Il 2024 sarà un anno catastrofico per le pensioni: ecco le novità della Legge di Bilancio

Pessime notizie per i pensionati, che saranno fortemente penalizzati dalle innovazioni della Manovra finanziaria. Cosa accadrà?

La Legge di Bilancio 2024 prevede delle limitazioni per gli assegni pensionistici, che potrebbero essere drasticamente ridotti già dal prossimo anno.

riduzione pensioni
Molti pensionati verranno penalizzati con la nuova Legge di Bilancio – InformazioneOggi.it

A causa delle scarse risorse economiche da destinare alla riforma delle pensioni, il Governo ha introdotto delle misure rivolte a evitare il ritorno assoluto della Legge Fornero ma che, nei fatti, rischiano di portare a dei peggioramenti per la maggior parte dei contribuenti.

Innanzitutto, è stato confermato il taglio alla rivalutazione per i pensionati che percepiscono una prestazione superiore a 4 volte il trattamento minimo. Le più penalizzate saranno le pensioni pari a 10 volte in più il minimo, per le quali la rivalutazione scenderà dal 32% al 22%.

Un’altra novità riguarda l’aumento delle pensioni inferiori al minimo per gli over 75. Se nel 2023 tali assegni erano stati aumentati a 604,28 euro, grazie alla rivalutazione straordinaria del 6,4%, dal prossimo anno la rivalutazione sarà del 5,4% e, dunque, inferiore. L’incremento straordinario verrà abolito e, al suo posto, ce ne darà un altro di appena il 2,7%.

Il 2024 sarà un anno sfortunato per le pensioni: chi sono i soggetti più a rischio?

La Legge di Bilancio 2024 inciderà profondamente anche sulla pensione anticipata, per la quale entreranno in vigore requisiti molto più restrittivi.

Gli unici che non saranno penalizzati sono i contributivi puri, cioè coloro che hanno iniziato a versare contributi a partire dal 1° gennaio 1996, che potranno andare in pensione a 67 anni, nel caso di maturazione di una pensione pari all’importo dell’Assegno sociale. Viene meno, dunque, il presupposto della soglia di 1,5 volte l’Assegno.

Cambiamenti negativi, invece, per Quota 103, per la quale saranno necessari 62 anni di età e 41 anni di contributi, con l’imposizione della determinazione della prestazione spettante tramite il solo metodo contributivo.

È stata modificata anche Opzione Donna che, di fatto, sparirà perché sarà accessibile solo alle contribuenti che avranno maturato 61 anni di età e 35 anni di contribuzione e appartenenti alle categorie delle caregivers, disabili almeno al 74% o lavoratrici licenziate o dipendenti da aziende in crisi.

Stessa sorte per l’Ape sociale, il cui requisito anagrafico è stato innalzato da 63 anni a 63 anni e 5 mesi.

L’ultima novità riguarda le pensioni di alcuni dipendenti pubblici, come medici, infermieri, insegnanti di asilo e scuole elementari, ufficiali giudiziari. A causa della modifica delle aliquote di rendimento, in caso di accesso alla pensione anticipata, l’assegno corrisposto sarà inferiore. Dovrebbe, invece, rimanere invariato nel caso di uscita dal lavoro tramite la pensione di vecchiaia ordinaria.

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