Oggi è tutto più difficile, siamo tempestati di telefonate, mail e SMS da truffatori che si spacciano per istituti bancari. La truffa ormai è all’ordine del giorno.
È successo a un correntista, ha ricevuto un SMS che sembrava della sua banca, anche il logo era identico, ma era una trappola ben congegnata. Segue le istruzioni e gli prelevano dal suo conto corrente 1.680 euro.

Appena se ne è reso conto ha fatto subito ricorso alla sua banca, la quale gli ha proferito che non era autorizzata a rimborsargli i soldi, l’operazione era stata effettuata correttamente, con le credenziali personali. Il correntista non si è arreso e si è rivolto all’Arbitro Finanziario Bancario (ABF).
La banca dovrà rimborsare 1.680 euro: la decisione dell’Arbitro Bancario Finanziario fa chiarezza
Il correntista riceve un SMS che sembrava autentico ma era una truffa e gli sottraggono 1.680 euro dal conto corrente. Il numero era lo stesso delle comunicazioni ufficiali ricevute dalla banca. Dopo l’SMS è arrivata la telefonata dell’operatore che lo avvisava di un presunto bonifico sospetto e gli fornisce tutte le indicazioni per mettersi in sicurezza, in modo da tutelare i propri risparmi. In realtà seguendo le indicazioni dell’operatore ha autorizzato un trasferimento di 1.680 euro sul conto di un truffatore.

Dopo la telefonata, il correntista si accorge dell’inganno e contatta immediatamente il numero verde, blocca carta e conto, e sporge denuncia presentando un reclamo alla banca.
L’istituto rifiuta ogni responsabilità, in quanto afferma che la cliente ha inserito le credenziali personali autorizzando il pagamento, per questo motivo nega il rimborso.
La correntista non ci sta e fa ricorso tramite l’Arbitro Bancario Finanziario, che analizza i fatti e richiama la normativa europea (PSD2) e nazionale in tema di sicurezza dei pagamenti digitali. Il nodo centrale della questione è la Strong Customer Authentication (SCA), con il quale ogni operazione di pagamento online deve essere verificata con almeno due fattori indipendenti tra loro (come password, impronta digitale, codice PIN).
Dall’analisi tecnica dei log, non emerge la prova che, nel momento in cui è stato eseguito il bonifico, sia stato utilizzato un secondo fattore di autenticazione, come ad esempio l’inserimento del PIN. La banca su questo fattore non è stata chiara e ha dimostrato di aver rispettato gli obblighi di sicurezza previsti dalla legge. Pertanto, in assenza della prova dell’autenticazione decade anche la possibilità di imputare la colpa la cliente. Inoltre, la truffa si è rivelata complessa e subdola, in quanto l’SMS truffaldino era inserito nella stessa chat di quelli autentici della banca, e la telefonata è arrivata poco dopo, aumentando il senso di urgenza e credibilità della situazione.
Il Collegio ha stabilito che il correntista ha diritto al rimborso dell’intera somma sottratta, pari a 1.680 euro, ha respinto la richiesta di restituzione delle commissioni bancarie per mancanza di dettagli sufficienti. Alla banca, inoltre, è stato imposto anche un contributo spese di 200 euro in favore della Banca d’Italia, più 20 euro da versare alla cliente come rimborso della procedura. (Decisione N. 3616 del 09 aprile 2025)
Leggi anche
Ho subito la truffa del Bancomat, ma la Banca mi ha rimborsato parte dei soldi
Mi hanno rubato il portafoglio con dentro la carta PostePay, come faccio a bloccarla?