Raoul Bova, audio privato diffuso ovunque: è legale farlo?

La presunta voce di Raoul Bova augurare buongiorno a Martina Ceretti è diventata virale: ma cosa si rischia a condividere l’audio?

Negli ultimi giorni, un presunto audio privato attribuito a Raoul Bova ha fatto il giro dei social, diventando virale in particolare su TikTok. Un messaggio vocale affettuoso, forse un po’ sopra le righe, pronunciato in un momento di intimità è finito sotto gli occhi – e le orecchie – di milioni di persone.

Raoul Bova
Raoul Bova, audio privato diffuso ovunque: è legale farlo? – informazioneoggi.it (Ansa Foto)

A colpire non è solo il contenuto del messaggio, ma l’effetto di imbarazzo collettivo che ha generato. Ognuno di noi si sente libero e protetto nelle conversazioni con i propri affetti, convinto che quelle parole restino confinate in uno spazio sicuro, one to one.

Così non è stato per Bova. Il contenuto, che conterrebbe un messaggio vocale rivolto a una giovane modella, ha generato un’ondata di reazioni: parodie, commenti ironici e rilanci da parte di creator e utenti. Ma oltre al gossip, si è acceso un dibattito importante: è lecito condividere pubblicamente un contenuto vocale di natura privata?

Cosa dice la legge sulla diffusione degli audio privati

L’audio privato presumibilmente di Bova è stato divulgato in ogni dove sui social. Questo ha reso evidente che c’è poca conoscenza in merito alla divulgazione di audio privati ricevuti per messaggio.

Donna che parla al telefono
Cosa dice la legge sulla diffusione degli audio privati – informazioneoggi.it

Tuttavia, la legge italiana sulla tutela della riservatezza è molto chiara: inoltrare o pubblicare messaggi vocali privati può costituire una violazione della privacy, sopratutto se contengono dati personali o informazioni sensibili, anche in assenza di riferimenti espliciti come numeri di telefono o nomi completi. La condivisione è lecita solo se il contenuto non è riconducibile a un soggetto identificabile o non presenta elementi riservati.

Nel caso dell’audio in questione, attribuito a Raoul Bova, se il messaggio non era destinato al pubblico e conteneva riferimenti affettivi o comunque personali, la diffusione senza consenso potrebbe configurare una condotta illecita. Ancora più delicato è il caso in cui a condividere il contenuto sia una persona che non lo ha ricevuto direttamente: in quel caso, potrebbe trattarsi di rivelazione del contenuto di corrispondenza, un reato previsto dall’articolo 616 del codice penale.

Le reazioni social, tra meme e video ironici, non modificano il quadro normativo: chi ha diffuso l’audio o ne ha tratto materiale satirico potrebbe essere chiamato a rispondere, se sarà accertata la natura privata del messaggio. Anche in assenza di dati sensibili, la legge tutela la comunicazione riservata. Come ha precisato il legale dell’attore, la Magistratura ha avviato accertamenti per valutare eventuali profili di responsabilità.

L’episodio richiama l’attenzione su un’abitudine ormai diffusa: condividere contenuti nati in uno spazio intimo, senza riflettere sulle implicazioni. Ma non tutto ciò che è virale è anche legittimo. E a volte, a essere violata non è solo la privacy, ma anche la fiducia tra le persone.

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