Nodo pensioni, a 67 anni è possibile: ecco a quanto ammonta l’assegno

Gli ultimi mesi hanno riportato al centro del dibattito politico e non solo il tema delle pensioni. Si attendono grosse novità.

Il tema pensioni da un po’ di anni ormai, si può dire, tormenta i cittadini italiani. Un sistema per certi versi poco chiaro che al momento non assicura a tutti i lavoratori uguale trattamento ipotizzando una possibile data di pensionamento. Anno per anno, quindi, particolari novità potrebbero riguardare proprio quest’aspetto tanto discusso del nostro quotidiano. Andare in pensione, si, ma quando?

Pensione
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La questione è molto semplice, gran parte degli attuali lavoratori al momento attivi nel nostro paese non ha ben compreso quando effettivamente può andare in pensione e soprattutto a quali condizioni. Per non parlare poi di una classe di lavoratori che al momento nemmeno non si sa bene come e quando potrà andarci in pensione. La situazione insomma è abbastanza ingarbugliata. Le vie d’uscita in alcuni casi e per alcune situazioni sono ancora in parte praticabili, vediamo come.

Per quel che riguarda l’attuale situazione, o per meglio dire condizione di chi è al momento ancora integrato nel mondo lavorativo è giusto riferirsi alla vecchia normativa che specifica la necessità di aver raggiunto i 67 anni di età con un montante contributivo di almeno 20 anni. Nel caso specifico parliamo quindi di un eventuale importo mensile di 702,15 euro mensili. Parliamo quindi di una quota mensile non altissima che potrebbe in qualche modo essere integrata da altre entrate previste dalla legge. Entrate che prevedono ad esempio l’apertura della partita Iva da parte del pensionato in questione.

Pensioni a 67 anni è possibile: le strade percorribili

Va detto inoltre che in presenza di particolari condizioni cliniche è possibile chiedere il pensionamento fino a 10 anni prima dei 67 anni. La richiesta in questo caso va presentata direttamente all’Inps che valuterà le condizioni del paziente ed eventualmente deciderà come gestire la singola pratica. Come anticipato per l’accesso alla pensione con contributo minimo c’è bisogno di aver raggiunto un terzo requisito rappresentato da quelli che sono considerati “contributi puri”. La riforma Dini introdotta dalla Legge n. 335/1995 ne ha chiarito i tratti.

Si prendono in considerazione infatti di quote certificate come primo versamento contributivo dal 1° gennaio 1996 in poi. Ci troviamo di fronte quindi ad una serie di particolari regolamenti stabiliti dalle varie riforme che consentono in questa fase di raggiungere la tanto sospirata pensione. Situazione che al momento riguarda quindi una particolare categoria anagrafica di lavoratori, lasciando dubbi e perplessità in tutto il resto dei protagonisti in questione. E’ cosa nota ad esempio che per gli attuali quarantenni occupati la situazione è più che mai incerta.

Sul tavolo del Governo nei mesi passati sono passate numerose proposte immaginate per dare un reale indirizzo alla questione ma al momento la discussione è ferma. Ben alti problemi coinvolgono oggi il nostro esecutivo. Al momento insomma la situazione è più che congelata ed il dibattito pure. I lavoratori necessitano di risposte quantomeno chiare, anche se non sembra ancora arrivata l’ora per tali confronti. La pensione per molti è dunque realtà, mentre per altri, persistendo lo stato attuale delle cose potrebbe trasformarsi in una arrivabile promessa. Il tempo stabilirà chi avrà o meno ragione, nel frattempo, sperare, sembra essere rimasta l’unica strada percorribile.

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