L’indennità di accompagnamento è una fondamentale prestazione economica. Ma quando può essere sospesa per ragioni di cura?
L’indennità di accompagnamento è una prestazione essenziale per i soggetti affetti da disabilità grave e che hanno bisogno di assistenza continuativa. Spetta agli invalidi al 100% che non riescono a svolgere in autonomia le attività quotidiane, a causa di patologie fisiche o psichiche.

Per l’anno in corco, l’indennità ammonta a 542,02 euro al mese e viene pagata per 12 mensilità, a partire dal primo giorno del mese seguente quello di presentazione della domanda. Una delle principali caratteristiche della misura è l’esenzione dall’IRPEF e, dunque, va esclusa dalla Dichiarazione dei Redditi. Non viene, poi, considerata per la determinazione di ulteriori agevolazioni assistenziali o previdenziali e prescinde dalla condizione economica del beneficiario, ma si basa solo sull’invalidità. Ma quando può essere sospesa?
Indennità accompagnamento e cure ospedaliere: le regole per non perdere il beneficio
Uno dei vantaggi, forse poco conosciuti, dell’indennità di accompagnamento è la sua conciliabilità con l’attività lavorativa. Anche nel caso in cui il disabile svolga un lavoro dipendente o autonomo, ha diritto alla prestazione, senza alcuna penalizzazione. Il reddito prodotto, infatti, non ha alcuna conseguenza sul riconoscimento dell’indennità o sul suo importo.

Ma cosa succede se il titolare viene ricoverato in una struttura sanitaria? In base alla normativa vigente, il ricovero “gratuito” presso una struttura sanitaria o un istituto riabilitativo non consente la percezione dell’indennità di accompagnamento durante tutto il periodo di permanenza. Il ricovero “gratuito” è quello che prevede la retta completamente a carico di un Ente pubblico. Se, invece, lo Stato copre solo in parte le spese di ricovero, l’indennità può essere tranquillamente percepita. In pratica, qualora il ricovero non sia gratuito (anche solo in parte), la prestazione continua a essere pagata in misura piena.
Diverso è il caso del day hospital. I disabili che seguono cure o terapie diurne presso strutture sanitarie percepiscono regolarmente la prestazione, perché il day hospital è una condizione solo temporanea.
Tale precisazione è essenziale, perché tiene conto della natura vera dell’indennità di accompagnamento, ossia la tutela concreta di chi è costretto a vivere con una condizione di disagio costante. Senza dubbio, non può essere considerata come un risarcimento, ma rappresenta un indubbio vantaggio, per coprire, anche solo in parte, i costi per l’assistenza continuativa e quotidiana. L’obiettivo primario del beneficio economico è favorire l’inclusione di chi non è autosufficiente, a prescindere dalla propria situazione economica o lavorativa. In conclusione, poiché l’assistenza ai soggetti disabili necessita di adeguate risorse economiche, l’indennità di accompagnamento è uno dei principali strumenti per garantire assistenza ai più fragili e alle loro famiglie.