Pensione anticipata nel 2026: tutte le novità sulle uscite a 58, 62 e 64 anni

Si attende da anni una riforma delle pensioni e forse nel 2026 inizierà a prendere forma. Si ipotizzano nuove combinazioni a 58, 62 e 64 anni di età.

Siamo arrivati in quel periodo dell’anno, quando a pochi mesi dalla Legge di Bilancio si comincia a lavorare sodo sulla possibile riforma delle pensioni. Iniziano le prime supposizioni, indiscrezione e illazioni ma per scoprire cosa accadrà realmente bisognerà attendere la fine di dicembre. Al momento possiamo delineare un quadro generale sperando di non rimanere, poi, delusi.

Pensione e numero 2026
Riforma pensioni 2026, le uscite anticipate a 58, 62 e 64 anni (Informazioneoggi.it)

Come ogni anno si torna a parlare di riforma delle pensioni. I lavoratori sebbene sfiduciati sperano ancora di poter contare su scivoli di pensionamento strutturali dalla loro parte, senza troppe penalizzazioni sull’assegno e con requisiti non troppo stringenti. Il Governo si trova a dover cercare di accontentare i cittadini su alcuni fronti mentre tiene il conto delle risorse a disposizione e della necessità di evitare che il numero di pensionati cresca eccessivamente.

Il quadro generale, dunque, è molto complesso e trovare dei compromessi non sarà facile. Ciò che gli italiani chiedono, però, è che non vengano lanciate false promesse o progetti che si sa non potranno mai essere realizzati. Di beffe ne abbiamo subite già tante, ne eviteremmo volentieri di nuove.

Le possibili opzioni di pensionamento nel 2026

Ribadendo che al momento non c’è nulla di certo, vediamo come potrebbe cambiare il sistema previdenziale italiano nel 2026. L’idea è di introdurre nuove combinazioni a 58, 62 e 64 anni. Per quanto riguarda le tre misure in scadenza al 31 dicembre 2025 Quota 103 dovrebbe essere cancellata, Opzione Donna probabilmente rimarrà ma con alcune novità mentre l’APE Sociale non verrà toccata.

Taccuino con piano pensionistico
Le possibili opzioni di pensionamento nel 2026 (Informazioneoggi.it)

Le lavoratrici poco apprezzano Opzione Donna soprattutto per il sistema di calcolo contributivo e per i requisiti che riservano lo scivolo a poche beneficiarie. Il Governo sta pensando di rilanciare la misura con un ritorno alle vecchie regole. Una misura aperta a tutte le donne, non solo alle caregiver, alle invalide alle lavoratrici dipendenti in aziende in crisi. Rimarrebbero i 35 anni di contributi mentre l’età di pensionamento si abbasserebbe a 58 anni per le dipendenti e a 59 anni per le autonome. Il sistema di calcolo contributivo rimarrebbe.

Quota 103 potrebbe essere sostituita da una nuova misura più flessibile. Consentirebbe di andare in pensione sempre a 62 anni e con 41 anni di contributi ma con penalizzazioni minori. L’idea è di un taglio lineare dal 2% al 10% per ogni anno di anticipo invece del ricalcolo contributivo che poteva portare ad un taglio dal 10 al 30%.

Infine secondo i piani attuali si potrà andare in pensione a 64 anni di età con la pensione anticipata contributiva anche se si sono iniziati ad accumulare i contributi prima del 1996. Un enorme cambiamento unito al fatto che per raggiungere il limite minimo di importo dell’assegno pari a tre volte il minimo si potranno usare il TFR o la rendita del Fondo Pensione.

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