Cosa sapere della busta paga e quali sono le voci a cui fare attenzione che non tutti conoscono

Quali sono alcuni dei diritti dei lavoratori, in ottica retribuzione, da sapere e non noti a tutti? Ecco i dettagli a seguire

Quando si affrontano temi quali i diritti dei lavoratori, come in merito alla retribuzione, vari sono gli aspetti rilevanti e che destano attenzione: di seguito i dettagli al riguardo.

retribuzione diritti lavoratori
CANVA

Ciascun dipendente ha diritto a percepire la giusta retribuzione a seconda del lavoro di cui si occupa di svolgere e rispetto a quanto stabilisce il contratto nazionale di categoria.

Dal punto di vista generale, il datore di lavoro è obbligato a corrispondere gli stipendi in relazione alle prestazioni dei lavoratori.

Al riguardo vi sono poi talune eccezioni, legate alle assenze di quest’ultimi, laddove a venir meno sono le prestazioni ma i lavoratori vanno comunque pagati. E in tal senso si pensi alle malattie, le ferie e così via.

In un’ottica generale, le retribuzioni sono determinate in modo libero dalle parti, a patto però di rispettare un minimo oltre cui non andare. Limite che individua la giurisprudenza riguardo i valori della paga base stabiliti dai contratti collettivi.

Diritti, posto di lavoro e retribuzione

Le aziende non possono optare all’improvviso per la decurtazione delle retribuzioni a parità di prestazioni, con la minaccia di provvedimenti di tipo disciplinare.

Rispetto ai diritti dei lavoratori, quest’ultimi non possono trovarsi nelle situazioni in cui devono scegliere fra vedersi tagliato lo stipendio oppure il licenziamento. A cosa andrebbero incontro in tali casi, i datori di lavoro?

Lavoratori, i diritti rispetto alla retribuzione

Tanti gli spunti rilevanti quando si parla di lavoratori e busta paga, come nel caso di questa categoria e dei relativi aumenti di 100€ entro la fine dell’anno.

Tornando al punto in oggetto, quando si parla di retribuzione si fa riferimento al corrispettivo delle prestazione che i lavoratori subordinati forniscono verso il datore. In base al principio di corrispettività, in dipendenza del rapporto lavorativo.

Vi è l’obbligo del pagamento del lavoro fatto dai dipendenti, per i datori, eccezion fatta per alcune casistiche, e si pensi per esempio all’adesione dei primi agli scioperi. In altri casi, i pagamenti spettano pur qualora i soggetti non lavorassero, e come si è detto, si tratta delle malattie, delle ferie. E ancora, dei permessi retribuiti e così via.

Gli importi vanno proporzionati a quantità e qualità del lavoro, e devono esser sufficienti affinché vengano assicurate ai lavoratori e alle relative famiglie, vite dignitose. La contrattazione collettive va a stabilire i minimi circa la retribuzione, In taluni casi, i giudici.

Quali gli aspetti circa la giusta contribuzione

In merito a tale aspetto, vi sono degli elementi da tener presente, e dunque il minimo tabellare e l’indennità di contingenza.

Così come l’elemento distinto della retribuzione, ovverosia una somma fissa di 10,33€ per tredici mesi. E poi la tredicesima.

Alcuni aspetti su diritti e stipendi

Ai lavoratori spettano le retribuzioni sin dall’assunzione, le quali generalmente son corrisposte in seguito al compiersi della prestazione. Qualora il datore ritardasse oppure omettesse totalmente oppure parzialmente il pagamento della retribuzione, si andrebbe a generare un credito di lavoro verso i dipendenti.

E i dipendenti in tal caso possono proporre una azione giudiziaria o far ricorso alla conciliazione monocratica, oppure alla diffida riguardo crediti patrimoniali.

Si legge che i ritardi circa i pagamenti, anche legati a pochi giorni, danno legittimità ai soggetti rispetto alle dimissioni per giusta causa. Al contempo, i datori avrebbero l’obbligo del pagamento degli interessi di mora. Quest’ultimi si stabiliscono in modo variabile nei contratti collettivi.

Lavoratori, riduzione retribuzione o licenziamento? Cosa rischierebbero i datori

Un datore di lavoro ponesse il dipendente davanti alla scelta di accettare una riduzione della retribuzione per il mantenimento del posto lavorativo, cosa rischierebbe?

Si menziona al riguardo la sentenza della Cassazione numero 41985/2022 del sette novembre 2022. E nel dettaglio, per la Cassazione, coloro che decurtassero lo stipendio sotto minaccia di licenziamenti, facendo restituire in contanti una parte dello stipendio, rischierebbero una condanna per estorsione.

Il reato scatterebbe, si legge facendo un esempio, qualora il datore desse al lavoratore la busta paga regolare, evitando dunque contestazioni su tale aspetto. Pretendendone però poi la restituzione in contanti di una parte. E con la minaccia del licenziamento, qualora ciò non avvenisse.

Soluzione concordata e non imposta

Occorre fare una distinzione da questo caso-esempio rispetto a chi, in modo legale, facesse magari richiesta al lavoratore di trovare un accordo per ridurre lo stipendio in un periodo di difficoltà.

A patto, si legge, che si tratti di soluzioni concordate in sede protetta. Oppure, nel caso in cui il lavoratore ne facesse richiesta, insieme al sindacato che lo rappresenta o un legale. E non imposte.

La riduzione della retribuzione non può esser decisa unilateralmente, e a maggior ragione con minaccia di licenziamenti, da parte del datore. E ciò in virtù del fatto che lo stipendio è tra gli aspetti centrali del contratto lavorativo su cui vi è stato accordo tra le parti.

Ancora, viene spiegato, gli stipendi ricoprono una importante funzione di tutela dei dipendenti e delle loro famiglie. E per tale ragione non oggetto di eventuali iniziative arbitrarie da parte dell’azienda.

Irriducibilità della retribuzione

Qualora il dipendente fosse legittimamente adibiti a mansioni di tipo inferiore, andrebbe mantenuto inalterati il trattamento della retribuzione. Così come stabilito all’interno del contratto lavorativo, in virtù, viene spiegato, del principio di irriducibilità della retribuzione.

La sola voce che si può revocare in modo unilaterale da parte del datore, riguarda quella dell‘indennità di mansione specifica. Nel dettaglio, qualora fosse adibito a nuove mansioni laddove non è più prevista la particolare modalità di esecuzione della prestazione, che si legava al diritto all’indennità, potrebbe al riguardo esservi la revoca.

Da parte del datore, poi, può sempre esservi la revoca delle attribuzioni patrimoniale di natura non retributiva.

Questi, alcuni dettagli al riguardo. Ad ogni modo è opportuno approfondire ed informarsi per saperne di più. Anche presso esperti e professionisti della materia.

Lascia un commento


Impostazioni privacy