Riforma pensioni a partire dal 2023: si allonta la “strategia vincente” e si pensa alla legge Fornero

Per le pensioni 2023 il Governo non ha ancora preso una decisione univoca. Le parti stanno pensando a diverse soluzioni.

Andare in pensione nel 2023, e soprattutto in quale modalità, è ancora tutto da vedere. I tempi stringono, e fine maggio è già alle porte. Eppure sembra che il Governo non abbia ancora pensato ad una “strategia Vincente” che accontenti tutte le parti. I lavoratori, le Casse dello Stato e il Presidente dell’INPS Tridico.

Riforma pensioni
Foto Adobe Stock

La guerra in Ucraina, tra i tanti “danni collaterali” che ha fatto e che sta facendo, ha causato anche uno slittamento della questione. I Sindacati premevano per una valutazione della riforma pensionistica già a febbraio. Poi sappiamo tutti quello che è successo e che cosa sta accadendo.

Calcolo pensioni 2023, ci aspetta ancora la Legge Fornero?

Con l’approvazione del Documento Economico e Finanziario, ad oggi la Legge Fornero non è stata abrogata. Dunque, se nulla cambia, da gennaio 2023 si continuerà con la “rigida” quiescenza prevista dall’articolo 24 del decreto legge 6 dicembre 2011. Ovvero, la pensione spetta a chi ha compiuto 67 anni di età oppure 43 di contributi (per le donne 42).

Al momento, sembra che verrà cancellata la Quota 102. Cioè il raggiungimento dei 63 anni di età con 38 anni di contributi versati. Tutto è in ballo, e gli scenari possibili sono diversi.

Cosa bolle in pentola

Ad oggi, sappiamo che la Quota 41 va a scadere a fine anno. Il Governo sta cercando una soluzione che accontenti tutte le parti. Sul tavolo, una proposta che probabilmente potrebbe funzionare. Si tratta di un escamotage per “scansare” la Legge Fornero e viene definito una sistema pensionistico a due tempi.

In pratica, secondo quanto afferma il Presidente dell’INPS Pasquale Tridico, con questa modalità si andrebbe incontro a un forte risparmio. E ad una maggiore flessibilità che avvantaggerebbe i lavoratori. Il funzionamento si baserebbe su un doppio calcolo di quota. La prima, da corrispondere già dai 64 anni di età.

Sarebbe composta dai contributi versati, e calcolata con il sistema contributivo. La seconda, quella retributiva, entrerebbe a regime al compimento del 67esimo anno di età. E sarebbe caratterizzata dal pieno incasso della pensione. L’Esecutivo sta pensando di inserire tra i requisiti almeno 20 anni di contributi versati.

Le ipotesi sono ancora in fase embrionale ma sembra che l’unica volontà sia quella sintetizzata nel pensiero di Daniele Franco, il Ministro dell’Economia e delle Finanze. Ovvero, qualsiasi sia la riforma, dovrà avvenire nel rispetto dei conti pubblici, nella piena sostenibilità del debito e dell’equilibrio del sistema contributivo attuale.

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