Nonostante le condizioni per la pensione diventino sempre più stringenti, ci sono strumenti che tutelano economicamente i contribuenti.
Le opzioni per smettere di lavorare prima sono numerose, anche se sono dirette soprattutto a specifiche categoria di persone. L’esigenza del nostro ordinamento, infatti, è quella di tutelare i più fragili, come i disabili e i disoccupati.

La normativa previdenziale e quella assistenziale agiscono spesso in sinergia, per concedere la possibilità di lasciare il lavoro in anticipo senza subire eccessive penalizzazioni. A tal fine, vengono riconosciuti sussidi e indennità per assicurare una copertura economica di beneficiari, che hanno la possibilità di interrompere prima la carriera lavorativa, pur non percependo ancora la pensione. In alcuni casi, si può smettere di lavorare anche a 61 anni. Ma a chi è riservata tale prerogativa?
2 valide misure per andare smettere di lavorare 6 anni prima senza danni economici
Smettere di lavorare sei anni prima il compimento dei 67 anni di età (utili per la pensione di vecchiaia) con strumenti alternativi, può essere più semplice del previsto. Ad esempio, un lavoratore che ha perso il lavoro in modo involontario a 61 anni, se ha lavorato in maniera continuativa negli ultimi 4 anni, ha diritto fino a 24 mesi di NASpI. Al termine, potrà usufruire di Quota 41 precoci o dell’Ape sociale, a seconda dei requisiti posseduti.

In particolare, due anni di indennità di disoccupazione permettono di beneficiare dell’Ape sociale con 63 anni e 5 mesi di età e 30 di contributi. Questa misura consiste in un sussidio che viene erogato fino alla pensione di vecchiaia e, quindi, garantisce una copertura economica nonostante la fine del rapporto lavorativo. Per Quota 41 precoci, invece, non è importante l’età anagrafica ma quella contributiva e il possesso di almeno 12 mesi di versamenti prima del diciannovesimo anno di età. Se, quindi, un disoccupato beneficia di due anni di NASpI, al termine potrà subito accedere alla pensione anticipata.
Un’ipotesi peculiare, infine, è quella dei caregivers. I lavoratori dipendenti che assistono un familiare affetto da disabilità grave hanno diritto al congedo biennale retribuito. Se, alla fine del congedo, sono stati raggiunti i 63 anni e 5 mesi di età, si potrà usufruire dell’Ape sociale o di Quota 41 precoci. In questo modo, si smetterà di lavorare effettivamente a 61 anni di età, ma non si rimarrà senza reddito nonostante l’accesso posticipato al pensionamento.