Sequestrato Nocciolino per stufe a Pellet, il motivo è inquietante

La Guardia di Finanza ha sequestrato centinaia di tonnellate di Nocciolino, un bio-combustibile usato nelle stufe a Pellet.

Non si fermano le speculazioni e le frodi a danno dei consumatori che, per rispettare l’ambiente, sono passati al sistema di riscaldamento con una stufa a Pellet.

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Maxi sequestro di Nocciolino non a norma, consumatori in pericolo – InformazioneOggi.it

Molti italiani di recente hanno eliminato le caldaie a gas, ritenute ormai troppo inquinanti, e anche perché il metano è arrivato a prezzi esorbitanti, inarrivabili per tante famiglie.

Purtroppo, però, c’è sempre qualche criminale che si approfitta di ogni situazione utile, e infatti non è la prima volta che la Guardia di Finanza trova pellet o combustibili simili non conformi.

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La frode, oltre a danneggiare il portafogli dei consumatori, va anche a danneggiare l’ambiente perché i biocombustibili in oggetto non sono regolamentari.

Perché Nocciolino potrebbe essere nocivo

Dalla città di Rieti, Lazio, arriva la notizia circa un maxi- sequestro effettuato dalla Guardia di Finanza: almeno 150 tonnellate di Nocciolino.

La biomassa, praticamente uguale al Pellet, è stata ottenuta dagli scarti di lavorazione delle olive, ed è anche verosimile che la materia prima sia arrivata proprio dalle distese di ulivi di cui la Provincia di Rieti è notoriamente colma.

L’operazione della Guardia di Finanza non è l’unica che si è verificata negli ultimi mesi, perché purtroppo il rincaro dell’energia ha scatenato speculazione e frodi. I consumatori quindi sono “sotto attacco” su più fronti perché per risparmiare sul gas o per scelta etica vanno a preferire pellet e biocombustibili, ma spesso si ritrovano con prodotti scadenti e/o nocivi per la salute.

Il Nocciolino sequestrato dalla Guardia di Finanza presso due negozi a Sabina in Provincia di Rieti, infatti, era privo delle informazioni minime previste dal Codice del consumo a tutela del consumatore tra le quali il peso, la classificazione, la qualità, il marchio, il potere calorifero e le indicazioni obbligatorie per risalire al produttore”.

Queste etichettature sono state evidentemente falsificate proprio per non far capire al consumatore che il biocombustibile è di bassa qualità, e come sappiamo quando si brucia un materiale di dubbia provenienza si rischia di inalare chissà quali sostanze tossiche o comunque nocive.

La speranza è che il lavoro arduo della Guardia di Finanza a livello nazionale possa scongiurare ulteriori frodi a danno dei cittadini e anche dell’ambiente, visto che un combustibile non a norma è anche sicuramente inquinante.

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