Scopriamo come si effettua il calcolo dell’assegno pensionistico avendo maturato 25 anni di contributi. L’importo basterĂ per una vita dignitosa?
Lasciare il mondo del lavoro con 25 anni di contributi è possibile ma probabilmente sono pochi per ottenere un assegno pensionistico soddisfacente.
La pensione di vecchiaia si raggiunge con 67 anni di etĂ e 20 anni minimi di contributi maturati. Arrivare a 67 anni ancora in grado di svolgere efficacemente la propria occupazione è un obiettivo che non tutti i lavoratori sono in grado di tagliare. Soprattutto in caso di lavori piĂ¹ impegnativi fisicamente e mentalmente, si puĂ² avvertire l’esigenza di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro. Se si hanno solo 25 anni di contributi, perĂ², non è semplice. BisognerĂ escludere l’APE Sociale, Opzione Donna, Quota 102, la pensione anticipata ordinaria e Quota 41. Tutte soluzione che prevedono un numero di contributi molto piĂ¹ elevato rispetto a 25. Cosa rimane?
Due alternative per uscire dal mondo del lavoro con 25 anni di contributi
I lavoratori che hanno iniziato a versare i contributi prima del 1996 o che possono approfittare del computo dei contributi in Gestione Separata possono andare in pensione a 64 anni di etĂ con minimo 20 anni di contributi. Unica condizione che l’importo dell’assegno pensionistico raggiunto sia pari o superiore a 2,8 volte l’assegno sociale.
La seconda alternativa è la RITA per i titolari di un fondo previdenziale complementare. OccorrerĂ aver versato minimo 5 anni di contributi nel Fondo e maturati almeno venti nel modo ordinario. In questo caso si potrĂ lasciare il lavoro a 62 anni ottenendo una rendita mensile erogata non dall’INPS ma dal Fondo stesso. L’importo sarĂ pari al capitale versato e i versamenti continueranno fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia.
A quanto ammonterĂ l’assegno pensionistico?
Chi decide di andare in pensione con 25 anni di contributi deve sapere che l’assegno pensionistico avrĂ un importo non elevato. Per calcolare la somma occorrerĂ considerare la media annua delle retribuzioni, l’etĂ del lavoratore e naturalmente gli anni di contributi maturati.
Nello specifico occorrerĂ conteggiare la media annua degli ultimi cinque anni degli stipendi per i contributi versati entro il 31 dicembre 1992 (Quota A) e degli ultimi dieci anni di retribuzioni per i contributi maturati fino al 31 dicembre 2011 (Quota B). Dato che l’ammontare del trattamento è pari al 2% della retribuzione pensionabile, con riferimento a 25 anni di contributi il lavoratore potrĂ contare sul 50% dello stipendio.
Si tratta di una percentuale decisamente inferiore rispetto a chi raggiunge i 35 anni di contributi (il 70% della retribuzione) o 40 anni di contribuiti (l’80% dello stipendio). L’unico modo per cercare di incrementare l’assegno pensionistico è versare contributi volontari oppure optare per tempo ad un fondo pensione o per un supplemento di pensione.