Una comunicazione inaspettata può arrivare a distanza di tempo e trasformarsi in un problema serio per gli automobilisti.
Ti è mai capitato di aprire la cassetta della posta e trovare una busta ufficiale con un contenuto inatteso? Non un avviso qualunque, ma un documento che ti riporta a un episodio ormai lontano, che pensavi dimenticato. La prima reazione è spesso incredulità, seguita da un senso di fastidio e di timore: “Com’è possibile che arrivi proprio adesso?”.

Molti automobilisti vivono questa esperienza quando ricevono un verbale relativo a un’infrazione commessa mesi prima. Nel frattempo la memoria si è affievolita, i dettagli si sono persi e la sensazione è quella di trovarsi davanti a una multa fantasma. Una notifica tardiva che lascia disorientati, perché non si sa subito se sia valida, se debba essere pagata o se possa essere contestata.
Il nodo dei 90 giorni e i diritti del cittadino
Il Codice della Strada è molto chiaro: il verbale di violazione deve essere notificato entro 90 giorni dalla data in cui è stata commessa l’infrazione. Non conta quando il documento viene redatto o firmato, ma il giorno preciso in cui la multa viene affidata al servizio di notifica, ad esempio all’ufficio postale o all’ufficiale giudiziario.

Questo termine non è un dettaglio burocratico, ma una garanzia per il cittadino. Serve a evitare che le sanzioni vengano recapitate a distanza di tempo eccessiva, rendendo difficile la difesa. Se la notifica parte oltre il limite massimo, la multa notificata in ritardo è illegittima e può essere annullata tramite ricorso.
Naturalmente esistono eccezioni: se il destinatario ha cambiato residenza senza aggiornare i dati o se vive all’estero, i tempi possono allungarsi fino a 360 giorni. Anche i veicoli intestati a società di leasing o noleggio seguono un percorso diverso, perché la notifica iniziale viene indirizzata all’intestatario e solo dopo al conducente effettivo.
Ricevere una sanzione stradale tardiva non significa quindi dover pagare subito e senza possibilità di difesa. Il cittadino ha diritto di verificare la correttezza della notifica, controllando con attenzione la data dell’infrazione e quella riportata sull’avviso postale. Se emerge che i termini sono stati superati, è possibile presentare ricorso al Prefetto entro 60 giorni o al Giudice di pace entro 30 giorni, allegando tutte le prove documentali disponibili.
Conservare buste, ricevute, timbri postali e ogni comunicazione ricevuta è fondamentale per sostenere la propria posizione. Anche una semplice istanza in autotutela può portare all’annullamento della sanzione, soprattutto quando l’errore è evidente e l’amministrazione preferisce evitare un contenzioso più lungo e costoso.