Esempi di calcolo della pensione netta partendo da quella lorda: dalla teoria alla pratica

Il calcolo della pensione netta partendo da quella lorda potrebbe creare confusione tra i contribuenti. Alcuni esempi di conteggio potranno aiutare nell’impresa.

Molti lavoratori si ritrovano al momento della pensione senza riuscire a calcolare l’ammontare dell’assegno pensionistico.

pensione netta
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Sistema retributivo, sistema contributivo o misto, tassazione, passaggio dal lordo al netto, i lavoratori in uscita dal mondo del lavoro possono andare nel panico nel momento del calcolo della pensione. Numeri, percentuali, rapporti, la matematica può rivelarsi ostica per tante persone senza una guida che spieghi passo dopo passo le modalità di conteggio dell’importo erogato sul conto corrente. Eppure parliamo di un’informazione di notevole importanza che determinerà lo stile di vita auspicabile per il neo pensionato. Cerchiamo di capire, dunque, come arrivare all’importo netto conoscendo quello lordo reperibile presso un patronato o CAF.

Dalla pensione lorda a quella netta, il calcolo da eseguire

L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale si occupa di inviare al lavoratore che ha avanzato domanda di pensione il prospetto di liquidazione. Tale documento indica a prova di errore l’importo netto che mensilmente il pensionato riceverà sul conto corrente oppure ritirerà presso un Ufficio Postale. A partire dalla somma lorda calcolata con contributi e retribuzioni si arriva al netto conteggiando le trattenute delle tasse, le trattenute sindacali imposte, eventuali maggiorazioni e assegni familiari.

Non volendo attendere il calcolo dell’INPS e l’arrivo del prospetto di liquidazione, il lavoratore prossimo alla pensione potrebbe agire autonomamente per capire quanto percepirà di pensione netta. Unica accortezza è conoscere la tassazione da considerare nel conteggio.

I dettagli del conteggio

La normativa stabilisce che sulle pensioni si pagano le tasse come su ogni altro tipo di reddito. Per tasse si intendono l’imposta IRPEF sul reddito delle persone fisiche e l’addizionale regionale e comunale. Le addizionali IRPEF sono di importo variabile dato che dipendono dall’aliquota applicata dagli enti locali.

Attualmente l’IRPEF è strutturata in 4 scaglioni, ognuno dei quali ha una precisa aliquota e limiti reddituali specifici. Il primo ha aliquota al 23% per redditi fino a 15 mila euro. Il secondo scaglione ha aliquota al 25% per redditi tra 15 mila e 28 mila euro; il terzo al 35% per redditi tra 28 mila e 50 mila euro e, infine, il quarto scaglione con aliquota del 43% per redditi superiori a 50 mila euro. Insieme all’imposta IRPEF, le addizionali rappresentano le voci passive della pensione dato che tagliano l’importo mentre sono voci attive le maggiorazioni e le detrazioni. Quest’ultime permettono di limitare i tagli precedentemente citati.

Un esempio di calcolo della pensione netta

Poniamo il caso di un lavoratore che percepirà una pensione lorda di 2.700 euro ossia un reddito annuale di 35.100 euro (terzo scaglione). Fino a 15 mila euro l’IRPEF sarà di 3.450 euro; fino a 28 mila di 3.250 euro (aliquota al 25%) e poi rimangono i restanti 7.100 euro per arrivare ai 35.100 con IRPEF di 2.485 euro. In totale, dunque, si raggiungono 9,085 euro di IRPEF. Da 35.100 euro lordi si scende a 26.015 euro di netto IRPEF.

Vanno sottratte, poi, le addizionali che, come detto, dipendono dal Comune di residenza e sommate le detrazioni per redditi da pensione. Considerando il netto di 35.100 euro (più di 28 mila euro), la detrazione sarà di 474 euro e non di 700 euro come teoricamente spettante. Il calcolo da effettuare, infatti, è particolare. La detrazione che spetta in teoria deve essere moltiplicata per il risultato della differenza tra 50 mila e il reddito diviso 50 mila meno 28 mila. Si arriva così a 26.489 nel nostro esempio, ossia 2.037 euro al mese (non considerando, però, le addizionali).

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