WhatsApp ci blocca l’account se infrangiamo una regola: è lo “scraping”

Al giorno d’oggi utilizzare lo smartphone è praticamente un obbligo. Per di più ciò impone l’utilizzo di particolari applicazioni.

In linea di massima, dunque si è vincolati per forza di cose all’utilizzo di uno smartphone, per stare al passo con i tempi ma chiaramente anche per sfruttare al meglio gli enormi passi in avanti compiuti dalla tecnologia negli ultimi anni. Spesso poi, proprio in virtù di tale dinamica ci si vede costretti ad utilizzare specifiche app come ad esempio WhatsApp.

aggiornamento whatsapp
Adobe Stock

Tra le app più utilizzate in assoluto c’è per l’appunto WhatsApp. Ci riferiamo in questo caso ad una piattaforma di messagistica istantanea attraverso la quale è possibile oltre che condividere messaggi, inviarsi contenuti d’ogni tipo. Oggi, non possedere questa particolare applicazione può voler dire essere tagliati fuori dalla rete comunicativa. Nel complesso ci troviamo dunque ad “operare” all’interno di una immensa piattaforma con regole ben precise e rischi concreti nel caso in cui si vada ad infrangere quelle comuni disposizioni.

In questo caso è giusto sottolineare quali sono i rischi che in qualche modo possono determinare una conclusione burrascosa del rapporto con la stessa azienda che fornisce il servizio, l’app in pratica. Il caso limite insomma se non si rispettano determinati regolamenti potrebbe anche portare alla cancellazione dello stesso account. E’ chiaro che per arrivare fino a quel punto bisogna fare qualcosa che sia ritenuta tanto grave da non poter arrivare che a quella particolare azione disciplinare, insomma. Le regole sono regole.

WhatsApp ci blocca l’account se infrangiamo una regola: cosa succede in caso di “scraping”

Ci sono alcune situazioni specifiche come ad esempio la condivisione esagerata di messaggi, di contenuti, l’ingresso insomma all’interno di dinamiche che non appartengono più alla quotidianità ma che si spingono verso altro che possono essere segnalate da altri utenti e comportare serie problematiche per coloro che le mettono in pratica. Campagne di spamming insomma oppure l’utilizzo di cloni riguardo ad esempio gli account WhatsApp. Ce n’è per tutti i gusti insomma. La punizione può arrivare per svariate motivazioni.

Particolarmente perseguite sono le cosiddette operazioni che rientrano nel campo dello “scraping”. Di cosa parliamo in particolare? Una tecnica particolare che in pratica consiste nell’estrarre attraverso particolari procedure dati ed informazioni da siti web e riutilizzarli altrove per campagne marketing e quant’altro. Chiaramente parliamo di attività che possono sfociare in niente nel campo dell’illegale. Proprio per questo motivo l’utilizzo della pratica in questione potrebbe portare alla cancellazione diretta del nostro account WhatsApp.

Nel provare a tutelare tutti i propri utenti chiaramente l’azienda che gestisce la piattaforma di messaggistica punisce in maniera pesante chi prova a sottrarre contenuti e contatti ad altri utenti. In questo caso specifico, cosi come chiarito anche in precedenza si rischia la definitiva cancellazione dello stesso account. Le procedure per la sicurezza di tutti insomma esistono ed è un bene che si provi a farle rispettare ad ogni modo. La sicurezza degli utenti è la prima cosa, non si può correre il rischio di essere raggirati o chissà cos’altro soltanto per aver utilizzato una app di messaggistica.

Le regole sono chiare e vanno rispettate. Chi contravviene a tali indicazioni è fuori. Sbrigativo certo ma molto efficace. Il rischio che si potrebbe correre è in effetti troppo alto, non si può rischiare il tutto soltanto per una informazione condivisa magari o per un messaggio. Il web negli ultimi tempi è spesso diventato un luogo estremamente pericoloso. Vincere ogni tipo di pericolo potrebbe essere una operazione capaci di ripulire anche certi contesti virtuali. Sicurezza, libertà e volontà di condivisione, questi dovrebbero essere i presupposti base. Assicurati certo, la strada è tutta in discesa, almeno in teoria.

Impostazioni privacy