Aumento pensioni ogni 3 mesi per tutti, la proposta del Governo Meloni contro il boom inflazione

Aumento pensioni trimestrale secondo una rivalutazione più calibrata e più efficace a contrastare l’inflazione galoppante. E’ questo il piano del Governo Meloni: ecco come potrebbe funzionare e quanto costerebbe all’Erario. 

In attesa di una riforma pensioni strutturale che permetta di dare un nuovo volto al mondo della previdenza in Italia, si fanno strada alcune novità comunque molto interessanti sul fronte pensionistico.

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Oltre alla conferma di Opzione donna e dell’Ape sociale e alla previsione di introdurre per il prossimo anno Quota 103, onde evitare il drastico ritorno al temuto scalone della legge Fornero, ecco idea di introdurre l’aumento pensioni ogni trimestre a partire da gennaio del prossimo anno.

Secondo le ultime indiscrezioni emerse, pertanto, tra poche settimane potremmo avere il varo di nuove regole in fatto di aumento pensioni, grazie ad una rivalutazione ad hoc contro l’impennata dell’inflazione, che sta costituendo una seria minaccia al potere di acquisto di moltissime famiglie. Vediamo allora di seguito che cosa si sa al momento su questa possibile novità, come potrebbe funzionare e quali sarebbero i vantaggi della sua introduzione. I dettagli.

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Aumento pensioni ogni trimestre a partire dal 2023: un ‘ritorno’ alla scala mobile?

La proposta del Governo Meloni intende sostenere spese e consumi di milioni di cittadini, alle prese con il caro vita e con il boom dei prezzi dei beni di prima necessità. Come accennato, si tratterebbe di un aumento pensione trimestrale, il quale costituirebbe una novità sostanziale in tema di rivalutazione dei trattamenti previdenziali. Infatti si passerebbe ad un ‘aggiustamento’ delle pensione non più annuale ma per ben quattro volte l’anno.

La perequazione annuale, secondo i tecnici del Governo, non basterebbe infatti più ad assicurare tutela al potere di acquisto delle famiglie con all’interno almeno un percettore di un trattamento pensionistico. Ma in verità, di vera e propria novità non si tratterebbe se pensiamo che di fatto il meccanismo in oggetto ricalca, in qualche modo, quella che fu fino al 1992 la cosiddetta ‘scala mobile’. In estrema sintesi quest’ultima altro non era che un meccanismo atto a riproporzionare e ricalcolare retribuzioni e trattamenti pensionistici, costantemente nel corso del tempo. Di riferimento per il ricalcolo e l’aumento pensioni era l’andamento dei prezzi, e obiettivo – anche in questo caso – era la tutela del potere di acquisto dei cittadini e delle famiglie.

Ad inizio degli anni ’90 del secolo scorso il sistema automatico di rivalutazione degli stipendi fu però assai criticato, perché considerato corresponsabile dell’aumento dell’inflazione. Rimpianto di seguito, anche per il crollo delle retribuzioni negli ultimi trent’anni di storia del nostro paese, potrebbe ora ‘rientrare in gioco’ proprio con la novità del Governo Meloni in tema di aumento pensioni.

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Aumento pensioni trimestrale: alcuni dettagli sul nuovo meccanismo di rivalutazione

Dal mese prossimo, l’incremento delle pensione potrebbe dunque essere ripetuto più volte nel corso dello stesso anno e sarebbe l’istituto di previdenza, ogni tre mesi, ad aver l’obbligo di compiere il calcolo e la rivalutazione delle pensioni, sulla scorta dell’andamento dei prezzi al consumo così come definito dall’ISTAT. Non dimentichiamo infatti che ogni anno quest’ultimo istituto si occupa di rivedere e analizzare l’elenco dei prodotti che formano il paniere di riferimento per la rilevazione dei prezzi al consumo, aggiornando al contempo le tecniche d’indagine e i pesi con cui i vari prodotti contribuiscono alla misura dell’inflazione.

Ebbene, secondo questo nuovo meccanismo, al crescere dei prezzi, aumenterebbero conseguentemente anche pensioni e stipendi per proteggere il potere d’acquisto e, di fatto, salvare non poche famiglie dall’erosione dei propri risparmi per far fronte al boom dei prezzi.

Abbiamo appena parlato di stipendi perché, in realtà, il progetto di aumento pensioni trimestrale potrebbe estendersi anche alle retribuzioni. Così infatti trapela da fonti governative, per le quali la proposta di aumento trimestrale anti inflazione potrebbe essere fatta valere anche agli stipendi, a patto però di avere un’inflazione elevata anche l’anno prossimo. E certamente lo scenario attuale non porta a pensare ad una prospettiva differente.

Inflazione di riferimento e stime sui costi

In particolare, la soglia che genererebbe la rivalutazione per trimestre sarebbe pari al 10% di inflazione, ritenuta dal Governo come il livello oltre il quale deve o dovrebbe scattare un’adeguata tutela delle pensioni dei cittadini.

Mentre, sul piano delle stime sui costi, i tecnici di palazzo Chigi hanno indicato che la rivalutazione delle pensioni ogni tre mesi, sulla scorta dell’andamento dell’inflazione, potrebbe arrivare a costare un miliardo di euro.

Chi sarebbero i destinatari dell’aumento trimestrale pensioni?

Attenzione però: ad avvalersi dell’aumento pensioni ogni trimestre sarebbero i titolari dei trattamenti di basso importo, e non indistintamente tutti i beneficiari dell’assegno. Ciò peraltro si colloca sulla stessa linea del Governo Draghi, il quale aveva già a suo tempo fissato un limite alla perequazione anticipata (trattamenti entro i 2.692 euro lordi mensili). Proprio il precedente Governo aveva indicato un anticipo sulla rivalutazione dallo scorso ottobre, ovvero un +2% sui trattamenti previdenziali fatto valere mensilmente, anticipando di fatto la rivalutazione di inizio 2023.

I beneficiari del progetto del Governo Meloni contro il carovita e in tema di aumento trimestrale delle pensioni, sarebbero dunque coloro che incassano assegni di importo non maggiore di 4 volte il trattamento minimo, vale a dire circa 2.100 euro mensili.

Ricordiamo infine che un tale meccanismo sicuramente risulterebbe meglio ‘calibrato’ rispetto alla rivalutazione annuale. Infatti la perequazione annuale viene sempre percepita all’inizio del nuovo anno, ma è vero che gli importi incassati dai pensionati nel corso dei 12 mesi anteriori  – per colpa dell’inflazione – hanno già perso potere d’acquisto e sono dunque già stati erosi. Ecco perché la rivalutazione trimestrale avrebbe degli evidenti benefici immediati sulle pensioni.

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