo ad es. all’Ape sociale, ovvero quel meccanismo di anticipo delle pensioni che permette di uscire prima dal mondo del lavoro, rispetto alla regole della legge Fornero. Fu introdotta dalla legge di Bilancio 2017.

Ebbene, in questo delicato scenario gli osservatori hanno cercato di fare il punto su quelle che potrebbero essere le possibilità di pensione anticipata per il prossimo futuro. Proviamo a fare un po’ di chiarezza nel corso di questo articolo.

Riforma pensioni rimandata al 2023, che fine faranno Opzione Donna e Ape Sociale? Le ultime novità

Il percorso della legge Fornero ed alcune importanti novità pensioni degli ultimi anni

Tra le altre cose, la riforma pensioni Fornero ha rivisto le tipologie di pensioni versate dal sistema previdenziale del nostro paese, sia con metodo contributivo che misto, inserendo la nuova pensione anticipata al posto di quella di anzianità, insieme alla classica pensione di vecchiaia.

La riforma pensioni del 2019 ha poi:

  • inserito ulteriori formule di pensionamento;
  • disposto un blocco scatti per il requisito anagrafico, pari a 5 mesi per la pensione anticipata – con finestra mobile di 3 mesi per la decorrenza del trattamento.

Per quanto riguarda il blocco degli aumenti per l’età pensionabile, esso è stato fissato per legge fino al 2026. Mentre in linea generale i requisiti previsti per l’accesso alla pensione crescono in modo progressivo per effetto dell’adeguamento alla speranza di vita.

Riforma pensioni nel 2023?

Per quanto riguarda le attuali ipotesi allo studio, in prospettiva della legge di Bilancio 2023, possiamo affermare che queste non impattano in alcun modo sui requisiti della legge Fornero, in materia di accesso alla pensione di vecchiaia standard e alla pensione anticipata ordinaria. Ci riferiamo infatti a regole strutturali, sempre valide, a differenza dei meccanismi temporanei di flessibilità in uscita, in scadenza a fine 2022. Analoghe considerazioni per le pensioni agevolate dei lavoratori precoci e per quella degli addetti a compiti usuranti: si tratta infatti di tutele strutturali, che resteranno tali.

L’Esecutivo sta, in particolare, valutando proroghe e modifiche in tema di flessibilità in uscita, che dal primo gennaio del prossimo anno possano permettere di uscire dal mondo del lavoro, anche senza attendere di aver conseguito i requisiti pieni della legge Fornero, rappresentando uno strumento ulteriore – ma comunque utile a non pochi lavoratori.

Il motivo dell’attività del Governo in tal senso è ben evidente: impedire gli effetti deleteri del cosiddetto scalone, il quale invece si avrebbe se da un giorno all’altro scomparissero le formule di flessibilità in uscita che consentono oggi di andare in pensione 4-5 anni prima (ovviamente a certe condizioni), rispetto alla regole della pensione anticipata ordinaria, che prevede 42 anni e 10 mesi di contributi versati da parte degli uomini ed un anno in meno per le donne.

Anzi detta pensione continuerà a valere anche nel 2023, con le regole odierne e senza far valere gli scatti legati alle aspettative di vita, bloccati infatti fino al 31 dicembre 2026.

Conclusioni

In buona sostanza la prospettiva immediata è che con la legge di Bilancio avremo le prime parziali ‘correzioni’, con interventi ad hoc sulle opzioni temporanee – pensiamo ad esempio ad Opzione Donna o l’Ape Sociale. Molto probabile la proroga o la rimodulazione. Mentre per Quota 102 si sta ipotizzando di non abbandonarla del tutto, ma di rivederla nell’ottica di combinarla con Quota 41, un’altra proposta di nuovo meccanismo pensionistico che, negli ultimi mesi, ha fatto molto parlare di sé.

D’altronde, da qui a fine anno non c’è molto tempo: le elezioni sono state a settembre, il Governo si è insediato da poco e sono contate le settimane che ci separano da fine anno. Poco tempo da capitalizzare per prendere decisioni utili nell’immediato, e per poi rimandare il grosso della riforma pensioni al 2023. C’è da approvare la legge di Bilancio entro il 31 dicembre, onde evitare il temuto esercizio provvisorio, il quale impedirebbe investimenti e riforme necessarie al paese.

Insomma, bisognerà aspettare la riforma pensioni nell’arco di tempo 2023-2024, per vedere un intervento deciso e drastico sul sistema previdenziale italiano. D’altronde anche questo rientra nel quadro degli obiettivi di cui al PNRR e si tratta di un obiettivo raccomandato dalle istituzioni UE. In agenda vi sono ad es. gli interventi mirati a favore dei giovani con carriere discontinue e frammentate, ma anche le forme di incentivazione alla previdenza complementare. Serviranno però interventi ad hoc e servirà attendere almeno il prossimo anno per vedere provvedimenti specifici.

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