4 contromosse per evitare il pignoramento: il debitore può difendere i propri beni

Nonostante l’incombenza di un pignoramento il debitore può servirsi di alcuni escamotage, consentiti dalla legge, che gli permettono di sfuggire al pignoramento da parte del creditore. Vediamo insieme quali sono e perché sono utili.

In molti avranno già sentito parlare del pignoramento, ma forse non tutti sanno che, dal punto di vista tecnico, si tratta di una procedura contenente un atto di espropriazione forzata dei beni di un debitore, che non intende saldare il proprio debito – versando il dovuto al creditore.

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Con il pignoramento viene così soddisfatta la pretesa di quest’ultimo, che potrà contare sui beni espropriati: è il classico caso dell’abitazione del debitore messa all’asta, per saldare il debito grazie al ricavato della vendita.

Ebbene, anche in caso di pignoramento, il debitore può tutelarsi ed esercitare dei diritti. Proprio così: anche con questa procedura esiste l’escamotage dell’apparire nullatenenti, ma non solo. Attenzione però ad adottare le opportune contromosse in modo tempestivo, perché altrimenti si rischia di fare contestazioni tardive e di trovarsi, di fatto, con la strada sbarrata senza poter ribattere alle iniziative del creditore.

Cerchiamo dunque di capire come può il debitore tutelarsi, cercando di evitare il pignoramento. A quali soluzioni fare riferimento? Vediamolo di seguito.

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Pignoramento: la contromossa dello svuotamento del c/c

In linea generale il debitore deve stare molto attento al fattore tempo, perché una volta che ha ricevuto la notifica dell’atto di precetto – vale a dire quello che è l’ultimo invito a pagare entro massimo 10 giorni – non c’è più tempo per contestare il diritto del creditore. Ricordiamo che il precetto altro non è che un’intimazione mirata a far adempiere un obbligo risultante da un titolo esecutivo, ovvero un’intimazione di pagamento che precede l’esecuzione forzata vera e propria.

Vero è che per il debitore il modo più opportuno per scansare un pignoramento è trovare un accordo con il creditore stesso, a condizione che quest’ultimo accetti di dialogare verso un compromesso.

Alternativamente chi teme il pignoramento in banca può scegliere di svuotare il proprio conto corrente con uno o più prelievi oppure può scegliere di eseguire un bonifico su un diverso conto. Attenzione però, perché l’istituto di credito può chiedere informazioni circa lo spostamento delle proprie risorse e l’operazione in sé, nel caso in cui il prelievo sia maggiore di 10mila euro nell’arco di un solo mese. Nell’ipotesi nella quale le ragioni addotte dal correntista emergano come insufficienti la banca può fare una segnalazione alla UIF, vale a dire l’unità di informazione finanziaria che ha lo specifico ruolo di controllare se ricorrano ipotesi di reato.

Mentre il denaro contante prelevato dal conto può essere poi depositato in una cassetta di sicurezza, nella quale i terzi non possono sapere cosa sia contenuto all’interno. Si tratta di un escamotage non infrequente tra i debitori.

Trasferimento del denaro su un diverso conto per evitare il pignoramento

Simile all’escamotage di cui abbiamo appena parlato è il rimedio del trasferimento del denaro su un differente conto intestato ad un’altra persona della quale ci si possa fidare. Vero è infatti che i creditori non possono pignorare un conto intestato ad un’altra persona che non sia il debitore. E questo per evidenti motivi logici.

Però in un caso delicato come questo è sempre meglio sottoscrivere una scrittura privata (preferibilmente registrata) per impedire che un giorno il titolare del c/c possa rivendicare la proprietà delle somme accreditate sul suo conto in passato, appunto per sfuggire al pignoramento.

Sfuggire al pignoramento con l’assegno circolare

Ulteriore alternativa è rappresentata dal togliere i soldi dal proprio conto corrente tramite la richiesta alla propria banca di un assegno circolare per un ammontare uguale ai risparmi sul c/c. In detta ipotesi il conto è così svuotato ma le risorse restano di fatto nei depositi della stessa banca.

Mentre al correntista è consegnato un assegno intestato a un soggetto terzo (generalmente una persona di fiducia che conosce il debitore), con la conseguenza che l’istituto di credito conserverà le somme protette da iniziative dei creditori. Mentre il possessore dell’assegno avrà un triennio per incassare l’assegno o anche conseguirne la revoca e il riaccredito del denaro sul suo c/c. Anche questo escamotage è dunque consentito.

Apparire nullatenenti per evitare iniziative del creditore

Il rimedio della nullatenenza è quello usato con più frequenza dal debitore. E’ lo spogliarsi dei propri beni per apparire nullatenenti e dunque per impedire al creditore di procedere con il pignoramento. Attenzione però, perché una strada come questa andrebbe battuta prima ancora di contrarre il debito, ovvero al di là di quando è emersa la morosità. Ciò perché ogni donazione o vendita può essere altrimenti revocata entro un quinquennio da parte del creditore.

Vero è che revocare una vendita è più complesso di una donazione. In quest’ultima infatti al creditore è sufficiente provare che il debitore è rimasto senza beni da poter pignorare, che possano pertanto coprire il credito. Situazione diversa nella vendita in cui occorre dimostrare altresì la malafede del compratore del bene o la potenziale consapevolezza di questi di danneggiare il creditore.

Concludendo, resta pur vero è che il metodo più opportuno per non farsi pignorare i beni è trovare un accordo con il creditore: si tratta di un caso di saldo e stralcio, vale a dire un pagamento a forfait un po’ come succede con il Fisco. Esso eviterà peraltro al creditore le spese legali del pignoramento e le conseguenze incerte collegate al procedimento. Al debitore, invece, questo consentirà di chiudere la questione definitivamente.

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