Guerra in Ucraina: preoccupazione per l’inflazione e mutui a tasso fisso

La guerra ha effetti devastanti anche sull’economia. In particolare, si teme per i mutui e per l’aumento del tasso di interesse.  

La recente guerra in Ucraina minaccia anche le finanze italiane. L’attenzione degli economisti, infatti, è rivolta agli impatti sull’inflazione e sui mutui. Si cerca di scongiurare il rincaro degli interessi per i mutui a tasso fisso e della rata per quelli a tasso variabile.

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Se la crisi non si placherà, i cittadini saranno costretti a pagare migliaia di euro di interessi in più, rispetto allo scorso anno.

Le conseguenze del conflitto sui mutui

Un mutuo a tasso fisso che nel 2021 si otteneva con TAEG di 1,04%, nel 2022 verrà offerto con  un tasso dell’1,44%.

Secondo uno studio sugli andamenti dell’IRS (la percentuale che consente di stabilire quale tasso di interessi vada applicato, sulla base delle oscillazioni dei mercati obbligazionari), degli aumenti simili non si vedevano dal maggio del 2019. Se, dunque, con la crisi pandemica i tassi erano stati contenuti, con al guerra la situazione è completamente ribaltata.

Coloro che hanno già stipulato un mutuo a tasso fisso, potranno continuare a stare tranquilli, perché il problema riguarda solo chi ha intenzione di richiederne uno ex novo. Gli esperti, tuttavia, non sono in grado di prevedere quale sarà il preciso panorama futuro.

La situazione in Italia: è allerta per il caro prezzi

Qual è l’origine del rincaro dei tassi di interesse dei mutui? Senza dubbio la causa risiede nell’inarrestabile  crescita dell’inflazione, derivante, a sua volta, dall’aumento dei costi dell’energia.

Secondo quanto dichiarato dal Bollettino Economico della Banca d’Italia, dalla nascita dell’Unione Europea, non si era mia sfiorato un livello di inflazione simile. Una situazione, dunque, già complessa, che rischia di peggiorare in relazione agli esiti della guerra.

In Italia, la vicenda finanziaria relativa ai tassi di interesse sarebbe ancora sotto controllo, almeno in relazione ai mutui a tasso variabile. Si stima, in tal caso, un aumento di circa 55 punti entro la fine del 2022 e l’inizio del 2023. Stando alle cifre dell’Euribor (che indica il tasso di interesse medio), i mutui a tasso variabile dovrebbero essere più favorevoli di quelli a tasso fisso. Le previsioni, tuttavia, potrebbero modificarsi a seconda dell’andamento del mercato e dell’aumento di altri valori di riferimento, tra cui l’inflazione.

L’aumento dell’inflazione

Il conflitto russo- ucraino preoccupa anche sotto l’aspetto dell’inflazione. In Italia, ha, ormai, raggiunto un livello massimo che non si registrava dal 1995, con un successivo aumento dei prezzi al consumo.

Se dovesse continuare a salire, potrebbe essere necessario l’intervento della BCE, la Banca Centrale Europea, per consentire un calo sui tassi di interesse.

Secondo le valutazioni, però, la crescita del livello di inflazione dovrebbe arrestarsi nel corso dell’anno, fino al raggiungimento di una media del 3,2% e, successivamente, di una diminuzione all’1,8%, nel 2023.

L’auspicio è che il conflitto non rivoluzioni l’assetto macro – economico mondiale; in tal caso, sarebbe sempre più complicato riuscire a stipulare un mutuo a condizioni sostenibili.

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