Pensione: con questo fantastico metodo le lavoratrici madri possono smettere di lavorare anche 2 anni prima

La normativa consente alle lavoratrici madri di ottenere un incredibile sconto anagrafico ed accedere alla pensione in anticipo.

La Legge n. 335/1995 stabilisce un particolare vantaggio pensionistico per le lavoratrici madri che sono soggette al calcolo dell’assegno col sistema contributivo puro.

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In particolare, tale categoria di beneficiarie può smettere di lavorare senza dover attendere il raggiungimento dell’età pensionabile (cioè i 67 anni). Vediamo, quindi, cosa stabilisce la disciplina normativa, a quanto corrisponde lo sconto e qual è lo strumento pensionistico che lo prevede.

Non perdere il seguente approfondimento: “Pensione Ape Sociale 2023, quali sono i nuovi requisiti? Tutto quello che c’è da sapere“.

Pensione: a che età possono smettere di lavorare le lavoratrici madri?

In Redazione è giunto un interessante quesito di una nostra Lettrice:

Buongiorno, io ho avuto 6 figli. Ai fini pensionistici, quanti anni posso risparmiare?

La Legge n. 335/1995 permette alle lavoratrici madri di anticipare la pensione di 4 mesi, per ogni figlio, fino alla soglia massima di 12 mesi. Di conseguenza, una donna con 2 figli, può smettere di lavorare 8 mesi prima; se, invece, ha 3 figli, l’anticipo è di 12 mesi (il massimo conseguibile). Anche la nostra gentile Lettrice, dunque, potrebbe andare in pensione ben 12 mesi prima.

Attenzione, però, perché questo vantaggio non è riservato a tutte. È necessario, infatti, rientrare nel sistema di calcolo contributivo puro (cioè bisogna avere contributi accreditati a partire dal 1° gennaio 1996). In alternativa, bisogna possedere meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 e almeno 15 anni di versamenti dopo il 31 dicembre 1995.

Lo sconto, infine, è accessibile anche a coloro che optano per il computo nella Gestione separata, ai sensi dell’articolo 3 del D. M. 282/1996, per mezzo del quale anche tutti i versamenti antecedenti al 1996 passano al sistema contributivo.

Tale beneficio, invece, non è compatibile con Opzione Donna.

Ma un altro strumento pensionistico che riserva un trattamento di favore per le lavoratrici madri è l’Ape Sociale, che è stata prorogata anche per quest’anno.

Ape Sociale: i requisiti di accesso

L’Ape Sociale consente di smettere di lavorare, in attesa del raggiungimento dell’età pensionabile (67 anni), a coloro che hanno almeno 63 anni e si trovano in condizioni di disagio economico. Fino a quando non si riceve la pensione, dunque, spetta un’indennità mensile pari all’importo dell’assegno pensionistico maturato al momento della domanda; in ogni caso, esso non può essere superiore a 1.500 euro lordi.

La misura è destinata sia ai lavoratori dipendenti (pubblici e privati) sia agli autonomi e ai parasubordinati; sono escludi solo i liberi professionisti iscritti ad ordini e ai collegi.

È necessario che risiedano in Italia, non siano titolari di pensione diretta e rientrino in una delle seguenti categorie:

  • disoccupati, con almeno 63 anni di età e 30 di contributi, che hanno finito di percepire l’indennità di disoccupazione NASPI;
  • caregivers, con 63 anni di età e 30 di contribuzione che assistono, da almeno 6 mesi, il coniuge, l’unito civilmente, il convivente di fatto, un parente di primo grado o un parente o affine di secondo grado convivente affetto da handicap grave;
  • invalidi con una percentuale di almeno il 74%, con un’età anagrafica di 63 anni ed una contributiva di 30;
  • lavoratori addetti a mansioni cd. usuranti. Queste ultime sono elencate nell’Allegato n. 3 alla Legge n. 234/2021. È richiesto lo svolgimento di tali attività per almeno 6 anni negli ultimi 7 oppure per almeno 7 negli ultimi 10 anni. Bisogna, inoltre, possedere almeno 36 anni di contributi (32 per gli operai edili, i ceramisti ed i conduttori di impianti per la formatura di beni in ceramica e terracotta).

Consulta anche il seguente articolo: “APE Sociale, qual è l’importo che spetta e come calcolarlo in modo semplice“.

Pensione anticipata con Ape Sociale per le donne

La normativa dell’Ape Sociale stabilisce un importante sconto sul presupposto contributivo per le lavoratrici madri. Nello specifico, possono accedere alla pensione con un anno di anticipo per ogni figlio, fino ad un massimo di 2 anni. Si tratta della cd. Ape Sociale Donna.

Le madri con 2 figli, quindi, possono smettere di lavorare con 28 anni di contributi, invece di 30 (con 34 anni invece di 36, per le addette a mansioni usuranti). Se, quindi, la nostra Lettrice possiede tale requisito contributivo, può sfruttare anche questo strumento di flessibilità in uscita.

Per ottenere la prestazione bisogna, innanzitutto, presentare domanda per il riconoscimento del diritto all’Ape Sociale. Solo dopo il via libera dell’INPS, l’interessato può presentare una seconda richiesta, relativa alla liquidazione della prestazione. In caso di esito positivo, il sussidio è erogato dal mese successivo a quello di inoltro della richiesta.

I lavoratori che raggiungono tutti i presupposti durante il 2023 devono presentare la prima domanda entro le seguenti finestre temporali: 31 marzo (istanza tempestiva); tra il 1° aprile ed il 15 luglio (istanza intermedia) oppure tra il 16 Luglio ed il 30 Novembre (istanza tardiva).

È opportuno sottolineare, infine, che il versamento dell’indennità è legato ad un plafond annuale, per cui, se terminano le risorse disponibili, l’Ape Sociale non può essere erogato, anche se si possiedono tutti i requisiti.

Se hai dubbi o vuoi porre una domanda di carattere previdenziale, fiscale e legge 104, invia qui il tuo quesito.

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