Pensione Quota 41: l’importo effettivo dell’assegno mensile crea molta confusione

A partire dal prossimo anno potrebbe essere possibile accedere alla pensione con Quota 41, ma quale sarà l’importo mensile? Calcolo ed altre informazioni

Durante la campagna elettorale si è spesso sentito parlare di Quota 41 come possibile opzione per la pensione, ma quale sarà l’importo mensile? Ecco cosa c’è da sapere il merito e come potrebbe essere fatto il calcolo.

pensione quota 41
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In molti sicuramente già sapranno, che dal prossimo anno potrebbe essere possibile accedere alla pensione con Quota 41. Questa prevede quarantuno anni di contributi versati, mentre l’altro requisito è l’età.

Il limite inerente all’età potrebbe essere aggiunto per evitare la problematica del costo della misura. Probabilmente la soglia anagrafica potrebbe essere tra i sessantuno ed i sessantatré anni.

Al momento, però, non è possibile dare notizie certe dal momento che queste arriveranno soltanto dopo che il Governo avrà preso visione di quanti soldi dispone per la misura. Di conseguenza se si opta per la misura Quota 41 con sessantatré anni compiuti questa risulterà essere Quota 104. Al contrario, se gli anni anagrafici da raggiungere per la quiescenza sono sessantuno si parlerà di Quota 102.

Vi è però una considerazione da fare è cioè che non dovrebbero esservi penalizzazioni per coloro che decidono di accedere alla quiescenza in anticipo.

Scendo quanto riportato dal sito online money.it, che riprende un’intervista fatta dalla medesima testata giornalistica alla Fornero, l’ex ministra ha spiegato che bisogna fare attenzione alla pensione anticipata. Il motivo è che il sistema contributivo risulta essere “penalizzante per l’assegno“.

Potrebbe dunque esserci il pericolo che accedendo alla quiescenza prima dei sessantasette anni, la somma mensile dei pensionati con tale modalità potrebbe essere poco adeguato. Così facendo, i soggetti interessati potrebbero dover richiedere sostegni al Governo.

Pensione – Quota 41 e importo mensile: il sistema contributivo

Come è noto, con il nuovo esecutivo potrebbero esservi diversi cambiamenti per quanto concerne le pensioni. Ma quali potrebbero essere le novità? Ecco cosa c’è da sapere in merito.

Ritornando all’argomento cardine di questo articolo, per capire quale potrebbe essere l’importo mensile è necessario capire la differenza tra contributivo e retributivo.

Quando si parla di sistema contributivo ci si riferisce alla carriera lavorativa, in generare, di un soggetto. In questo caso si tiene in considerazione i contributi versati. Mentre, nel caso del retributivo si fanno pesare gli ultimi anni di lavoro del soggetto interessato.

In contributi inerenti al primo sistema citato, sono conservati nel montante contributivo. Questo viene poi mutato in quiescenza grazie all’utilizzo di un coefficiente.

Lo scopo di tale metodo era quello di ‘scoraggiare’ la quiescenza anticipata. Per tale ragione vi è stata presa la decisione di utilizzare un coefficiente basso per i pensionamenti anticipati.

Di conseguenza, se si decide di accedere alla quiescenza a sessantuno anni e non a sessantasette, potrebbe essere percepito un assegno pensionistico mensili più basso. Il motivo è quello citato in precedenza, cioè una metodologia sconveniente rispetto a chi va in pensione a sessantasette anni.

Vi è poi un’altra questione da tenere in considerazione: più anni di lavoro si traducono in un numero maggiore di contributi. Di conseguenza, l’assegno potrebbe ulteriormente crescere.

Assegno pensione 61 anni

Se il nuovo esecutivo approvasse Quota 102 quanto sarebbe l’importo mensile di un soggetto che ha sessantuno anni ed è riuscito a versare quarantuno anni di contributi?

In realtà, la somma non è univoca per tutti ma dipende dalla somma dei contributi di ogni singolo soggetto. Se la persona interessata alla pensione ha versato un totale di contributi pari a duecentomila € allora è necessario fare un calcolo.

Nel caso citato il coefficiente di trasformazione è pari a 4.639 per cento. Di conseguenza la somma annuale sarà di 9.278 €.

Mentre se una persona ha versato i medesimi contributi del caso prima citato ed ha sessantasette anni, il coefficiente sarà di 5.575 per cento e la somma percepita all’anno di 11.150 €.

Si considera, però, che il soggetto interessato ha continuato a svolgere il suo lavoro e la sua paga annua è di 30.000 €. In questo caso, vi è un’aliquota del trentatré per cento e la somma annua percepita sarebbe di 9.900 €.

Così facendo, gli anni di lavoro in più sono sei, quindi, vi è una maggiorazione dei contributi versati di 59.400 €. In totale la somma arriva a 259.400 € e la quiescenza annua a 14.460 €.

In pensione a 62 o 63 anni

Se invece il nuovo esecutivo decidesse per Quota 41 il cambiamento sarebbe pressoché nullo. Però, anche se lo svantaggio economico è minore vi sarebbe comunque rispetto ad accedere alla pensione a sessantasette anni.

Per coloro che hanno sessantadue anni e decidono di accedere alla quiescenza, il coefficiente di trasformazione risulta essere di 4.770 per cento. Se i contributi versati risultano essere di 200mila € allora la quiescenza annua è di 9.540 €. Vi sarebbero dunque duecentosessanta due € in più rispetto a chi ha deciso di accedere alla pensione a sessantuno anni.

Se, invece, in pensione si va a sessantatré anni il coefficiente è di 4.910 per cento. La pensione sarà dunque di 9.820 €.

Secondo quanto riportato dal sito online money.it, vi è una precisazione da fare. I calcoli fatti non considerano che potrebbe esservi una mutazione per quanto concerne i coefficienti. Di conseguenza, è bene attendere le future decisioni da parte del nuovo esecutivo prima di prendere una qualsiasi decisione.

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