Permessi della Legge 104, i caregiver devono conoscere le regole che disciplinano il beneficio soprattutto in casi particolari.
La Legge 104 tra i benefici prevede la possibilità di sfruttare dei permessi retribuiti dal lavoro per assistere il familiare con disabilità. Un aiuto importante per i caregiver che devono destreggiarsi tra vita privata, cura del disabile e occupazione. Ci sono delle regole da conoscere, però, per sfruttare con consapevolezza i permessi.

La Legge 104 prevede tre diverse modalità di fruizione dei permessi dedicati ai caregiver, lavoratori che si prendono cura di familiari con disabilità. I permessi retribuiti di tre giorni al mese frazionabili anche in ore, 24 mesi di congedo straordinario nell’intero arco della vita lavorativa non necessariamente consecutivi e il prolungamento del congedo parentale per figli con disabilità con durata massima di 36 mesi da utilizzare come 2 ore di permesso giornaliero indennizzato oppure come 3 giorni mensili di permesso retribuito fino a quando il figlio compie 12 anni.
Questa la direttiva generale sulla fruizione dei permessi ma ogni modalità è disciplinata da una rigida normativa. Per chiedere il congedo si deve convivere con il disabile, ad esempio, mentre quando si usano i permessi bisogna prendersi cura del familiare anche oltre l’orario abituale di lavoro. Poi ci sono casi particolari con direttive specifiche.
Le regole sui permessi 104 per i casi particolari
Iniziamo dal caso in cui il caregiver lavori part time. Secondo la Legge il diritto non è comprimibile in relazione all’orario di lavoro ridotto di chi si prende cura del disabile. Significa che in base al principio di non discriminazione nel trattamento dei dipendenti part time da quelli full time il datore di lavoro dovrà comunque concedere tre giorni retribuiti di permessi 104 al mese (sentenza della Cassazione numero 4069 del 20 febbraio 2018).

Una secondo questione riguarda l’uso totale o parziale dei giorni di permesso 104. Alcune sentenze hanno sostenuto la necessità della presenza continuativa per assistenza presso il disabile. Se così non fosse verrebbe commessa una grave violazione che potrebbe portare al licenziamento. Altre sentenze, invece, hanno considerato legittimo il riposo del lavoratore durante la fruizione del permesso o l’assenza della cura per sbrigare faccende personali. Questo a patto che risultino complessivamente salvaguardati i connotati essenziali di un intervento assistenziale con carattere permanente, continuativo e globale. La seconda interpretazione è la più comune.
Terza puntualizzazione da conoscere. Il certificato di ricovero del familiare malato è sufficiente per richiedere i permessi 104 per assistenza pure se non dovesse riportare in modo chiaro la gravità della malattia. Solo se la documentazione giustificatrice dell’assenza dovesse mancare del tutto o essere irregolare allora il datore potrebbe licenziare il dipendente. Infine, la Legge 104 prevede il divieto di trasferimento per i dipendenti che assistono familiari disabili fino al terzo grado a meno che il datore di lavoro non fornisca prove concrete a sostegno delle ragioni che rendono impossibile l’assegnazione del lavoratore ad una sede di lavoro più vicina.