Sono stati segnalati i cartoni per la pizza di una nota azienda italiana, perché contenenti un livello elevato di piombo e ftalati.
Dalle analisi compiute dalle autorità francesi su un lotto di cartoni per pizza prodotti in Italia, è stata riscontrata la presenza di piombo (0,15 mg/kg) e di ftalati (0,033 mg/kg). L’azienda nostrana ha immediatamente avviato delle controanalisi, il cui esito si saprà nei prossimi giorni, per dimostrare il rispetto della normativa a tutela della sicurezza alimentare.

Non è, però, la prima volta che si verifica un simile episodio di contaminazione e, dunque, i consumatori chiedono l’introduzione di norme più chiare ed efficaci da parte dell’Unione Europea, che siano applicate in maniera univoca da tutti gli Stati membri.
Piombo e ftalati nei cartoni della pizza: manca una normativa europea univoca e aggiornata
Il Ministero della Salute ha pubblicato il richiamo del lotto 49036315 – stringato n.363 relativo a cartoni per pizza prodotti dalla Liner Italia. Il motivo sarebbe la possibile presenza di materiali tossici, in particolare di piombo e ftalati, che potrebbero entrare in contatto con gli alimenti. La segnalazione è partita dalla Francia (Paese di destinazione dei contenitori di carta) e sono immediatamente state disposte delle controanalisi da parte della Liner Italia, per verificare che quanto dichiarato dalle autorità francesi sia veritiero.

Il problema principale risiede nella mancanza di una normativa europea che sancisca gli obblighi in tema di sicurezza alimentare dei cartoni della pizza. In pratica, ciascun Paese adotta propri parametri e questo potrebbe generare contrasti tra gli Stati membri, nell’ipotesi di prodotti importati. In Italia, è vietato utilizzare la carta riciclata per produrre i contenitori per la pizza, perché è rchiesto l’impiego di fibra vergine, composta al 100% da pura cellulosa. Ma negli altri Paesi europei si seguono regole differenti, come in Spagna, dove è consentito ricorrere alla carta riciclata.
Per quanto riguarda la Francia, invece, ossia il luogo da cui è partita la segnalazione, dal 2021 vige una legge per la quale non è obbligatorio l’utilizzo di carta di primo impiego ma prevede dei limiti massimi di concentrazione per alcuni elementi, come BpA, piombo e ftalati. Tali soglie, tuttavia, sono molto base e, dunque, per rispettarle è necessario ricorrere alla carta vergine, che è quella che utilizza l’azienda italiana incriminata. In particolare, la quantità di piombo riscontrata dalle autorità francesi sarebbe superiore di 0,5 mg/kg, mentre quella di ftalati di 0,020 mg/kg.
Ma, se la Liner sostiene di aver utilizzato carta vergine, come è possibile che ci sia stata la contaminazione? Al momento non si esclude una contaminazione esterna e successiva, in fase di stoccaggio da parte dell’acquirente, ma il problema della mancanza di una normativa europea univoca permane e rischia di mettere in pericolo la salute dei consumatori e il lavoro delle aziende che agiscono nel rispetto delle regole.