Pensione Opzione Donna: panico tra le beneficiarie per la riduzione dell’assegno, a quanto ammonta?

Con Opzione Donna l’importo dell’assegno è determinato con il sistema contributivo puro. Quali sono le conseguenze?

Beneficiare della pensione anticipata riservata alle lavoratrici ha pro e contro.

opzione donna
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Se, infatti, c’è uno sconto sul requisito anagrafico, che va dai 58 ai 60 anni, è anche vero che smettere di lavorare prima con Opzione Donna può non essere conveniente a tutte, dal punto di vista economico.

L’aspetto che, infatti, desta molte perplessità non è solo la restrizione della platea delle beneficiarie, che da quest’anno, saranno sole le invalide al 74%, le caregivers familiari e le licenziate o dipendenti di aziende in crisi. Quello che frena le aspiranti pensionate è soprattutto la grossa penalizzazione sull’ammontare dell’assegno. Esso, infatti, è ricalcolato con il sistema contributivo puro.

Vediamo, dunque, quali sono gli effetti principali di tale meccanismo e quali sono gli elementi da considerare prima di optare per l’uscita anticipata dal mondo del lavoro.

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Opzione Donna: come si determina la penalizzazione sull’importo

Una nostra Lettrice chiede spiegazioni in merito a tale dubbio:

Buongiorno, vorrei aderire alla pensione Opzione Donna, ma mi hanno detto che l’INPS eroga un assegno più basso. Come si calcola la riduzione?

Per capire a quanto ammonteranno le rate della pensione con Opzione Donna, bisogna esaminare una serie di variabili.

L’importo dipende dal montante contributivo, dagli anni in cui sono stati accreditati i versamenti, dalle ultime buste paga e dall’età anagrafica. Le regole sono le seguenti:

  • l’età di pensionamento legato al coefficiente di trasformazione comporta che, a parità di montante contributivo e di carriera maturata, una lavoratrice che smette di lavorare a 67 anni avrà una pensione più ricca rispetto a chi smette a 58-60 anni;
  • bisogna valutare la parte dell’assegno pensionistico che, senza Opzione Donna, verrebbe calcolato con il sistema retributivo. Se la richiedente possiede 18 anni di contributi entro il 1995, si applica il sistema misto, mentre con meno di 18 anni prima del 1° gennaio 1996 si procede con il calcolo retributivo solo fino al 1995;
  • vengono penalizzate le lavoratrici con stipendi alti.

Tutto questo implica che:

  • più tardi si accede ad Opzione Donna e minore sarà la penalizzazione;
  • maggiori contributi si hanno prima del 1996 e più elevato sarà il taglio, che può superare anche il 30%;
  • meno anni rientrano nel calcolo retributivo e minore sarà la penalizzazione con il ricalcolo contributivo.

Differenze tra il sistema contributivo e quello retributivo

Affinché la nostra Lettrice possa rendersi conto della portata del taglio all’assegno con Opzione Donna, è utile confrontare il calcolo retributivo della pensione con quello contributivo.

Per le dipendenti del settore privato iscritte all’INPS, il calcolo retributivo prende in considerazione le ultime retribuzioni e si divide in 2 quote:

  • quota A, determinata sugli ultimi 5 anni di paga (rivalutati) e sulla quantità di settimane di contribuzione versate entro il 31-12-1992;
  • quota B, relativa agli ultimi 10 anni di stipendio (rivalutati) o agli anni dal 1993, per chi possiede meno di 15 anni di versamenti al 31-12-1992 e al numero di settimane accreditate.

Il calcolo contributivo, invece, tiene conto solo dei contributi effettivamente accreditati, rivalutati e convertiti in rendita previdenziale.

Non perdere il seguente approfondimento: “Opzione Donna: finalmente l’INPS chiarisce gli aspetti più controversi della misura“.

Esempio di calcolo della pensione

Per rispondere al quesito della Lettrice, è utile fare un esempio di calcolo dell’assegno pensionistico con Opzione Donna. Mettiamo il caso di una lavoratrice con 35 anni di contributi al 31-12-2022, con 15 anni accreditati prima del 1996. Con un assegno lordo annuo di 20 mila euro, determinato col sistema misto, l’accesso ad Opzione Donna comporterà un taglio del 25% e, dunque, una perdita di circa 15 mila euro all’anno.

Ricordiamo, infine, alla nostra gentile Lettrice che per l’accredito della prima rata della pensione, è necessario attendere la cd. finestra mobile. Si tratta di un periodo di 12 mesi dalla maturazione dei requisiti richiesti dalla legge, per le lavoratrici dipendenti oppure di 18 mesi, per le lavoratrici autonome.

Senza dubbio, ci si augura che, per la futura Riforma delle Pensioni, si tengano in considerazione le penalizzazioni e che si introducano strumenti per sopperire a tali limitazioni.

Se hai dubbi o vuoi porre una domanda di carattere previdenziale, fiscale e legge 104, invia qui il tuo quesito.

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