Pensione di invalidità: incredibile come cambierà nel 2023, le novità

Per il prossimo anno sono previste novità anche per la pensione di invalidità, soprattutto in relazione ai limiti reddituali e agli importi.

Dal 1° gennaio 2023, cambieranno alcuni dei principali requisiti per accedere alla pensione di invalidità.

pensione di invalidità
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Innanzitutto, gli effetti della rivalutazione al 7,3% degli assegni (con esclusione del 2% di incremento anticipato già percepito) riguarderanno anche le prestazioni di invalidità. Cambieranno, inoltre, i limiti di reddito per la fruizione del sussidio economico.

Cosa dovranno aspettarsi i beneficiari? Scopriamolo insieme.

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Le nuove cifre della pensione di invalidità

Come cambieranno gli assegni riconosciuti mensilmente agli invalidi? Dal prossimo 1° gennaio, gli importi saranno i seguenti:

  • indennità di accompagnamento per invalidi civili: 563,50 euro al mese (aumento di 38,26 euro);
  • pensione per ciechi assoluti: 1.015,91 euro al mese (aumento di 69,12 euro);
  • indennità di comunicazione per sordi: 279,80 euro al mese (aumento di 18,96 euro);
  • pensione speciale per ciechi ventesimisti: 231,07 euro al mese (aumento di 16 euro);
  • indennità per lavoratori con drepanocitosi e talassemia major: 563,73 euro al mese (aumento di 38 euro).

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Le nuove soglie reddituali

L’aumento dell’ammontare della pensione di invalidità causerà anche l’innalzamento dei limiti reddituali da rispettare per poter presentare domanda per i sussidi.

Attualmente, per ricevere i diversi assegni di invalidità, bisogna rispettare le seguenti soglie di reddito:

  • pensione ciechi civili assoluti e parziali: 17.050,42 euro;
  • assegno sordomuti: 17.050,42 euro;
  • prestazione mensile invalidi civili parziali: 5.010,20 euro;
  • indennità di frequenza minori: 5.010,20 euro;
  • accompagnamento ciechi civili assoluti: nessun limite di reddito;
  • indennità di comunicazione sordomuti: nessun limite di reddito;
  • accompagnamento invalidi civili totali e minori: nessun limite di reddito;
  • indennità speciale ciechi ventesimisti: nessun limite di reddito;
  • lavoratori con drepanocitosi o talassemia major: nessun limite di reddito.

Come anticipato, la rivalutazione al 7,3% comporterà la modifica di tali tetti reddituali.

Per gli importi aggiornati corretti si attende l’ufficialità dell’INPS. Secondo le indiscrezioni, per usufruire delle prestazioni economiche di invalidità, saranno necessari i seguenti redditi:

  • assegno mensile per invalidi parziali: reddito personale non maggiore di 5.375,94 euro;
  • pensione per invalidi totali: reddito annuo non superiore a 8.295,10 euro;
  • indennità di frequenza (anche per minori ipoacustici): reddito di 5.375,94 euro;
  • pensione per ciechi civili parziali ed assoluti e pensione speciale per sordomuti: limite reddituale di 18.295,10 euro;
  • indennità di accompagnamento per inabili e ciechi assoluti, indennità speciale per ciechi civili parziali, indennità di comunicazione e pensione per malati di talassemia e di drepanocitosi: non è previsto alcuna soglia di reddito da rispettare.

Come si richiede la pensione di invalidità?

La pensione di invalidità è una prestazione assistenziale riservata agli invalidi civili dal 74% al 99% (a cui spetta il cd. assegno mensile di assistenza) e agli invalidi totali (che percepiscono la cd. pensione di inabilità).

Ma come si presenta la domanda per il sussidio? Il primo passo da compiere è recarsi presso il proprio medico curante. Quest’ultimo deve inviare all’INPS il cd. certificato introduttivo, contenente tutti i dati richiesti.

Entro 90 giorni dall’invio telematico di tale documentazione, poi, il richiedente deve presentare, attraverso il sito dell’Istituto previdenziale, domanda per la visita di controllo. Essa dovrà essere sostenuta nella data, nell’ora e nel luogo indicati nella raccomandata A/R ricevuta dal richiedente.

Attraverso la visita, la Commissione medica dell’ASL competente (integrata da un medico dell’INPS) verifica le condizioni di salute del paziente. Al termine, emette un verbale col quale decide se ci sono le condizioni per il riconoscimento di una percentuale di invalidità pari o superiore al 74%. Solo in quest’ultimo caso, infatti, si può usufruire dei sussidi economici INPS.

Nell’ipotesi di esito negativo, il richiedente ha la facoltà di presentare ricorso. Ci sono due tipi di ricorso:

  1. giurisdizionale. Entro 6 mesi, si contesta il verbale della Commissione medica. L’accertamento relativo alla validità delle contestazioni avanzate spetta ad un consulente tecnico, incaricato dal giudice;
  2. amministrativo. Si contestano solo i provvedimenti di rigetto e revoca dei sussidi economici legati a requisiti non sanitari. Tale ricorso è telematico e può essere depositato direttamente dal cittadino, senza l’ausilio di un legale. In alternativa, è possibile richiedere assistenza ad un Patronato o intermediario riconosciuto dall’INPS.
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