Bonus pensione del 33% davvero conviene? La risposta che non tutti conoscono

Non tutti i contribuenti sono a conoscenza del cd. Bonus pensione del 33%, un’agevolazione riservata a chi decide di non smettere di lavorare.

Il Bonus Maroni riconosce un incentivo ai lavoratori che scelgono di continuare l’attività lavorativa, anche dopo la maturazione dei requisiti per la pensione.

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InformazioneOggi

Il Governo Meloni ha introdotto un nuovo strumento di uscita anticipata dal mondo del lavoro: Quota 103. Tuttavia, per evitare un eccessivo dispendio di risorse pubbliche, ha annunciato il Bonus pensione del 33%. Lo scopo di tale provvedimento è quello di convincere i lavoratori a non usufruire della pensione anticipata, nonostante il raggiungimento dei requisiti prescritti dalla normativa (ossia 62 anni di età e 41 di contributi).

Ma qual è lo strumento utilizzato per tale opera di persuasione? Si tratta del Bonus Maroni (che prende il nome dall’ex Ministro leghista scomparso di recente), che permette di ottenere uno stipendio più alto. Vediamo tutti i dettagli della disciplina normativa.

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Bonus pensione del 33%: a quanto ammonta l’agevolazione?

Il Bonus pensione del 33% non è un’invenzione delle ultime settimane, ma prende spunto da una misura in vigore nel triennio 2004­2007, introdotta dall’allora Ministro al Welfare, Roberto Maroni, per tentare di ridurre la spesa pensionistica.

Nel 2023, dunque, il Bonus Maroni ritornerà ad essere applicato. Ma cosa prevede, nello specifico? I lavoratori che decideranno di continuare a lavorare, nonostante la possibilità di andare in pensione in anticipo, godranno di alcuni benefici economici. In particolare, di un significativo taglio del cuneo fiscale. Di conseguenza, lo stipendio resterà lo stesso, senza alcun incremento che inciderà sulle finanze del datore di lavoro; contemporaneamente, aumenterà lo stipendio netto, portando un notevole vantaggio al lavoratore.

A quanto ammonta il profitto? Può arrivare al 33%, per i lavoratori dipendenti. Corrisponde, cioè, alla quota totale di contributivi che viene corrisposta sulla paga lorda. Ad esempio, su uno stipendio di 1.500 euro lordi, ci sarebbe un beneficio di 495 euro lordi. Su una retribuzione di 2 mila euro lordi, invece, l’aumento sarebbe di 660 euro lordi; infine, su una paga di 2.500 euro lordi, il profitto sarebbe di 825 euro lordi al mese.

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Chi potrà usufruire del beneficio?

A quali lavoratori è diretto il Bonus pensione al 33%? Innanzitutto, è bene specificare che  l’agevolazione non è automatica, ma è il lavoratore in possesso dei requisiti che deve presentarne domanda.

Al momento del raggiungimento dei presupposti per accedere alla pensione, il lavoratore può optare tra il proseguo del versamento dei contributi (utili per incrementare l’ammontare della prestazione pensionistica) o l’erogazione del Bonus Maroni. In tale ultimo caso, conferma la cifra dell’assegno, ma ha diritto ad una decontribuzione totale in busta paga e, di conseguenza, ad uno stipendio maggiore.

Chi, dunque, sceglie di percepire il Bonus pensione al 33%, riceve sulla retribuzione spettante il valore dei contributi previdenziali che avrebbe dovuto pagare all’INPS. Di conseguenza, la cifra della pensione futura rimane invariata, senza il versamento dei nuovi contributi sorti dalla continuazione del rapporto di lavoro.

Bisogna sottolineare, però, che il Bonus Maroni è una misura riservata esclusivamente a coloro che maturano i requisiti per accedere a Quota 103, ossia alla pensione anticipata con 62 anni di età e 41 anni di contribuzione. Tale strumento di flessibilità in uscita sarà attivo dal 1° gennaio 2023 e prenderà il posto di Quota 102.

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