Taglio cuneo fiscale 2022: fantastico, ecco le conseguenze per la busta paga

In arrivo stipendi mensili di importo più elevato per quasi tutti i lavoratori dipendenti. È la conseguenza del taglio del cuneo fiscale.

Da luglio a dicembre 2022, i lavoratori dipendenti (tranne quelli del settore domestico), percepiranno più soldi, grazie alla diminuzione del 2% dei contributi previdenziali.

taglio cuneo fiscale
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L’articolo 20 del Dl n. 115/2022 (il cd. Decreto Aiuti- bis) ha previsto l’incremento di 1,2 punti percentuali del taglio del cuneo fiscale. I destinatari sono i lavoratori dipendenti, già interessati dalla diminuzione contenuta nella Legge di bilancio del 2022 (art. 1, comma 121).

Il provvedimento incrementa la riduzione dallo 0,8% al 2% sui contributi previdenziali trattenuti dal datore di lavoro in busta paga dei dipendenti, per i mesi di stipendio che vanno da luglio a dicembre 2022. Di cosa si tratta, nel dettaglio?

Per ulteriori informazioni, leggi anche: “Taglio del cuneo fiscale, gli effetti in busta paga: molto rumore per nulla“.

Taglio cuneo fiscale: a chi è rivolto?

Il taglio del cuneo fiscale renderà felici la maggior parte dei lavoratori dipendenti, ad eccezione dei lavoratori domestici. La legge, però, prevede uno specifico requisito reddituale; è necessario, infatti, che i dipendenti percepiscano uno stipendio mensile minore di 2.692 euro lordi, suddivisi in 13 mensilità.

Sono interessati dall’agevolazione tutti i rapporti di lavoro subordinato, quindi anche a termine, apprendistato, lavoro agricolo e, contemporaneamente, tutti i datori di lavoro (non solo gli imprenditori) su tutto il territorio nazionale. Non è legato, inoltre, al possesso del Durc.

Per effetto del taglio del cuneo fiscale, l’aliquota dei contributi previdenziali del secondo semestre è ridotta:

  • per i lavoratori dipendenti del settore privato, dall’8,39% al 7,19%;
  • per dipendenti del settore pubblico, dall’8% al 6,8%. Dal 1° gennaio 2023 (in assenza di proroghe), tuttavia, ritorneranno i valori del 2021, ossia 9,19% per il settore privato e 8,8% per quello statale.

La diminuzione dei contributi previdenziali, inoltre, non produce alcuna conseguenza sul calcolo degli assegni pensionistici futuri. L’aliquota, infatti, rimane la stessa e, dunque, ai lavoratori sarà versato sempre il 33% dell’imponibile previdenziale sul proprio conto assicurativo.

Non perdere il seguente approfondimento: “Taglio del cuneo fiscale, il risvolto della medaglia toglierà il sorriso ai lavoratori?

A quanto ammonta l’aumento degli stipendi

La conseguenza più rilevante della misura finanziaria per i lavoratori dipendenti è, senza dubbio, l’aumento delle buste paga.

Rispetto all’anno scorso, c’è stato un incremento degli stipendi, sia in conseguenza della diminuzione delle aliquote IRPEF, sia grazie al taglio dello 0,8% stabilito dall’articolo 1, co. 121, della Legge n. 234/2021.

Dal mese di luglio, gli aumenti degli stipendi sono stati tra i 10 ed i 30 euro al mese.

 

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