Opzione donna 2023, tutte le regole da non dimenticare per pensionarsi in anticipo

Dopo un periodo di incertezza, Opzione donna è stata confermata, seppur con modifiche di rilievo, all’interno del testo della legge di Bilancio 2023.

Perciò sul sito web dell’Inps è possibile fare richiesta online di accesso ad Opzione donna ed uscire in anticipo dal mondo del lavoro. Ricapitoliamo in sintesi come funziona.

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Informazione Oggi

In un periodo denso di incognite sul futuro delle pensioni in Italia, in cui non mancano però idee, ipotesi e alternative per dare un nuovo volto alla previdenza, è importante fare il punto sulle misura pensionistiche al momento attive.

Per esempio, come funziona nel 2023 il meccanismo di pensionamento agevolato che prende il nome di ‘Opzione donna‘? Quali sono le sue caratteristiche chiave e come richiederlo?

Giova riconsiderare il tema, anche alla luce degli indubbi margini di applicazione che ha, nonostante l’irrigidimento dei requisiti d’accesso, dovuto alle necessità di riequilibrare un sistema pensionistico che sicuramente ha bisogno non tanto di correttivi o soluzioni momentanee, ma di una revisione integrale. Intanto però Opzione donna 2023 rappresenta una interessante forma di pensione anticipata per alcune categorie di lavoratrici. Vediamo allora di fare il punto sul tema, anche e soprattutto alla luce delle novità contenute nell’ultima manovra di bilancio. I dettagli.

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Opzione donna 2023: rinviato l’incontro con i sindacati

Ci sono novità delle ultime ore per Opzione donna, perché il secondo incontro con i sindacati sulle pensioni – avente ad oggetto in particolare la struttura di Opzione donna – era previsto alcuni giorni fa, ma la ministra del Lavoro si è trovata costretta a rinviare per per impegni istituzionali a lunedì 13 febbraio.

Sicuramente è un’occasione per discutere di più temi ma anche e soprattutto, come appena accennato, per considerare da vicino la richiesta dei sindacati di tornare alle regole in vigore fino al 2022, quanto all’accesso al pensionamento anticipato lavoratrici denominato ‘Opzione donna’.

Ricordiamo in particolare che nell’ambito della legge di Bilancio 2023:

  • il governo Meloni ha sciolto le riserve dei mesi scorsi e ha deciso per la proroga di Opzione donna,
  • ma allo stesso tempo ha ristretto l’accesso ad alcune specifiche categorie di donne lavoratrici.

In base ai dati dell’Osservatorio Inps sul monitoraggio dei flussi di pensionamento sono 23.812 le pensioni liquidate per l’anno 2022 con il meccanismo di pensionamento agevolato Opzione donna, mentre sono state 20.681 nel 2021. Prevedibile in prospettiva un calo marcato del numero, a seguito dell’irrigidimento dei requisiti.

Opzione donna 2023: requisito anagrafico e contributivo

Le interessate, ed aventi i requisiti, possono fare domanda online di accesso ad Opzione donna, entrando nel sito web dell’istituto di previdenza e seguendo le istruzioni indicate. Il meccanismo prevede l’assegnazione di un trattamento pensionistico ad hoc – il cui calcolo è fatto in base al sistema contributivo – e al quale possono accedere le lavoratrici, subordinate o autonome, che siano in possesso di specifici requisiti soggettivi, recentemente aggiornati.

In particolare, le lavoratrici possono chiedere di sfruttare l’Opzione donna se:

  • hanno maturato un’anzianità contributiva maggiore o uguale a 35 anni;
  • hanno compiuto 60 anni entro il 31 dicembre dello scorso anno.

Tuttavia la domanda del pensionamento anticipato può essere effettuata anche a 59 anni in ipotesi nella quale la donna abbia un figlio, oppure a 58 se ne ha due o più.

Come detto, per domandare la pensione Opzione donna occorre farne istanza online ed è necessario accedere alla sezione del sito dell’Inps ad hoc, essendo in possesso di Spid, Carta di identità elettronica (Cie) o Carta nazionale dei servizi (Cns). Altrimenti le utenti potranno fare riferimento ai patronati per assistenza o chiamare da rete fissa il 803164 o da cellulare il numero 06164164.

Opzione donna 2023: il requisito soggettivo

Abbiamo accennato al fatto che quest’anno accedere ad Opzione donna è più difficile e questo perché il pensionamento agevolato è accessibile, avendo non soltanto le caratteristiche summenzionate, ma anche essendo al momento della richiesta in una delle condizioni che seguono:

  • da almeno 6 mesi con il ruolo di caregiver di un coniuge o un parente di primo grado convivente con “handicap in stato di gravità”, secondo i dettami della nota legge 104 del 1992, o un parente di secondo grado convivente il cui coniuge e i cui genitori siano già deceduti, o abbiano già compiuto 70 anni di età anagrafica o siano colpiti da patologie che causano invalidità;
  • riduzione della capacità lavorativa maggiore o uguale al 74%;
  • licenziamento o con contratto di lavoro subordinato in essere presso aziende che hanno organizzato un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale. In questa ipotesi le donne lavoratrici possono accedere al prepensionamento anche dai 58 anni, al di là del numero dei figli. La scelta si giustifica con il fatto che dopo una certa età, è risaputo che trovare una nuova occupazione è più complicato.

Cosa è cambiato in Opzione donna con la manovra 2023?

Non vi sono dubbi a riguardo: grazie alla legge di Bilancio 2023 il governo Meloni ha allargato Opzione donna anche alle lavoratrici che hanno conseguito i requisiti necessari al 31 dicembre dello scorso anno, ma ha anche previsto modifiche di rilievo che hanno ridotto il campo di applicazione soggettivo della misura di prepensionamento. Se è vero che fino all’anno scorso, al pensionamento anticipato in oggetto potevano aver diritto le donne lavoratrici con un’anzianità contributiva di 35 anni o più, è anche vero che il requisito anagrafico ‘si fermava’ a 58 anni se dipendenti, oppure 59 se autonome. Oggi non è più così.

Abbiamo visto sopra qual è l’irrigidimento dei requisiti in Opzione donna 2023, cui si è abbinata la novità dell’abbassamento della soglia di età per le lavoratrici madri. Si tratta di elementi che non sono piaciuti ai sindacati, ed appunto il prossimo incontro previsto servirà anche per discutere proprio di questo. Presumibilmente i sindacati ribadiranno con forza la volontà di tornare alle regole in vigore fino al 2022. Quindi attendiamo i prossimi sviluppi per capire quale sarà il futuro di Opzione donna.

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