Pensioni 2023: quali sono i reali effetti della rivalutazione? La risposta è sconvolgente

Che conseguenze avrà la rivalutazione delle pensioni sulle fasce di importo e le aliquote di indicizzazione?

Come indicato nella Legge di Bilancio 2023, il prossimo anno ci sarà una modifica delle fasce di importo e delle aliquote di indicizzazione, per effetto della rivalutazione delle pensioni.

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InformazioneOggi.it

Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha annunciato che, in seguito ad un emendamento del Governo, ci saranno ulteriori novità. Aumenterà, infatti, dello 0,5% l’aliquota di perequazione sulle pensioni fino a 5 volte il minimo; ci sarà, invece, una riduzione dello 0,2% di quella applicata alle altre fasce.

Salirà, inoltre, a 600 euro l’assegno minimo corrisposto ai pensionati con almeno 75 anni. Di conseguenza, nel 2023, la pensione minima (attualmente di 525,38 euro al mese) aumenterà dell’8,8%, arrivando a 571,6 euro. Nel 2024, poi, sarà interessata da una perequazione di ulteriori 2,7 punti.

Scopriamo, quindi, cosa comporterà il nuovo meccanismo a fasce e l’incremento temporaneo di tutte le pensioni minime.

Non perdere il seguente approfondimento: “Rivalutazione pensioni: la rivoluzione delle 6 nuove fasce“.

Di quanto saliranno le pensioni da gennaio 2023?

Dal prossimo mese, continueranno ad esserci degli incrementi per le pensioni minime, per effetto della perequazione. È confermato l’aumento del 7,3% degli assegni fino a 4 volte il minimo; le prestazioni di importo superiore, invece, si ridurranno.

Gli importi, ovviamente, saranno sempre subordinati all’indice di perequazione automatica, fissato con Decreto Ministeriale, sulla base delle rilevazioni ISTAT.

Per calcolare la rivalutazione, invece, si applica l’indice previsto annualmente tramite Decreto MEF. Attualmente, corrisponde al 7,3%, sugli assegni che decorrono dal prossimo gennaio 2023.

In base a quanto stabilito dalla Legge di Bilancio, le nuove fasce e le aliquote di rivalutazione avranno durata biennale (dal 2023 al 2024), con decorrenza 1° gennaio 2023.

A quanto ammonteranno le pensioni minime nei prossimi due anni?

La rivalutazione ISTAT, ufficializzata con Decreto MEF, stabilisce l’indice per la perequazione al 7,3%, per le pensioni decorrenti dal 1° gennaio 2023.

Di conseguenza, la pensione minima passerà dagli attuali 525 euro al mese a circa 563 euro. Tale incremento, tuttavia, è solo transitorio, perché si attendono ulteriori novità.

Le pensioni di importo uguale o minore al trattamento minimo INPS, subiranno un aumento dell’1,5% per il 2023 e del 2,7% per il 2024. In altre parole, sommando la perequazione al 7,3% a quella del’1,5% del 2023, il prossimo anno, gli importi della pensione minima saranno di circa 570 euro al mese. Nel 2024, invece, gli stessi assegni toccheranno quota 585 euro. Per gli over 75, infine, la minima sarà di circa 600 euro al mese.

È bene precisare, però, che si tratta di aumenti solo temporanei. Di conseguenza, non sono rilevanti ai fini della determinazione del reddito per il riconoscimento di alcune prestazioni economiche.

Segui gli aggiornamenti relativi alla manovra, leggendo il seguente articolo: “Nuova rivalutazione pensioni: in arrivo aumenti per le minime“.

Le nuove fasce e le aliquote di rivalutazione

Le pensioni superiori al minimo seguiranno determinate fasce di rivalutazione, per gli incrementi derivanti dalla perequazione automatica dovuta all’adeguamento all’inflazione. In particolare, partendo dalla cifra base degli assegni minimi (che è di 525 euro al mese), ci saranno i seguenti incrementi:

  • 100% (aumento del 7,3%), fino a 4 volte il trattamento minimo, cioè circa 2.100 euro lordi;
  • 85% (aumento del 6,2%), fino a 5 volte il trattamento minimo, circa 2.625 euro lordi;
  • 53% (aumento del 3,8%), tra 5 e 6 volte il trattamento minimo, tra 2.625 e 3.150 euro lordi);
  • 47% (aumento del 3,4%), tra 6 e 8 volte il trattamento minimo, ossia tra 3.150 e 4.200 euro lordi);
  • 37% (aumento del 2,7%), tra 8 e 10 volte il trattamento minimo, tra 4.200 e 5.250 lordi);
  • 32% (aumento del 2,3%), oltre 10 volte il trattamento minimo, cioè oltre 5.250 euro lordi).

Come si può vedere, rispetto agli incrementi del 2022, nel prossimo biennio, ci saranno un bel po’ di vantaggi per le pensioni minime. Lo stesso, invece, non può dirsi per gli assegni di importo maggiore. In ogni caso, la rivalutazione riguarderà, seppur in maniera differente, tutte le prestazioni previdenziali.

Un esempio può agevolare la comprensione del meccanismo di calcolo delle pensioni in seguito alla rivalutazione. Un assegno di mille euro raggiungerà i 1.073 euro, una pensione di 1.500 euro si rivaluterà fino a 1.605 euro al mese, una di 2 mila euro arriverà a 2.140 euro. Per quando riguarda le cifre maggiori, invece, le pensioni di 3.500 euro saliranno fino a 3.619 euro, quelle di 4 mila euro fino a 4.108 euro ed, infine, le pensioni di 5 mila euro si rivaluteranno fino a 5.115 euro.

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