Fotovoltaico: creata la prima cella solare organica riciclata, la svolta green per tutti

Continuano le ricerche nel settore fotovoltaico per rendere le celle solari e quindi i pannelli più efficienti possibili.

Alcuni scienziati hanno creato la prima cella solare organica con prodotti riciclati che rappresentata un notevole progresso nel settore fotovoltaico.

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Tutto questo grazie al progetto FlexFunction2Sustain, finanziato dall’Unione europea nell’ambito del programma di ricerca e innovazione Horizon 2020. Si tratta di un intervento che riguarda il substrato in plastica. Ma rappresenta sempre un passo in avanti nel settore del fotovoltaico.

Settore fotovoltaico: creata la prima cella solare organica riciclata, ecco in cosa consiste

Abbiamo già visto Come speciali pellicole che renderanno l’impianto fotovoltaico più efficiente. Con il termine efficienza energetica si intende la capacità di convertire l’energia solare di ogni singolo pannello in energia elettrica.

La conversione dipende da molti fattori: dalla cella solare stessa, dal materiale con il quale è costruito il pannello, dall’orientamento oppure dalla zona in cui sono posizionati.

Utilizzare materiale riciclato per creare una cella solare ancora più green è una grande innovazione per il settore fotovoltaico.

La ricerca e creazione è frutto di una collaborazione tra l’istituto tedesco del Fraunhofer IVV e quello francese del Center Technique Industriel de la Plasturgie et des Composites.

I ricercatori hanno unito due tipi di polipropilene. Il primo al 50% riciclato (deriva da imballaggi di bevande), mentre il secondo era polipropilene vergine. Dopo aver mescolate le due materie plastiche, i ricercatori hanno realizzato una pellicola di substrato per l’elettronica stampata.

In seguito, a questo è stato applicato (tramite un rivestimento sottovuoto roll-to-roll) un elettrodo trasparente in ossido di indio-stagno. Poi in Grecia, l’Organic Electronic Technologies (OET) ha stampato il materiale organico fotoattivo e inserito le celle.

La resa è molto bassa, solo dell’1%, ma nonostante tutto “è già sufficiente per fornire un’ampia gamma di produzioni di imballaggi intelligenti monouso con energia elettrica sufficiente” spiega Vasileios Kyriazopoulos, project manager di OET.

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